I due volti della situazione femminile in Italia

In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Nazione “ di lunedi 30 agosto, il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna parla in maniera enfatica della situazione femminile nel nostro Paese, affermando che siamo alle porte di una “rivoluzione rosa”.
Sempre lunedi 30 agosto esce, invece, sul quotidiano “Corriere della Sera” un articolo che riporta in maniera analitica i dati emersi da un’indagine OCSE, che riguardano il livello di occupazione
femminile in Europa, denunciando che l’Italia, insieme alla Turchia, rappresenta il fanalino di coda della classifica con una percentuale di donne occupate pari al 47,2%. A fronte di questi due articoli, mi trovo concorde con il Ministro quando afferma che in realtà qualcosa piano piano sta cambiando, però ritengo che si debba sempre analizzare fino in fondo i motivi dei problemi per poter trovare una valida soluzione.
La bassissima presenza delle donne nel mondo del lavoro è sicuramente dovuta al fatto che i servizi per l’infanzia e le famiglie sono insufficienti, ma ritengo che non si possano risolvere semplicemente con la baby sitter di condominio o con l’istituzione, seppur pregevole, degli asili all’interno degli enti pubblici.
La realtà, infatti, è che ancora troppo spesso le donne si trovano di fronte al bivio che chiede loro di scegliere tra lavoro e famiglia, non solo perché il sistema di welfare a partire dagli asili è numericamente e qualitativamente carente per far fronte alle tante richieste, ma anche perché una donna in maternità rappresenta per l’azienda che le da lavoro un motivo di costo che la stessa cerca di evitare preferendo nelle assunzioni il genere maschile.
Si dovrebbe puntare ad agevolare dunque anche quelle donne che trovano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e quelle dipendenti di ditte private che si trovano costrette a ricorrere ad asili con costi esorbitanti oppure alla collaborazione pro bono dei nonni.
Il concetto stesso di maternità dovrebbe essere rivisto e magari aggiornato, perché se da un lato è vero che le aziende preferiscono evitare l’inserimento di donne,dall’altro è pur vero che troppo spesso sono le stesse neo mamme a ritardare il più possibile il ritorno al lavoro.
Questo argomento è particolarmente delicato e si presta facilmente a interpretazioni demagogiche e populiste, ma in Italia c’è assoluta urgenza di affrontarlo in maniera seria dal momento che è ormai da troppo tempo che si riassume la questione della donna nel mondo del lavoro, della politica e della società in generale con il semplicistico e molto poco meritocratico concetto di quota rosa. Le difficoltà sono oggettive e le risposte a quelle donne che non vogliono più trovarsi davanti a quel bivio non sono più procrastinabili.
Concludo augurandomi che quanto promesso dal Ministro Carfagna nell’intervista trovi spazio per essere applicato, magari ottenendo riscontro con dati oggettivi che dimostrino un’effetivo passo avanti dell’ Italia in questa direzione.


Claudia Bastianelli
Resp. Pari Opportunità FGS