Pia Locatelli - Nel centenario dell’8 marzo una sfida globale
Il 2010 è un anno di anniversari importanti nella storia del movimento delle donne: 10 anni dal lancio degli ‘Obiettivi di Sviluppo del Millennio’ che i leader del mondo si sono dati ponendo l’uguaglianza tra donne e uomini come fondamento; 15 anni dalla 4a Conferenza mondiale sulle Donne delle Nazioni Unite che approvò la Piattaforma di Pechino, che coniuga l’uguaglianza di genere con lo sviluppo e la pace. 25 anni dalla Conferenza mondiale di Nairobi che, dalla tenda della pace, lanciò un messaggio di speranza al mondo da un contenente che con fatica tentava di uscire dai numerosi conflitti locali che, intrecciati alla povertà, facevano regredire l’Africa in condizioni di ulteriore miseria.
100 anni dall’istituzione della Giornata internazionale delle Donne, l’8 marzo, che ha un’origine socialista, come del resto il 1° maggio, giornata del lavoro. Furono le donne dell’Internazionale Socialista, nella loro 2a Conferenza a Copenaghen, a proporre che nella prima decade di marzo di ogni anno fosse dedicata una giornata alle donne e al loro impegno per emanciparsi e liberarsi, alle donne di tutto il mondo, e infatti fu definita Giornata internazionale, per segnalare che il cammino di liberazione è storia comune a tutte.
Da qualche anno il ritmo della marcia verso la parità ha subito rallentamenti, in qualche caso arresti, a volte anche arretramenti. Questo dimostra che in nessun campo una conquista è raggiunta per sempre, in particolare quando si tratta di diritti delle donne.
C’è bisogno di nuova iniziativa, di infondere nuova energia ai movimenti femminili e femministi, e per questa ragione le donne dell’Internazionale Socialista si sono fatte promotrici di una sfida coraggiosa come quella di cento anni fa: proporre alle donne dei partiti, delle associazioni, delle organizzazioni non governative... di incalzare le Nazioni Unite a organizzare una 5a Conferenza mondiale sulle donne. Per ragioni opposte non la vogliono né i conservatori né i progressisti: i conservatori per le ragioni che tutti sappiamo, i progressisti per timore di essere sconfitti dai primi sulle tematiche di genere.
Sono passati quindici anni dalla Conferenza mondiale di Pechino, sono emerse nuove sfide che richiedono risposte stringenti ed efficaci, serve soprattutto un nuovo protagonismo delle donne, non più solo destinatarie di politiche ma artefici delle stesse.
La Conferenza dovrà far fronte alle più sofisticate forme di violenza come il traffico di donne e bambini, alle nuove pandemie, alle conseguenze sulla vita derivanti dai cambiamenti climatici, alle crisi economiche e finanziarie che rischiano di ripetersi...
La Conferenza servirà infine a richiamare l’attenzione del mondo sul potenziale creativo delle donne e sui talenti inutilizzati che rappresentano ma a cui si rinuncia a volte per superficialità e disattenzione, spesso per timore di perdere, condividendolo, il potere e troppo spesso per misoginia.
*Presidente IS Donne
Anna Falcone - Siamo noi la soluzione per uscire dalla crisi
Le donne e i giovani sono la risorsa principale, la chiave di volta per uscire dalla recessione e dalla decadenza sociale, culturale ed economica in cui ci ha spinto la crisi globale.
Le esperienza europee più recenti e il lavoro di elaborazione politica del PSE e del PSE-Women hanno da tempo indicato la linea di sviluppo delle politiche di emancipazione, adottando negli ordinamenti a guida socialista un modello di mainstraming di genere che ha trovato nella Spagna socialista, con le prime tre leggi del primo governo Zapatero – “Ley de Igualdad”, “Ley contra la violencia de Género” e “Ley de dependencia” – la sua più moderna ed efficace espressione in termini di risultati.
La democrazia paritaria è un’evoluzione sostanziale, un obiettivo non più rinviabile per tutti i modelli ed i partiti socialisti. Le donne socialiste hanno lavorato in questi anni per fare della loro proposta una punta avanzata nel panorama politico italiano, sia circa la partecipazione attiva delle donne alla politica, che nell’elaborazione delle riforme e delle politiche da proiettare nella società per determinarne una evoluzione in senso paritario e non discriminatorio.
Il nuovo Statuto del PSI, votato lo scorso anno, contiene la norma più dettagliata, completa ed avanzata fra i partiti italiani in materia di partecipazione equilibrata di entrambi i sessi alla vita del partito ed alle cariche istituzionali interne ed esterne. Gli organismi che saranno eletti nel prossimo Congresso saranno per la prima volta rappresentativi di entrambi i generi in un rapporto non inferiore al 40%-60% ed in una percentuale che dovrà avvicinarsi il più possibile alla rappresentanza paritaria di uomini e donne. Oltre a ciò, troverà finalmente attuazione il vincolo di destinazione del 5% delle risorse alle attività di promozione delle pari opportunità e della partecipazione politica delle donne, già approvata lo scorso anno dalla Direzione Nazionale.
L’incontro nazionale delle donne del PSI, tenutosi nel maggio dello scorso anno, e vari altri incontri promossi dalle molte, vive associazioni di donne socialiste, hanno poi rilanciato i temi e campagne su cui concentrare la nostra agenda politica: perequazione nel lavoro e nelle carriere, libertà procreativa, tutela della salute, garanzia dei servizi sociali a sostegno alla maternità e delle fasce più deboli, piena partecipazione delle donne alla vita politica e dei partiti, lotta ad ogni forma di violenza e discriminazione, accesso paritario alla formazione/riqualificazione professionale ed ai mezzi di comunicazione, diritto alla trasmissione del cognome ai figli.
Superata questa non semplice fase di costruzione dei presupposti per una piena partecipazione delle donne alla vita del partito, occorre ora passare ai fatti: è tempo che tutto il partito si impegni per rilanciare una nuova stagione di battaglie per i diritti e le libertà delle donne. Il prossimo congresso del PSI sarà occasione per dare contenuto e concretezza al lavoro delle donne socialiste italiane ed alle giuste istanza di piena partecipazione e rilancio di una proposta politica avanzata, centrata sulla priorità condivisa di realizzare finalmente, anche in Italia, una democrazia paritaria che garantisca piena cittadinanza civile, sociale e politica alle donne.
Essere parte dell’IS e del PSE, proporsi come unico referente nazionale di quel Socialismo che in Europa e nel mondo è stato ed è fautore delle riforme più lungimiranti e moderne in tema di diritti ed uguaglianza delle donne, deve trovare conferme nelle scelte e nella definizione dell’agenda politica e delle priorità dell’intero PSI.
Il II Congresso Nazionale può e deve essere occasione di un salto di qualità, di un moto d’orgoglio, per passare dalle dichiarazioni di intenti ai fatti, per dimostrare - a fronte dei gravissimi attacchi delle politiche di governo alla dignità e alla libertà delle donne - la sostanza, e non solo l’orgoglio nominalistico, dell’essere socialisti. Le donne socialiste lo chiedono e lavoreranno unite nel partito per concretizzare questo obiettivo.
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