DONNE MANAGER: ITALIA ULTIMO PAESE D’ EUROPA




DONNE MANAGER: ITALIA ULTIMO PAESE D’ EUROPA

In questi ultimi giorni vari quotidiani riportano la notizia che l’Italia rappresenta il fanalino di coda per quanto riguarda la presenza delle donne nei livelli dirigenziali delle pubbliche amministrazioni e delle aziende. In realtà questa non rappresenta una novità: già da anni il nostro Paese non brilla da questo punto di vista, né da quello dell’occupazione femminile che, allo stesso modo, ci vede ultimi nelle classifiche europee. Le motivazioni che sono alla base di questa condizione non sono certo confortanti, soprattutto se si cerca di dare risposte risolutive senza aver approfondito il tema in ogni sua sfaccettatura. Il ricorso frequente al concetto di quote rosa, perdonerete la mia sincerità, rappresenta null’altro che un’umiliazione per le donne
stesse che vedono riconoscere la loro presenza nei cda delle grandi aziende, o anche  in Parlamento, solo per rispettare le percentuali imposte dai vari statuti, senza un reale riconoscimento del merito. Troppe volte, poi, sono le donne stesse a rinunciare a livelli di carriere manageriali, in quanto si troverebbero di fronte al bivio di dover scegliere tra lavoro e vita privata, scelta troppo impegnativa per donne madri di famiglia. Purtroppo va evidenziato che le donne sono sempre troppo sole di fronte a queste scelte: le politiche che ruotano attorno alla famiglia non sono sufficienti, ancora oggi la prima risorsa per le madri lavoratrici sono i nonni, in quanto asili pubblici e baby  sitter per molte famiglie italiane rappresentano solo un miraggio. Ritengo dunque che per affrontare seriamente la questione sia fondamentale operare in questa direzione: a nulla valgono e sono valse negli anni indietro leggi per la parità, ma piuttosto inciderebbero moltissimo leggi per il sostegno alle famiglie ed in modo particolare a chi della famiglia rappresenta il fulcro, appunto la donna. Va inoltre ricordato che l’Italia soffre ancora pesantemente di lacune culturali troppo resistenti per essere sradicate: in tutto il Paese, ma soprattutto nel sud, il concetto che donna equivale a quello di madre e moglie, ma non di lavoratrice e questo influenza negativamente l’intera sfera di dibattito. Una cosa, però, sarebbe importante non dimenticare per un Paese che fa parte delle otto grandi potenze della terra: il livello di evoluzione di  una società non può essere misurato solo su indicatori di crescita economica, ma soprattutto in base ad indicatori di sviluppo, come ad esempio: donne che studiano, donne che lavorano, donne che ricoprono cariche di rilievo, donne che  partecipano alla vita politica e alla società civile. Solo modificando dunque in primo luogo la mentalità, l’Italia potrà finalmente abbandonare logiche ghettizzanti ed avere il coraggio di investire su donne che dimostrino capacità e meriti.

Claudia Bastianelli
Resp. Pari Opportunità FGS

NOBEL A EDWARDS. MORICONI: SCONCERTANTE CHIUSURA DEL VATICANO 
Le dichiarazioni di sdegno espresse dal Vaticano circa l’assegnazione del Nobel allo scienziato britannico Edwards, l’uomo che ha reso possibile la fecondazione assistita, dando così la vita dal 1978 a 4milioni di bambini, sono il segno di una chiusura etica davvero sconcertante e che risulta difficilmente comprensibile in una chiesa che dovrebbe esaltare la vita come dono di Dio. - E' quanto dichiara Rita Moriconi, della Direzione nazionale del PSI e  consigliera regionale dell Emilia Romagna. - Il Vaticano - prosegue Moriconi - trova inaccettabile che il premio Nobel sia stato attribuito a quello stesso uomo che afferma da sempre che non c’è niente di più bello e importante al mondo del diventare genitori e proprio per consentire ad ognuno di esserlo ha dedicato la sua vita alla studio e alla ricerca.
Ancora una volta l’ingerenza della Chiesa - osserva l'esponente socialista - è mirata a minare il progresso. Ancora una volta la Chiesa è contro le donne e  i loro diritti, quello alla maternità in questo specifico caso, così come negli anni ‘70 lo fu riguardo alla scelta di non essere madri.
Per questo, come donna socialista e come madre, - sottolinea Moriconi - non posso che stigmatizzare questa presa di posizione del Vaticano che cozza contro l’etica e la morale del libero pensiero.
Ritengo inoltre che sia giunto il momento di ridiscutere i termini e i vincoli della legge 40, che di fatto ha bloccato in Italia le fecondazioni in vitro lasciando però ad alcuni privilegiati - conclude Moriconi - la possibilità di scegliere questo percorso all’estero.
 

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