AD ATENE IL CONSIGLIO DELL'INTERNAZIONALE SOCIALISTA DONNE

presieduto da Pia Locatelli, si riunisce ad Atene il Consiglio dell'Internazionale Socialista donne, che avrà come tema " Le donne arabe e il cammino verso la democrazia" 

DIRITTI E UNIONI CIVILI, C’E’ UN’ITALIA CHE ASPETTA


Alcune distanze tra la politica nazionale e la vita delle persone sono sempre più difficili da accettare. In tema di unioni civili l’Emilia-Romagna, come altre regioni e comuni italiani, “si è messa avanti”, con l’accesso paritario ai servizi o con albi volontari delle coppie di fatto, in attesa che a Roma aprino gli occhi su una società cambiata da decenni.

La consapevolezza di un’alba
di Rita Moriconi, consigliera regionale PSI – Gruppo PD

Pubblico questa lettera perché, come concreta storia di vita, credo che valga di più di tanti progetti di legge che giacciono dimenticati in Parlamento o dei molti articoli di giornali che servono solo ad imbellettare le campagne elettorali senza che poi, in concreto, si sia fatto mai qualche passo avanti.

Cara Rita,
ho deciso di scriverti questa lettera perché tu possa essere consapevole, insieme a me, e far sapere, che esiste un’Italia che aspetta un diritto tremendamente banale: quello di poter stare insieme e basta. So che questi problemi li può risolvere chi sta a Roma, ma non ne posso più di sentir parlare soltanto dei processi di Berlusconi o del calcio: ho bisogno di parlare di un problema reale!
In più di dieci anni di convivenza con il mio compagno molti sono stati i momenti in cui qualcuno ci ha chiesto se eravamo una coppia e ci ha fatto fare strani giri burocratici perché non eravamo regolarmente sposati. Tutto si era sempre risolto per il meglio, solo l’occhio stanco di qualche impiegato che ci guardava storto perché gli complicavamo il lavoro, niente di più. Ci sentivamo confortati dal vedere intorno a noi tanti altri nella nostra condizione, quasi che il numero facesse la forza, senza essere davvero consapevoli che può bastare un ostacolo inaspettato a fermare un percorso di vita; e proprio nei momenti più delicati, quelli in cui si deve scegliere per l’altro, allora scopri, crudelmente, di essere solo e che il diritto si ferma dove non arriva la carta bollata. Noi siamo cresciuti nei combattivi anni ’70 e di diritti civili se ne parlava nelle piazze, nei bar e in casa e sembrava che il cammino verso la conquista di nuove forme di convivenza avesse la strada spianata: bisognava soltanto aspettare… Allora ci siamo messi insieme pensando che, prima o poi, avremmo potuto regolarizzare la nostra unione. Poi gli anni sono passati, con momenti felici e bui, in cui abbiamo condiviso ogni cosa: il letto, il bagno e la cucina, che sono sempre il vero banco di prova per ogni coppia.
Una notte il mio compagno si è sentito male e siamo andati al pronto soccorso. Nulla di grave, un banale attacco di appendice, che però presupponeva un’operazione da fare urgentemente. Allora è arrivata la domanda: lei è parente? Beh molto di più in realtà, viviamo insieme da 10 anni…. Ma non c’è un parente prossimo con cui io possa parlare? Guardi, il mio compagno ha tanti cugini che vede con gioia tutti gli anni a Natale, ma che non sanno nulla di lui, dei suoi disturbi, delle sue analisi del sangue….Ci sono sempre io al suo fianco in queste cose…siamo una coppia, tutti i giorni, non solo per le serate con gli amici! Quel primario mi ha guardato con gli occhi di chi ha già visto molte situazioni simili nella sua carriera e, senza battere ciglio, mi ha parlato dell’operazione, mi ha permesso di aspettare fuori dalla camera operatoria e di assistere il mio compagno nei giorni successivi. Per questo l’ho ringraziato di cuore e continuo a ringraziarlo, rallegrandomi di aver avuto fortuna in quell’alba in cui ho capito di non essere nulla di fronte alla legge per chi ha vissuto con me per oltre 10 anni. Ma ti sembra possibile Rita che, nel 2011, in un Paese che riteniamo civile, non ci possa essere un altro modo per affrontare questi problemi se non affidandosi soltanto al buon cuore altrui? D.”

A tutti quelli che vivono esperienze come questa, che siano coppie eterosessuali o omosessuali, dico chiaramente che così non può funzionare! Non è possibile, oggi, non trovare forme di contratto che autorizzino compagni e compagne a prendersi cura dei loro cari, proprio perché credo fermamente che l’amore sia un VALORE prima di ogni contratto. E’ tempo di far sentire la vostra voce FORTE E CHIARA ed è tempo che la POLITICA SI MUOVA e dia soddisfazione a tutte le centinaia di migliaia di coppie non sposate che vivono la loro vita tutti i giorni e si prendono reciprocamente cura l’un l’altro. Per parte mia farò tutto quello che è in mio potere per portare avanti questa battaglia con SERENITA’, CONVINZIONE E FERMEZZA, perché in amore non c’è serie A o serie B, ma solamente il diritto di stare vicino alla persona che si ama e questo vale oltre e di fronte ad ogni credo, convinzione o pregiudizio.

LAVORO E QUOTE GIOVANI. QUALCHE RISCHIO MA E' UNA STRADA

di Claudia Bastianelli 
Ho letto con particolare interesse l’articolo uscito su l’Avanti! della domenica n. 23, firmato da Francesco Castria, giovane dottore commercialista.
Castria, parlando della situazione lavorativa dei giovani italiani propone di inserire una “quota” del 25% riservata ai giovani con età inferiore ai 35 anni nei Cda delle aziende quotate e degli incarichi in Enti Pubblici, Amministrazioni Locali, Tribunali ed Asl, con lo scopo di permettere loro di fare esperienza, di portare nuove idee e di dimostrare che in Italia il destino dei giovani sta a cuore alla classe politica dirigente. Castria continua sottolineando che la soluzione da lui proposta non comporterebbe costi, ma solo l’introduzione di un articolo negli Statuti o bandi che riporti tale vincolo.
Devo ammettere che la cosa mi ha indotto ad un’attenta riflessione sul tema e soprattutto sulla soluzione proposta. In realtà, come donna, ho già affrontato in precedenza la questione delle “quote”, sottolineando la mia contrarietà, ritenendole forme di ghettizzazione, che non sempre premiano le migliori, ma anzi inducono a far ricoprire ruoli, anche di primo piano, a donne che non vadano ad inficiare la supremazia maschile. Non nego, dunque, che la mia prima reazione all’articolo di Castria si è riassunta sulla stessa posizione, convinta del fatto che il merito debba essere il primo criterio di selezione in ogni campo, per ogni genere e generazione. Allo stesso tempo però, sono pienamente consapevole che le problematiche sollevate dal giovane professionista non solo sono assolutamente vere, ma sono fin troppo sottovalutate da chi non vive l’esperienza di entrare nel mondo del lavoro ai giorni d’oggi.
Se da un lato è assolutamente vero che l’esperienza, soprattutto quando si tratta di ricoprire certi ruoli, è cosa imprescindibile, dall’altra è pur vero che troppo spesso quegli stessi ruoli sono affidati nelle mani di professionisti nominati che evitano in ogni modo di “lasciare il passo” ai giovani meramente per motivazioni economiche. Il sistema di formazione dei giovani professionisti, così come prevede la legge italiana, è a dir poco estenuante nonché particolarmente oneroso per le loro tasche. Fin quando per poter esercitare è necessario fare fotocopie rinchiusi in qualche stanzetta di studi altisonanti per qualche anno, consapevoli che il titolare dello stesso non ha alcun interesse ad insegnare veramente i trucchi del mestiere, causa il rischio di essere un giorno prevaricati o addirittura concorrenti del praticante, nulla potrà veramente cambiare.
La mia riflessione si è poi concentrata anche sul fatto che, ammesso che la proposta di Castria venisse accolta, si potrebbe proporre un altro problema non da sottovalutare: tenendo presente che la mobilità sociale in Italia è molto bassa, il rischio in cui si potrebbe incorrere è che i professionisti di lungo corso lascino il passo ai giovani figli e nipoti, anche in questo caso in barba al merito. Ogni qualvolta la scelta del candidato avviene per nomina e non per concorso, chi ci assicura che siano davvero i più bravi ad assumere l’incarico?
L’unica soluzione forse sarebbe una vera riforma delle professioni collegata all’abolizione degli albi, che ormai si identificano con delle vere e proprie caste. Questa posizione, tra l’altro, è stata più volte espressa anche dalla Federazione Giovani Socialisti che, grazie anche alle esperienze riportate da molti degli iscritti, ha intercettato i disagi, noti a tutti ma sottaciuti, che il sistema attuale comporta. Forse soltanto dopo aver reso veramente accessibile a tutti la possibilità di intraprendere una carriera professionale, sia di tipo legale, commercialista, medica o altro, si potrebbero introdurre regolamentazioni e percentuali incentivanti l’accesso dei giovani anche ad incarichi pubblici o in spa, al fine di garantire un vero e corretto equilibrio tra rinnovamento generazionale e merito.
Il tema è di massima attualità ed interesse e mi auguro che dal nostro Partito, sulla scorta di questo dibattito, possa giungere una proposta concreta.

bufale

di Rita Cinti Luciani - responsabile nazionale PSI pari opportunità

E' l'ennesima "bufala" di questo governo alle spalle dei cittadini, in questo caso delle donne. Per le donne del pubblico impiego è già previsto un innalzamento dell'età pensionabile "graduale" per far risparmiare al governo risorse. Quattro miliardi in dieci anni, un piccolo tesoro che si erano impegnati ad utilizzare per interventi dedicati a favorire l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro, per favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, ma anche per in fondo della non-autosufficienza nazionale che incide sicuramente sulla vita delle donne. 
Ebbene di tutto questo: NULLA. Già nel 2011 sono sparite risorse, pare circa 250 milioni che non si sa come siano stati utilizzati. Il Governo continua a disattendere gli impegni presi con gli italiani incurante del fatto che donne e giovani rappresentano un'emergenza importante per il Paese sia dal punto di vista occupazionale che dei servizi. Occorre certamente mobilitare la politica per evitare che ancora una volta, fondi da dedicare all'implementazione dei servizi rivolti alla famiglia, vengano utilizzati senza sapere come.
E' un argomento del tutto trasversale e quindi come socialiste ci auguriamo che all'interno del Senato e Parlamento ci si mobiliti per fare chiarezza. 
Ma certamente il Presidente del Consiglio e il Ministro Brunetta hanno altro per la testa!