Si è conclusa la prima giornata
preselettiva per il concorso degli insegnanti, indetto dopo 13 anni di
assenza. A superare il test – che prevedeva 50 domande alle quali
rispondere in 50 minuti – è stato il 34,1%, ossia 11.092 candidati.
Quattro le Regioni dove gli ammessi hanno superato la quota del 40%:
Toscana con il 45,7%; Piemonte con il 43,4%; Liguria con il 41,2% e
Lombardia con il 40,4%. In Molise si sono invece registrate le
percentuali più basse, dove hanno passato la prova in 12 su 95 (12,4%),
in Basilicata (21,2%), in Calabria (21,6%) e in Sardegna (26,7%). Il
numero maggiore di prove svolte si è registrato in Campania (5.265,
ammessi su partecipanti il 26,8%) e in Sicilia (4.651, ammessi il
27,1%). In totale sono 11.542 le cattedre a bando, 38 anni e mezzo l’età
media dei candidati e 2.500 le aule coinvolte in tutta Italia per le
prove di preselezione di stamane e domani. Su un totale di 321.210
candidati, 258.476 sono donne, i restanti 62.734 sono uomini e, molti di
loro sono persone che attualmente fanno altri lavori e in molti casi
non hanno mai insegnato. Maria Squarcione, responsabile nazionale scuola
del partito socialista italiano, intervistata dall’Avanti! non ha dubbi: «La logica del concorsone deve essere superata poiché inidonea a valutare la capacità didattica».
Squarcione, cosa pensa del “concorsone” che ritorna dopo 13 anni?
Ritengo che la logica del concorsone
debba essere superata perché non è idonea a valutare. Bisogna valutare
la capacità didattica delle persone. E in Italia manca un percorso
formativo idoneo. Esistono tecniche per la didattica, in Italia non ci
sono programmi specifici. Sì, c’è il Tfa, il Tirocinio Formativo Attivo,
che è un corso abilitante all’insegnamento, ma staremo a vedere. Resta
comunque il bisogno di avere degli specialisti della didattica, per
questo bisogna seguire un percorso informativo ad hoc. Dopo aver badato
ai contenuti, ora si deve prestare attenzione all’insegnamento.
Secondo lei, il concorsone può penalizzare i “precari regolari”?
Sì, rischia di penalizzarli. Si tratta
di gente che ha anni e anni alle spalle di precariato. Il reclutamento
del personale deve puntare alla qualità. La scuola non deve più essere
un luogo dove le persone vengono assunte per un posto di lavoro. Deve
smettere di essere un serbatorio di voti, così come non deve più
rappresentare il luogo della sindacalizzazione spinta. È un luogo troppo
importante e strategico per essere terreno di logiche meramente basate
sull’acquisizione di consensi. La scuola deve assumere il ruolo di
elemento strategico delle politiche nazionali.
Lei ha auspicato che il
candidato premier del centrosinistra, Pier Luigi Bersani sarà in grado
di porre, tra gli obiettivi primari, quello della scuola.
Certamente, vorrei che la scuola
tornasse a essere veramente pubblica e statale, e che si ridimensionino i
privilegi delle scuole clericali. Noi crediamo che il sistema
scolastico statale debba essere efficiente e organizzato. I cittadini
pagano le tasse perché funzionino tre cose che, in ordine sono: sanità,
scuola e giustizia. Tutto il resto si può privatizzare. Le parole
d’ordine devono essere dunque efficienza e competenza. Solo da ciò si
può originare credibilità.
Silvia Sequi
Nessun commento:
Posta un commento