Domenica 25 novembre è la giornata
mondiale contro la violenza maschile sulle donne, ed ogni anno in
migliaia si mobilitano per promuovere iniziative volte a contrastare,
prevenire e sensibilizzare sul tema, con l’obiettivo di porre in
essere politiche adeguate.
Purtroppo il nostro Paese in materia di
diritti civili è ancora piuttosto arretrato ed anche inadempiente
rispetto agli obblighi internazionali assunti per quanto concerne la
violenza sulle donne tema che ci vede invece segnare un drammatico
primato: nel 2011 morte 127 donne (aumento rispetto l’anno
precedente del 6,7%) e per il 2012 il dato più recente parlava di
100 vittime. La stragrande maggioranza dei fatti avviene a livello
parentale.
Occorre dare attuazione piena alle
sollecitazioni esercitate nel 2011 dal Comitato CEDAW (Comitato per
l’implementazione della Convenzione per l’eliminazione di ogni
discriminazione sulle donne) affinchè la violenza sulle donne sia
riconosciuta come violenza dei diritti umani. Nel 2012 la Relatrice
Speciale delle Nazioni Unite nel manifestare forti preoccupazioni per
l’aumento dei casi di donne uccise da partner o ex, per il
persistere di atteggiamenti socio-culturali tendenti a minimizzare o
giustificare la violenza domestica, per l’assenza di interventi
sistematici e rilevanti nel contrastare il fenomeno, ha fortemente
sollecitato l’Italia a rispettare gli impegni internazionali.
Questo non è un tema da trattare come
questione “privata” ma si tratta di un fenomeno sociale
pericoloso per tutti : donne, bambine e bambini, ma anche per gli
uomini e va trattato sul piano politico con impegni precisi e risorse
adeguate. In questi anni, come socialiste e socialisti, più volte
abbiamo chiesto interventi incisivi anche dal punto di vista
educativo per promuovere una cultura rispettosa ed un livello di
potere equo tra donne e uomini. In realtà continua a persistere un
sistema inadeguato e sporadico, spesso lasciato alla buona volontà
delle associazioni o delle singole istituzioni.