VIOLENZA SULLE DONNE: consulta ristabilisce principio fondamentale

In un’Italia dov’è in atto un femminicidio dentro le pareti domestiche, dove perdura l’idea patriarcale che l’amore sia possesso, dove ogni momento della vita sociale delle donne è contrassegnato da uno stereotipo umiliante e dequalificante, dove non c’è protezione ma repressione può risultare difficile accettare la sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato una norma con cui si prevedeva l’obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per gli accusati di violenza sessuale e di atti sessuali con minori. La campagna mediatica che aveva accompagnato la legge contro la violenza sulle donne ha fatto scattare ora immediatamente la reazione della Ministra per le Pari Opportunità e di diverse associazioni di donne contro la decisione della Consulta.

Personalmente, soprattutto per l’esperienza di questi ultimi anni sulla realtà del sistema carcerario sardo, prima quale componente socialista della Commissione Diritti Civili del Consiglio regionale della Sardegna ed ora quale presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme, non sono convinta che la repressione generalizzata sia utile alla società e la qualifichi. L’opinione pubblica non può essere ingannata con la falsa idea che la sicurezza si conquista con gli Istituti di Pena stracolmi di detenuti privati anche dei diritti più elementari. I sex offender, al pari degli altri ristretti nelle nostre italiane, nella maggior parte dei casi non seguono alcun specifico programma rieducativi, adeguato ai bisogni della società in cui dovranno primo o poi reinserirsi.

L’idea che la detenzione immediata possa risolvere il problema della violenza sessuale e proteggere le vittime è peraltro infondata. Piace perché può far palesare il concetto di uno Stato ben organizzato che risponde con immediatezza alle questioni che generano insicurezza. Ma tutti sappiamo che non è così! L’onda emozionale non favorisce il pensare. Ma per fortuna le donne sono ben allenate a individuare le contraddizioni di questo Paese e quel sistema di distrarre l’opinione pubblica dal vero obiettivo.

La Consulta ha infatti ristabilito un principio fondamentale: si è innocenti finché non è stato dimostrato il contrario. L’obbligo di detenzione in carcere senza prove certe è un obbrobrio in un Paese democratico. La violenza sulle donne, quella che prevalentemente si consuma in casa, non traeva alcun vantaggio da quella norma anticostituzionale, anzi. Per scardinare l’equazione donna=violenza ci vuole altro. E il Governo in carica potrebbe fare molto per esempio promuovendo un dibattito sulla legge elettorale, particolarmente umiliante per le donne, restituendo ai cittadini la libertà di scegliere i/le rappresentanti/e.
Smetterla inoltre di presentare a rischio la situazione delle donne italiane e dei bambini solo per la presenza nel nostro Paese di extracomunitari. Sarebbe opportuno, infine, che il Premier evitasse di esprimere valutazioni di carattere estetico, peraltro di pessimo gusto, sulle Parlamentari dell’opposizione.

Occorre tutelare le vittime di violenza realmente, specialmente quando si celebrano i processi.
Non basta infatti per risolvere il problema della violenza di genere promuovere e sostenere principi forcaioli. La realtà femminile si tutela con leggi che fanno aumentare i posti di lavoro, favoriscono i servizi sociali, rispettano l’identità di genere, garantiscono la presenza paritaria delle donne nelle istituzioni. Il diffuso clima sessista, il disvalore della componente femminile della società, l’accettazione passiva di battute e considerazioni sul corpo delle donne sono segnali inequivocabili del degrado culturale del Paese. Per non parlare dell’uso vergognoso delle donne nella pubblicità.

Insomma la carcerazione preventiva obbligatoria non avrebbe risolto il problema della violenza in Italia che è e resta culturale. Si affronta abbattendo gli stereotipi sul ruolo della donna all’interno della società e diffondendo la cultura della differenza quale valore irrinunciabile. Ciò che le donne chiedono è la sicurezza dell’equità sociale, il rispetto della loro identità in un ambiente culturalmente sano in cui c’è stima e rispetto dentro e fuori le pareti domestiche.

Maria Grazia Caligaris

P R E S I D E N T E

Socialismo Diritti Riforme

Pari opportunità: Caligaris, un risultato ancora da conseguire

In un Paese normale dove esiste una democrazia compiuta, dove cioè donne e uomini contribuiscono paritariamente con riconosciuta reciproca autorevolezza alla gestione della cosa pubblica, dove il confronto generazionale è considerato una crescita culturale non ci sarebbe bisogno di discutere sull’assegnazione di percentuali all’interno dei partiti per garantire le pari opportunità. Non sarebbe necessario neppure eleggere una responsabile con l’ingrato compito di far valere un principio fondamentale per migliorare la qualità della politica in un’ottica democratica, per favorire la pluralità delle esperienze, per rendere sempre più vicino ai cittadini e ai loro bisogni l’impegno politico.
Affermare il principio di parità tra uomini e donne non è una questione lobbistica di genere ma un valore intrinseco irrinunciabile per una partecipazione pluralista nell’analisi e nella prospettiva di offrire soluzioni ai problemi della società. In un Paese normale e civile le donne non sarebbero considerate abbellimenti per le Istituzioni da collocare in appositi spazi per rendere meno opprimenti i lavori parlamentari. Se l’Italia avesse a cuore il futuro delle generazioni e il superamento dei problemi sociali ed economici punterebbe sui saperi, le conoscenze, le specializzazioni delle donne. Ne promuoverebbe la presenza attiva nei luoghi di decisione. Le metterebbe alla prova per le qualità che dimostrano di possedere in ogni campo: in famiglia, nella ricerca scientifica e perfino nello sport.
Ecco perché il Partito Socialista Italiano deve distinguersi. Ecco perché la norma statutaria ha un significato che va molto aldilà dei numeri, delle quote, del presente. E’ una sfida culturale che sarà particolarmente apprezzata dall’elettorato femminile. Farla rispettare quindi diventa un imperativo per tutti coloro che iscrivendosi al partito ne conoscono gli impegni e i valori. E’ una carta vincente per il futuro degli ideali socialisti e per i prossimi cento anni delle nostre idee.
Nutro la consapevolezza dell’anomalia italiana e sarda in merito alle questioni relative alla presenza femminile nelle istituzioni e nei luoghi dove si assumono decisioni che ricadono sull’intera comunità! Una presenza scarsa e raramente apprezzata! Sono invece molte le donne che vogliono impegnarsi in politica ma che non possono praticarla per ragioni culturali. Le logiche della gestione del potere sono così radicate e declinate al maschile che ormai neanche le persone più sensibili le avvertono.
L’attuale legge elettorale è particolarmente antidemocratica, danneggiando le donne reca un danno incalcolabile nei confronti della società. E’ una norma che non favorisce semplicemente le lobby maschili ma induce a scegliere le persone per un rapporto di obbedienza, affiliazione, sottomissione. E’ la negazione della libertà. Vi sottende la logica di chi considera le istituzioni un feudo da assegnare al vassallo più fedele.
La novità della norma statutaria introdotta dai Socialisti è proprio per questa ragione rivoluzionaria. E’ tempo di finirla di considerare la presenza delle donne nei Partiti uno specialissimo conflitto d’interessi perché sono madri (senza servizi) o perché possono restare incinte (e devono pensare alla prole). Ha un valore ancora più importante la destinazione del 5% delle risorse alle politiche per le pari opportunità.
E’ il risultato del lavoro di molte compagne che nei decenni trascorsi - faticosamente ma con caparbietà – hanno saputo coltivare, mantenendola in vita, la cultura della parità. Ognuna ha contribuito con determinazione per affermare un principio che ora, con Pia Locatelli alla presidenza del Partito - la prima donna nella storia del socialismo italiano ad avere osato candidarsi alla segreteria - e Anna Falcone, responsabile delle pari opportunità, è diventata una norma. Che fatica, ma anche che soddisfazione! Non dimentichiamo che abbiamo raggiunto un importante risultato ma non rassegniamoci. Dobbiamo andare oltre non per noi ma per le donne meno fortunate, quelle sfruttate, picchiate, violentate, private della libertà di essere.
Sono del parere che Anna Falcone debba essere riconfermata nell’incarico per tante ragioni. Penso che l’esperienza positiva debba protrarsi almeno per un altro biennio. In questa fase così delicata e difficile è opportuno non disperdere le energie. Creare eredità è un fondamentale traguardo ma cerchiamo anche di rendere stabile ciò che siamo riuscite a costruire. Dobbiamo però fare uno sforzo di proposta elaborando progetti per aprire prospettive a chi ci guarda con la speranza di essere protagonista.
Penso ai gravi problemi economico-occupazionali del Mezzogiorno e delle Isole, alla affermazione di un’Italia in cui il federalismo fiscale si configura come la cura per abbandonare a se stesse le aree del Paese meno ricche, alla scuola pubblica statale svuotata dai suoi contenuti, all’Università matrigna nei confronti dei giovani portatori di innovazione, alla sanità pubblica che non offre più garanzie di cure adeguate in tempi accettabili, ai cittadini privati della libertà gravati da pene aggiuntive per leggi ingiuste.
Dovranno essere questi i temi su cui le donne socialiste dovranno far sentire la propria voce con proposte e iniziative che le rendano protagoniste della contemporaneità. Inaugurare un nuovo modo di affrontare le questioni più urgenti vuol dire riprendere a percorrere la strada della storia quella che ha trasformato un’idea in un patrimonio di cultura.

Maria Grazia Caligaris
Presidente
Socialismo Diritti Riforme

Lettera alle compagne - Resoconto del II Congresso Nazionale del PSI: risultati ed obiettivi futuri

Carissime Compagne,

il II Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano si è concluso con un primo risultato molto positivo: per la prima volta nella storia del Partito le donne compongono il 34% del Consiglio Nazionale, con l’impegno a raggiungere, nell’arco di due anni, la percentuale statutaria minima del 40%, integrando con componenti donne i membri che dovessero risultare incompatibili, o dimettersi.

Salva verifica - tuttora in corso - dell’elenco dei membri del CN e della sua definitiva consistenza, resta comunque vigente l’obbligo di rispettare tali percentuali nella composizione definitiva del CN e provvedere, eventualmente, ad una successiva integrazione della rappresentanza femminile, prevista, a pena di nullità, dallo Statuto nazionale. E tanto, non solo in applicazione dell’art. 2, comma 5 dello Statuto del PSI (norma inderogabile), ma anche in forza dell’ O.D.G., presentato dalla sottoscritta ed approvato dall’Assemblea dei Delegati al Congresso, che vincola il partito:

1. al rispetto di una rappresentanza di genere almeno del 40% in tutti gli organismi interni ed incarichi dirigenziali e di partito in genere;

2. alla destinazione del 5% delle risorse economiche alle politiche per le pari opportunità ed alle attività volte a favorire la partecipazione delle donne alla vita politica e di partito;

3. a fare delle politiche di genere, di emancipazione delle donne, delle battaglie per i loro diritti e libertà, della diffusione di un modello di democrazia paritaria una priorità dell’agenda politica dell’intero partito;

Si tratta dei presupposti necessari, degli strumenti indispensabili per poter finalmente attuare quei progetti di politiche sostanziali, quelle campagne, quegli incontri che troppo spesso, in passato, non hanno visto la luce, o sono stati messi da parte, per mancanza di risorse e di un adeguato sostegno interno.

A noi tutte il compito di vigilare sul rispetto di tali impegni, in ambito nazionale e locale, affinché si possa passare al più presto a quella fase di “proposta politica” che è - ed è sempre stato - il nostro obiettivo principale e ultimo: la diffusione di una nuova cultura di genere, l’affermazione di un nuovo modello sociale fondato sul una emancipazione e una parità “sostanziali”, non più solo apparenti e formali, garantite dal rispetto vero e pieno dei vecchi e nuovi diritti - civili, sociali e di libertà – delle donne.

Mi auguro che i legami di amicizia, di stima e di fiducia che si sono creati fra noi in questi due anni possano sostenerci tutte e continuare ad alimentare la solidarietà e il rispetto reciproco di cui abbiamo bisogno per raggiungere tali obiettivi. La battaglia per le donne o è di tutte - e per tutte - o non ha dignità politica e non merita i sacrifici che ognuna di noi affronta, nella sua vita politica e personale, pur di difendere e lottare per idee ed ideali comuni.

All’esito di questi due anni abbiamo fatto molti passi in avanti:

• Abbiamo scritto e fatto approvare la norma statutaria più avanzata in Italia fra tutti i partiti politici in materia di democrazia interna e pari partecipazione delle donne alla vita politica e del Partito. Se riusciremo a darne attuazione in tutti gli organismi - come già abbiamo iniziato a fare per il Consiglio Nazionale - e gli ambiti territoriali, il PSI potrà vantarsi di essere il partito più “rosa” e paritario nel panorama politico italiano.

• La rete delle donne socialiste si è di molto allargata. Abbiamo costruito - anche grazie alle rete - una comunità virtuale che si arricchisce sempre di più e può contare: su un sito internet delle donne socialiste - http://donnepartitosocialista.blogspot.com/ – uno spazio libero e aperto a tutte le compagne (che si doterà presto anche di una sua mailing-list); su un nostro gruppo su Facebook (il “social network” più diffuso in Italia) - “Donne Partito Socialista su Facebook” -; su un’ampia rete di contatti e-mail in costante aumento.

• Abbiamo lavorato con profitto anche a livello internazionale con proposte autonome, e in particolare a livello europeo per contribuire all’affermazione di una “cittadinanza sociale” comune a tutte le donne europee fondata su diritti minimi riconosciuti a livello dell’Unione. Per questo ringrazio la compagna Pia Locatelli, Presidente dell’Internazionale Socialista Donne e Vice-Presidente dell’Internazionale Socialista, per il suo instancabile impegno, per i risultati ottenuti e il prestigio che ha dato e continua a dare all’intero Partito e tutte noi.

Vi ricordo questi risultati, perché voglio che ne siate orgogliose tutte, poiché sono il frutto del lavoro duro e corale di tante compagne, non del protagonismo sterile di una sola persona, o di “personaggi in cerca d’autore”. Le donne socialiste sanno da tempo che la loro forza sta nell’essere e sentirsi un “noi”, nel lavorare umilmente e a testa bassa per il successo di tutte, non per la gratificazione di una persona sola.

La politica delle donne socialiste si ispira, infatti, e da tempo, non solo al perseguimento degli obiettivi politici di tutela dei diritti e delle libertà delle donne, ma anche all’affermazione in politica di comportamenti e di metodi diversi - più leali, democratici, limpidi e partecipativi - rispetto a quelli che hanno portato alla lenta, inesorabile decadenza, personalizzazione, “privatizzazione” della politica (parafrasando il titolo del libro di Ugo Intini). È importante essere consapevoli e responsabili come donne anche dell’attuazione di questo più alto e ambizioso orizzonte politico e ideale.
Iniziamo dandone testimonianza anche con i nostri personali comportamenti, che mi auguro possano essere ispirati alla più ampia condivisione democratica, trasparenza, pluralità e spirito di servizio.

È per questi motivi che chiedo a tutte voi di intraprendere una nuova fase di riorganizzazione, indicando democraticamente e dal basso le nostre responsabili a livello locale e nazionale. È un obiettivo che ci eravamo date dal 2008, me che è stato solo parzialmente raggiunto e in poche Regioni. Occorre un maggiore impegno da parte di tutte. È indispensabile costruire una rete più fitta e coordinata, una forma di responsabilità più diffusa, per poter raggiungere in tempi più rapidi e in modo più efficace i risultati politici che ci proponiamo.

È per questi motivi che non ho dato la mia disponibilità al rinnovo dell’incarico di responsabile nazionale per le pari opportunità e invito tutte voi a sostenere con la stessa amicizia e fiducia che mi avete dimostrato in due anni chiunque di noi sarà chiamata a questo onere-onore. Abbiamo molte compagne piene di talento e animate dalla più disinteressata e autentica passione politica - l’unica che può sostenere un impegno così gravoso e di tale responsabilità – compagne che possono meritatamente interpretare lo spirito più alto delle donne socialiste e farsi garanti del necessario raccordo fra le politiche di genere e l’agenda generale del partito.

Grazie di cuore per quello che mi avete dato in questi anni, per ciò che ho imparato e potuto costruire insieme a voi. Auguri a tutte e ad maiora!

Roma, 13 Luglio 2010

Anna Falcone

Responsabile Nazionale Pari Opportunità
Partito Socialista Italiano

Il ruolo delle donne nella politica interna e internazionale





Pia Locatelli - Nel centenario dell’8 marzo una sfida globale


Il 2010 è un anno di anniversari importanti nella storia del movimento delle donne: 10 anni dal lancio degli ‘Obiettivi di Sviluppo del Millennio’ che i leader del mondo si sono dati ponendo l’uguaglianza tra donne e uomini come fondamento; 15 anni dalla 4a Conferenza mondiale sulle Donne delle Nazioni Unite che approvò la Piattaforma di Pechino, che coniuga l’uguaglianza di genere con lo sviluppo e la pace. 25 anni dalla Conferenza mondiale di Nairobi che, dalla tenda della pace, lanciò un messaggio di speranza al mondo da un contenente che con fatica tentava di uscire dai numerosi conflitti locali che, intrecciati alla povertà, facevano regredire l’Africa in condizioni di ulteriore miseria.
100 anni dall’istituzione della Giornata internazionale delle Donne, l’8 marzo, che ha un’origine socialista, come del resto il 1° maggio, giornata del lavoro. Furono le donne dell’Internazionale Socialista, nella loro 2a Conferenza a Copenaghen, a proporre che nella prima decade di marzo di ogni anno fosse dedicata una giornata alle donne e al loro impegno per emanciparsi e liberarsi, alle donne di tutto il mondo, e infatti fu definita Giornata internazionale, per segnalare che il cammino di liberazione è storia comune a tutte.
Da qualche anno il ritmo della marcia verso la parità ha subito rallentamenti, in qualche caso arresti, a volte anche arretramenti. Questo dimostra che in nessun campo una conquista è raggiunta per sempre, in particolare quando si tratta di diritti delle donne.
C’è bisogno di nuova iniziativa, di infondere nuova energia ai movimenti femminili e femministi, e per questa ragione le donne dell’Internazionale Socialista si sono fatte promotrici di una sfida coraggiosa come quella di cento anni fa: proporre alle donne dei partiti, delle associazioni, delle organizzazioni non governative... di incalzare le Nazioni Unite a organizzare una 5a Conferenza mondiale sulle donne. Per ragioni opposte non la vogliono né i conservatori né i progressisti: i conservatori per le ragioni che tutti sappiamo, i progressisti per timore di essere sconfitti dai primi sulle tematiche di genere.
Sono passati quindici anni dalla Conferenza mondiale di Pechino, sono emerse nuove sfide che richiedono risposte stringenti ed efficaci, serve soprattutto un nuovo protagonismo delle donne, non più solo destinatarie di politiche ma artefici delle stesse.
La Conferenza dovrà far fronte alle più sofisticate forme di violenza come il traffico di donne e bambini, alle nuove pandemie, alle conseguenze sulla vita derivanti dai cambiamenti climatici, alle crisi economiche e finanziarie che rischiano di ripetersi...
La Conferenza servirà infine a richiamare l’attenzione del mondo sul potenziale creativo delle donne e sui talenti inutilizzati che rappresentano ma a cui si rinuncia a volte per superficialità e disattenzione, spesso per timore di perdere, condividendolo, il potere e troppo spesso per misoginia.

*Presidente IS Donne










Anna Falcone - Siamo noi la soluzione per uscire dalla crisi


Le donne e i giovani sono la risorsa principale, la chiave di volta per uscire dalla recessione e dalla decadenza sociale, culturale ed economica in cui ci ha spinto la crisi globale.
Le esperienza europee più recenti e il lavoro di elaborazione politica del PSE e del PSE-Women hanno da tempo indicato la linea di sviluppo delle politiche di emancipazione, adottando negli ordinamenti a guida socialista un modello di mainstraming di genere che ha trovato nella Spagna socialista, con le prime tre leggi del primo governo Zapatero – “Ley de Igualdad”, “Ley contra la violencia de Género” e “Ley de dependencia” – la sua più moderna ed efficace espressione in termini di risultati.
La democrazia paritaria è un’evoluzione sostanziale, un obiettivo non più rinviabile per tutti i modelli ed i partiti socialisti. Le donne socialiste hanno lavorato in questi anni per fare della loro proposta una punta avanzata nel panorama politico italiano, sia circa la partecipazione attiva delle donne alla politica, che nell’elaborazione delle riforme e delle politiche da proiettare nella società per determinarne una evoluzione in senso paritario e non discriminatorio.
Il nuovo Statuto del PSI, votato lo scorso anno, contiene la norma più dettagliata, completa ed avanzata fra i partiti italiani in materia di partecipazione equilibrata di entrambi i sessi alla vita del partito ed alle cariche istituzionali interne ed esterne. Gli organismi che saranno eletti nel prossimo Congresso saranno per la prima volta rappresentativi di entrambi i generi in un rapporto non inferiore al 40%-60% ed in una percentuale che dovrà avvicinarsi il più possibile alla rappresentanza paritaria di uomini e donne. Oltre a ciò, troverà finalmente attuazione il vincolo di destinazione del 5% delle risorse alle attività di promozione delle pari opportunità e della partecipazione politica delle donne, già approvata lo scorso anno dalla Direzione Nazionale.
L’incontro nazionale delle donne del PSI, tenutosi nel maggio dello scorso anno, e vari altri incontri promossi dalle molte, vive associazioni di donne socialiste, hanno poi rilanciato i temi e campagne su cui concentrare la nostra agenda politica: perequazione nel lavoro e nelle carriere, libertà procreativa, tutela della salute, garanzia dei servizi sociali a sostegno alla maternità e delle fasce più deboli, piena partecipazione delle donne alla vita politica e dei partiti, lotta ad ogni forma di violenza e discriminazione, accesso paritario alla formazione/riqualificazione professionale ed ai mezzi di comunicazione, diritto alla trasmissione del cognome ai figli.
Superata questa non semplice fase di costruzione dei presupposti per una piena partecipazione delle donne alla vita del partito, occorre ora passare ai fatti: è tempo che tutto il partito si impegni per rilanciare una nuova stagione di battaglie per i diritti e le libertà delle donne. Il prossimo congresso del PSI sarà occasione per dare contenuto e concretezza al lavoro delle donne socialiste italiane ed alle giuste istanza di piena partecipazione e rilancio di una proposta politica avanzata, centrata sulla priorità condivisa di realizzare finalmente, anche in Italia, una democrazia paritaria che garantisca piena cittadinanza civile, sociale e politica alle donne.
Essere parte dell’IS e del PSE, proporsi come unico referente nazionale di quel Socialismo che in Europa e nel mondo è stato ed è fautore delle riforme più lungimiranti e moderne in tema di diritti ed uguaglianza delle donne, deve trovare conferme nelle scelte e nella definizione dell’agenda politica e delle priorità dell’intero PSI.
Il II Congresso Nazionale può e deve essere occasione di un salto di qualità, di un moto d’orgoglio, per passare dalle dichiarazioni di intenti ai fatti, per dimostrare - a fronte dei gravissimi attacchi delle politiche di governo alla dignità e alla libertà delle donne - la sostanza, e non solo l’orgoglio nominalistico, dell’essere socialisti. Le donne socialiste lo chiedono e lavoreranno unite nel partito per concretizzare questo obiettivo.

Lettera di Anna Falcone alle compagne socialiste e convocazione per l'incontro congressuale delle donne - sabato 10 Luglio ore 15:00

Roma, 7 Luglio 2010

Carissime Compagne,

ho ricevuto nei giorni scorsi i vostri contributi, idee e suggerimenti per il II Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano. Devo complimentarmi con voi, tutte, con chi ha scritto e con chi ho avuto il piacere di sentire a voce, per la qualità delle proposte, la lucidità delle idee, la passione del vostro impegno. In particolare, i documenti, gli articoli, le riflessioni che avete inviato come documenti singoli e collettivi, spunti per il dibattito e proposte d’azione politica meritano tutti di essere presentati come contributi al dibattito congressuale. Testimoniano nella loro ricchezza e pluralità, come non potrebbe fare nessuna sintesi, l’importante apporto che può arrivare dal pensiero e dall’azione delle donne alla vita del Partito e alla determinazione delle sue priorità nell’agenda politica.

Per questo motivo invito le autrici tutte a produrli come fondamentali contributi al dibattito congressuale, perché possano concorrere insieme a ridisegnare un modello di società realmente plurale, libera e paritaria, per le donne e per tutti gli individui. Lo stesso modello che il Partito Socialista ha fatto proprio in Europa e nel mondo, e che costituisce il cuore della sua 'mission' politica.
Dopo i gravissimi attacchi dell’attuale governo ai diritti, alla dignità e alla libertà delle donne, è più che mai necessario che i temi dell’uguaglianza sostanziale, della tutela dei vecchi e nuovi diritti e libertà delle donne, della democrazia paritaria tornino ad essere centrali e prioritari. A partire dalla ridefinizione della proposta politica del nostro Partito.

Il nostro impegno e lavoro, plurale e congiunto, possono fare del II Congresso del Partito Socialista un punto di svolta nella lotta alle discriminazioni nel rilancio delle politiche di genere in ambito sociale, economico, lavorativo, culturale ecc.. È necessario, però, che l’intero partito si impegni a fare di queste necessarie battaglie di uguaglianza, libertà e dignità per le donne, per i giovani, per i soggetti più deboli ed esposti ai drammi di una società sempre più prevaricante e precaria, il primo punto della sua Agenda politica. E non solo a parole, ma promuovendo apposite campagne, proposte ed azioni politiche mirate, pensate ed interpretate, nei temi di genere e attinenti la democrazia paritaria, dalle donne e per le donne. A tal fine vi propongo fin dal ora la costituzione di apposite commissioni tematiche che lavorino alla specifica elaborazione di proposte e progetti che il partito tutto si impegni a far propri ed attuare in via prioritaria fin dai prossimi mesi.

Per far ciò occorre impegnarsi tutte affinché il nostro peso politico e la nostra presenza siano sempre più forti, autorevoli e riconosciute. A partire dagli organismi nazionali e locali che, a norma del nuovo Statuto Nazionale del PSI, dovranno essere inderogabilmente composti almeno dal 40% di donne e tendenzialmente in percentuale paritaria. Ho sollecitato in tal senso la Commissione Congressuale Nazionale, affinché vengano corretti alcuni squilibri già verificatisi a livello locale e venga comunque garantita negli organismi nazionali la giusta rappresentanza di genere spettante alle donne. Vi invito a vigilare a livello locale perché tale vincolo sia rispettato ed a sollecitare gli organismi competenti (Commissioni di Garanzia locali e nazionale) in caso di violazioni ed irregolarità.

Oltre a ciò sarà necessario dare attuazione concreta alla deliberazione della Direziona Nazionale del 05/03/2009, che ha approvato la destinazione del 5% delle risorse in bilancio ad attività volte a favorire la partecipazione delle donne e le pari opportunità. È un punto fondamentale per rilanciare concretamente le politiche di genere e dare alle compagne le risorse minime necessarie per potersi organizzare e lavorare fattivamente.

Su questi punti, credo, occorra concentrare al massimo i nostri sforzi, nel più completo spirito di sorellanza, costruttività e solidarietà e nella consapevolezza che si tratta solo dei primi passi preliminari e necessari per costruire un progetto di lavoro più ampio e una proposta politica più articolata.

Aspetto di incontrarvi al prossimo Congresso Nazionale di Perugia e vi do appuntamento per sabato 10 Luglio, ore 15:00 (la sala dell’incontro verrà indicata e pubblicizzata in sede congressuale) per discutere di questi e degli altri punti che vorrete portare all’attenzione delle compagne e delle delegate.

Un saluto affettuoso e un grazie di cuore a tutte voi: è stato per me un onore rappresentare insieme a voi una tradizione politica e femminile così nobile ed importante.
I migliori auguri a tutte noi per il futuro del Partito e il successo delle nostre comuni battaglie.

Con preghiera di massima diffusione possibile a tutte le compagne socialiste.


Anna Falcone
Responsabile Nazionale Pari Opportunità