DONNE, LACRIME E POLITICA

Annamaria Bernardini de Pace, noto avvocato matrimonialista dell’Italia di prima classe, scrive il giorno della vigilia di Natale un articolo su “il Giornale”, che non può non ricevere una risposta. In questo articolo, partendo dallo sfogo del Ministro Stefania Prestigiacomo, la Bernardini de Pace afferma che le donne, anche quando hanno potere, non sono in grado di gestire la loro femminilità e che seppur disposte a tutto per la carriera, non sono in grado di guadagnarsi la stima popolare nonostante strumentalizzino le lacrime per guadagnare consensi. Oltre a ciò l’articolo è pieno di attacchi gratuiti al genere femminile arrivando a definire scudo la gravidanza con cui le donne si sottrarrebbero ai loro doveri ed impegni professionali. 
Non posso credere che una donna, una nota professionista nel campo legale, possa arrivare a dire ciò. E’ purtroppo vero che molte donne sono disposte a tutto per ottenere ciò che vogliono, ma non posso e non voglio credere che ci siano donne che possano strumentalizzare la cosa più bella al mondo, come la maternità, utilizzandola come alibi per non affrontare le proprie responsabilità. 
Ritengo invece che troppo spesso sia al contrario la gravidanza vista dalla società come un handicap per poter portare avanti la carriera: una donna che ha un figlio non può lavorare, non può diventare qualcuno, perché la società ritiene che entrambe le cose non possano funzionare insieme. In quanto alle lacrime, mi permetto di ricordare all’Avv. Bernardini de Pace, che non si può giudicare la bravura di una persona, sia uomo o donna, per una debolezza, ma che talvolta dietro le lacrime si può celare la passione così intensa da non poter accettare compromessi diversi. 
Qualcuno una volta disse che una donna deve essere brava il doppio per essere considerata la metà rispetto ad un uomo, allora forse se qualche donna ricorre ad escamotage non si può crocefiggere, ma solo dire che ha imparato dal genere che prima di lei ha avuto posti di potere. 
Gli uomini , a quanto mi risulta, non sono per nulla esenti da compromessi, anzi. La politica, come qualunque ambito della società, non può fare discriminazioni in base a lacrime o maternità, ma valutare la persona per ciò che sa fare e costruire in vista di un obiettivo. Buon anno avvocato Bernardini, la prego rivaluti il genere femminile, in fondo se lo merita.

Claudia Bastianelli

Tanti Auguri

Ogni anno durante le festività natalizie l’attenzione verso gli ultimi si fa più insistente nella società e nelle nostre coscienze. Ogni anno facciamo buoni propositi affinché atti di solidarietà siano frequenti nella nostra vita. Ogni anno a Natale facciamo offerte destinate ai più poveri e alle persone sole. Ogni anno il giorno dopo Natale tutto torna ad essere inevitabilmente come prima, le persone sole rimangono sole, i poveri rimangono tali e le nostre coscienze tornano ad essere piene di problemi personali dove di spazio per gli altri non ne rimane più. Sono una giovane socialista, appassionata alla politica e sensibile alla c.d. questione sociale. Sono una giovane donna consapevole che il mondo non si può cambiare. Sono una figlia sinceramente riconoscente verso i miei genitori per l’educazione e la vita che mi hanno dato e permesso di costruire. Sono italiana e non posso accettare che nel mio Paese persone che hanno lavorato tutta la vita siano costrette a vivere con pensioni da miseria e tra mille difficoltà. Sono fiera di essere italiana, ma mi vergogno quando vedo che tutto, anche le istituzioni che un tempo erano un valore sentito come bene comune, sono ridotte a luoghi di compravendita paragonabile al calcio mercato. Mi arrabbio quando vedo uomini eletti da cittadini onesti, vendere la propria appartenenza politica per soldi e potere. Mi inquieto quando vedo che il popolo degli emigrati oggi non sa accogliere gli immigrati. Mi dispiaccio quando sento intorno a me solo sentimenti di resa e non di volontà per riacquistare i propri diritti. Mi irrito quando vedo che teppisti fingono di difendere i diritti di qualcuno devastando tutto ciò che incontrano nel loro percorso. Il Natale è un valore, forse, come lo erano le istituzioni, come lo era la famiglia, come lo è la vita di ciascuno di noi. Tanti auguri a tutti gli italiani, tanti auguri alle giovani donne, tanti auguri ai pensionati minimi, tanti auguri ai precari e ai cassintegrati,  tanti auguri ai nostri leader politici. Tanti auguri a Marchionne che ripudia il piatto dove l’azienda che dirige ha mangiato per anni, tanti auguri agli esterofili che credono sia meglio scappare piuttosto che combattere per ottenere ciò che gli spetta nel nostro Paese, tanti auguri ai bambini che ancora possono credere nelle favole. Tanti auguri affinché i buoni propositi non siano finti o di comodo, affinché le coscienze siano mosse non da spirito natalizio, ma da spirito di governabilità, di consapevolezza che gli italiani sono un grande popolo che merita una migliore classe dirigente e la possibilità di una vita piena di dignità. Tanti auguri.

Claudia Bastianelli

Rita Cinti Luciani : intervento Conferenza Nazionale Rimini


Care compagne e compagni,
Rimini rappresenta per noi la città dalla quale lanciammo molti anni fa idee e proposte ancora di grande attualità e validità. Allora fummo protagonisti di una grande stagione di crescita e innovazione, oggi questa conferenza nazionale, a distanza di tanti anni assume il significato di una presenza riformista , in questo Paese che non vuole rinunciare al proprio ruolo nonostante il quotidiano oscuramento delle reti televisive.

Si, oscuramento televisivo, perché in questo Paese, in televisione e sui giornali trovano spazio i “tronisti di turno”, i processi in diretta su fatti di cronaca nera ma non i rappresentanti delle forze politiche non più rappresentate in Parlamento, grazie ad una legge elettorale che non consente ai cittadini di poter votare un proprio candidato e che di colpo ha negato la rappresentanza ad una percentuale elevatissima di elettori. A noi evidentemente è negato il diritto di poter parlare agli italiani, perché gli “italiani”potrebbero ascoltare e capire che è finito un ciclo e che la II repubblica ha fallito e stiamo vivendo una crisi sociale ed economica senza precedenti.

 Noi invece, siamo qui per far sentire la nostra voce in un momento così difficile per il Paese.
Qualche giorno fa mi colpito la frase di un collega sindaco che diceva: noi siamo in trincea. E’ così, oggi i sindaci e gli amministratori, sono al fronte mentre chi governa gozzoviglia, litiga, continuano come fa la Lega a raccontare bugie al Paese, incuranti del fatto che la crisi sta, mi correggo, ha messo in ginocchio milioni di famiglie, incuranti del fatto che il sistema imprenditoriale è al collasso, mezza Italia frana e i giovani non hanno speranza per il loro futuro.

IL RAPPORTO CENSIS SEGNALA GRAVE SOFFERENZA DELLA SCUOLA PUBBLICA

«Il rapporto Censis 2011 sulla situazione sociale della Nazione rileva come i contributi volontari versati dalle famiglie rappresentino sempre di più un’entrata fondamentale per i bilanci delle singole scuole pubbliche italiane e come sia aumentato il ricorso alle ripetizioni». Così la responsabile Scuola del Partito Socialista Italiano, Maria Squarcione. «Questi dati – continua la Squarcione - che si innestano su una riforma del sistema scolastico fortemente segnato dai tagli decretati dal binomio Tremonti-Gelmini, confermano dello stato di grande sofferenza della scuola pubblica italiana, sia dal punto di vista della gestione che da quello della qualità della didattica. L’impegno del Partito Socialista Italiano è fortemente improntato ad una rinnovata visione del sistema scolastico pubblico che garantisca un elevato livello formativo in un quadro di garanzie culturali e organizzative proprie di una istituzione laica, solida e moderna».

Risoluzione di Rita Moriconi a sostegno dell' assistenza ai malati di Alzheimer

Emilia Romagna

La demenza senile è un problema sempre più , viste le prolungate aspettative di vita media che si aggirano attorno agli 80 anni per gli uomini e 86 per le donne. Spesso, poi, è peggiorata dal senso di solitudine, isolamento e stress psicologico cui sono esposti sia l'anziano che ne è colpito sia le persone che se ne prendono cura. Il "Rapporto europeo demenza" (2006) conferma che la maggioranza dei malati di Alzheimer è curato in casa (86%) e che solo una piccola minoranza è ricoverata in ospedale (10%) o in residenze specializzate (1%). Lo stesso rapporto, nel 2008, rileva che in media, in ogni famiglia con un malato, ci sono tre persone che lo assistono. Si può stimare che circa 19 milioni di europei siano direttamente o indirettamente interessati dalle demenze.

Alla luce di tutto ciò il consigliere regionale del PSI Rita Moriconi ha presentato e discusso una risoluzione alla Giunta Errani, nella quale evidenzia come sia assolutamente necessario che la Regione sostenga le attività delle associazioni presenti sul territorio. In particolare Moriconi chiede: che sia mantenuta alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni alle tematiche della malattia; che l’amministrazione si attivi nel fare una indagine sui reali bisogni delle famiglie che hanno un malato in casa; che vengano fornite garanzie sul fatto che siano mantenuti e migliorati gli standard attuali di diagnosi e presa in carico dei pazienti puntando, anzi, ad una diagnosi sempre più precoce al fine di ottimizzare gli interventi terapeutici e il percorso del malato e della famiglia anche attraverso il mantenimento e l’ampliamento dei presidi domiciliari di appoggio e sostegno alla famiglia.

“Rimane punto fondamentale, poi, - spiega Rita Moriconi - per affrontare questo complesso tema, creare occasioni di confronto e un dialogo continuativo con le Istituzioni, ed in particolare con la Regione Emilia-Romagna, sul tema delle demenze e delle politiche e dei servizi a sostegno dei soggetti portatori di demenza e delle loro famiglie. Se l'aspettativa media di vita è in continua crescita è del nostro prossimo futuro che stiamo parlando ed al nostro futuro che stiamo pensando. Allo stesso modo pensiamo al futuro dei nostri figli che un giorno dovranno occuparsi di noi e per questo non vogliamo che siano lasciati soli ma che possano essere supportati da una rete di sostegni e di strutture che non li facesse sentire soli”.



CONFERENZA NAZIONALE DEGLI AMMINISTRATORI SOCIALISTI

LA CAMERA APPROVA LA PROPOSTA DI LEGGE SULLE QUOTE ROSA

di Claudia Bastianelli Resp. Pari Opportunità FGS
E’ stata approvata alla Camera la proposta di legge sulle quote rosa all’interno dei consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa e partecipate pubbliche e, sicuramente prima del 14 dicembre, la stessa proposta sarà posta in votazione in Senato. Si tratta di una legge innovativa per l’Italia, anche se in Europa sono molti i Paesi che già la conoscono e l’hanno applicata. Tale Legge prevede che nei consigli di amministrazione delle aziende spa e partecipate pubbliche sia garantito un terzo dei posti al genere meno rappresentato (ovviamente nella maggioranza dei casi si tratta del genere femminile).  
Come detto sopra non si tratta di una novità sul panorama europeo e ritengo sia doveroso fare riferimento alla Ley de Igualdad, una legge approvata dal governo spagnolo di Zapatero, che affronta tutti i casi in cui è necessario introdurre la completa parità tra i due sessi sia in ambito pubblico che privato, eliminando qualunque discriminazione dovuta a motivi di genere. Se da un lato questo tipo di legge è una garanzia al fine di permettere una maggiore rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali, dall’altro ritengo che si debbano fare riflessioni approfondite sul tema. La possibilità per le donne di avere ruoli importanti nelle aziende è sicuramente una cosa da difendere e che troppe volte è stata violata in nome di una preferenza del genere maschile in quanto meno responsabile in ambito familiare e, dunque, sicuramente più presente a livello lavorativo. 
Allo stesso tempo però credo che il ricorso frequente alle quote rosa costituisca una  forma di discriminazione ancora maggiore in quanto, come spesso accade, non è il merito a prevalere, ma la sola necessità di raggiungere una percentuale dettata da leggi e statuti. La condivisione bipartisan della legge in questione mi fa pensare che questo argomento è percepito come importante ed urgente da tutte le forze politiche presenti in Parlamento, mi spiaccio del fatto che nessuno si impegni fattivamente per anteporre il merito agli schemi dettati da altri e che nessuno abbia, in sede di discussione, posto l’attenzione su questo tema. Partendo dal presupposto che sia giusto esultare perché le donne vedano riconosciuto un loro diritto, un dubbio rimane: saranno le più brave ad andare avanti e ad essere premiate?

3 dicembre Giornata Internazionale delle persone con disabilità


Emilia Romagna. Interrogazione di Rita Moriconi sui problemi derivanti dalla disabilità

In occasione della Giornata Internazionale ed Europea delle Persone con Disabilità del 3 dicembre 2010 il Consigliere Regionale Socialista Rita Moriconi, nella convinzione che il livello di civiltà si misura sempre con il livello di attenzione verso le fasce più deboli della popolazione e che la parità di diritti e di accesso ai servizi per tutti deve essere un punto fermo ed un obiettivo per ogni amministratore, ha presentato un’interrogazione alla Giunta Regionale per chiedere che questa giornata possa diventare un momento chiave per un confronto serio sulle numerose criticità che ancora riguardano le persone con disabilità e le loro famiglie, affinché non venga a mancare un concreto sostegno in difesa dei diritti dei disabili nella società ed in particolare nella scuola.
Nell’interrogazione si chiede che siano previste adeguate misure di sostegno alle persone con grave disabilità ed alle loro famiglie sempre più a rischio di impoverimento e marginalizzazione sociale data l’attuale incertezze dei finanziamenti statali, incertezza che necessariamente può portare a pesanti ricadute sulla qualità dei servizi erogati sul territorio;
L’interrogazione chiede inoltre che, in occasione della prossima sessione di bilancio, siano in programma adeguati stanziamenti per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, anch’essa messa a dura prova dai provvedimenti del Governo Centrale che hanno avuto come effetto il sovraffollamento delle classi ed i pesanti tagli alle ore di sostegno;
Infine si chiede che siano previste adeguate misure affinché siano contenuti i tentativi di limitare le potenzialità della Legge 68/99 sul diritto al lavoro delle persone con disabilità e che sia dato il dovuto sostegno previsto per i disabili con  progetti di Servizio Civile Volontario a supporto della disabilità grave.

A proposito dell’interrogazione presentata Daniela Mignogna, responsabile nazionale PSI per le politiche verso la disabilità, aggiunge: “Stiamo assistendo su queste tematiche ad un pauroso indietreggiamento della politica, che si ripercuote inevitabilmente nei servizi erogati e nei livelli raggiunti a causa dei tagli sconsiderati che il Governo apporta alle politiche per la non autosufficienza, cui si aggiunge inevitabilmente un generale disagio delle famiglie alle quali vengono negati i servizi ed i contributi indispensabili. Ritengo che questa giornata debba rappresentare un ampio momento di verifica su quanto fatto e soprattutto un esame su quanto ancora occorrerà fare per migliorare la vita ai disabili ed alle loro famiglie: in questo la Regione svolge un ruolo fondamentale e per questo l’intervento in consiglio regionale del consigliere Rita Moriconi esplicita questa necessità e induce la Giunta ad una riflessione indispensabile per continuare a mantenere e migliorare i servizi erogati”.


CONFERENZA NAZIONALE DEGLI AMMINISTRATORI SOCIALISTI

La Conferenza Nazionale , è una buona occasione per le  amministratrici e gli amministratori socialisti per fare il punto rispetto alla necessità di crescita del Paese e all'uregnte ripresa del sistema imprenditoriale capace di dare risposte concrete a lavoratrici e lavoratori oggi in cassaintegrazione o senza più lavoro. Il monitoraggio dei nuovi bisogni delle famiglie è imprescindibile in questa fase di crisi dove i cittadini hanno bisogno d'essere aiutati attraverso quegli enti locali che in questi anni hanno continuato a garantire interventi concreti e controllabili ma che grazie alla scure dei continui tagli saranno in grado di garantire solo i servizi minimi.
La conferenza di Rimini del prossimo fine settimana, vuole essere il nostro modo di lanciare idee e proposte, come è nella tradizione socialista e riformista, rispetto al tema del federalismo e di come si possa affrontare la crisi senza raccontare bugie, come fa questo governo. Soluzioni e proposte che potranno arrivare attraverso un progetto politico, socialista e serio che porti il Paese alla ripresa economica e lo ricollochi a livello europeo. 
Negli anni 90 a Rimini si era tenuta una conferenza programmatica con proposte ancora di grande attualità, il 4 e 5 dicembre gli amministratori socialisti vogliono lanciare il loro messaggio agli italiani fatto di Idee, Serietà, Impegno e Rigore.

 Rita Cinti Luciani

Sabato 4 dicembre
Ore 10.30: Saluto delle autorità locali e degli esponenti delle associazioni delle autonomie locali.
Relazione di Gerardo Labellarte
Responsabile nazionale EE.LL. del Psi
Ore 11.30: I Sindaci tra crescita dei bisogni e riduzione delle risorse
Introducono:
Angelo Zubbani, Sindaco di Carrara
Rita Cinti Luciani, Sindaco di Codigoro

Ore 15.00 Il federalismo: da grande opportunità a grande imbroglio?

Introducono:
Giovanni Crema, Presidenza Lega delle Autonomie
Enzo Maraio, Assessore  Comune di  Salerno

Ore 17.00 Ambiente, cultura, servizi: nuove idee, nuovi volti

Introducono:  
Silvano Rometti, Assessore  Ambiente Regione Umbria
Rita Moriconi, Consigliere Regionale  Emilia Romagna 

Ore 18.45 Province si, province no?
Introduce:
Oreste Pastorelli, Vicepresidente Prov. Rieti

Conclude le sessioni di lavoro:
Marco Di Lello, Coordinatore della segreteria nazionale del Psi
Ore 19.00 Insediamento Consulta degli amministratori
Elezione Presidente e ufficio Presidenza.
Conclusione dei lavori della giornata:
Presidente Consulta

Nel corso della giornata interverranno:
Monica Ricci  Assessore Comune di Sant' Arcangelo di Romagna (Rn)
Daniela Mignogna Consigliere Comunale di Pianoro (Bo)
Loretta Villa  Assessore Comune di Riccione (Rn)
Roberto Perrotta Sindaco di Paola (Cs)
Ivan Puddu Consigliere Provinciale Ogliastra
Domenico D’Alessio Sindaco di Aprilia (Lt)
Domenico Tanzarella Sindaco di Ostuni (Br)
Giorgio Bonfanti Assessore Comune di Sorisole (Bg)
Luciano Bacchetta Sindaco di Città di Castello (Pg)
Carmelo Di Quattro Assessore Comunale  Vittoria (Rg)
Marco Fanfani Assessore Comune L’Aquila
Antonio Annale Sindaco di Lavello (Pz)
Luciano Piluso Sindaco di Schiavi d'Abruzzo (Ch)
Salvatore Miroddi Consigliere Provinciale Enna
Antonio Gitto Assessore Provinciale Ancona
Luciano Romanzi Consigliere Regionale Lazio
Fortunato Parisi Presidente Consiglio Comunale di Caltagirone (Ct)
Gennaro Mucciolo Consigliere Regionale Campania
Orlando Orsini Vicesindaco di Introdacqua (Aq)
Nilo Arcudi Vice Sindaco di Perugia
Elisabetta Cianfanelli Assessore comunale Firenze
Maurizio Viaggi Consigliere Comunale La Spezia
Luciano Marinucci Consigliere Comunale Sulmona (Aq)
Moreno PieroniConsigliere reg. Marche
Piero Lo NigroConsigliere com. Gela (Cl)
Angela Siragusa Consigliera com Pantelleria (Tp)


Domenica 5 dicembre
Ore 9.30 Riunione politico-organizzativa con i segretari regionali e delle federazioni del Psi
Ore 10.30 Apertura lavori
 Ore  11.00  Tavola rotonda con la partecipazione di
Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi.
Sono stati invitati i principali dirigenti  dei partiti di opposizione, hanno al momento confermato la loro presenza Angelo Bonelli e Marco Staderini.

Pia Locatelli - Dalle parole ai fatti concreti

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Unicef, ogni anno milioni di bambine sono sottoposte alle mutilazioni genitali femminili che compromettono la loro salute, non rispettano i loro diritti umani, violano l’integrità del loro corpo. Si stima che nel mondo più di 130 milioni abbiano subito questa pratica, con la giustificazione della tradizione e delle identità culturali.
Nulla di più falso, nulla di più sbagliato: le religioni, compresa quella islamica, sono totalmente estranee a questa pratica che è pre-islamica, pur essendo diffusa tra Paesi di quella religione. Ora si sta diffondendo in Europa attraverso le migrazioni e quindi è anche problema di casa nostra.
Uno studio condotto dall’OMS nel 2006 sugli effetti delle mutilazioni genitali femminili su partorienti e neonati durante il parto evidenzia che le donne mutilate hanno parti più difficili e che il tasso di mortalità neonatale è più alto; non solo: il grado di complicazioni aumenta quanto più severe sono le mutilazioni.
Le mutilazioni genitali femminili sono una chiara violazione dei diritti umani delle donne e delle bambine ed una forma crudele di discriminazione, condannata da molte Convenzioni e Strumenti legali. Vanno combattute con determinazione e senza incertezze: il rispetto della cultura e della tradizione non può essere invocato quando i diritti umani, per definizione universali, indivisibili, interdipendenti, sono violati. Le mutilazioni genitali femminili sono una delle più crudeli forme di violenza alle bambine, una violenza che le segnerà per la vita nel corpo e nell’anima.
Per questo l’Internazionale Socialista Donne ha deciso di celebrare il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con un’azione di solidarietà concreta, finanziando un progetto per contribuire alla eliminazione delle mutilazioni genitali femminili in una regione del Kenia, la Valle del Rift, tra la popolazione Pokot. Il progetto prevede una duplice azione: sensibilizzazione culturale (non solo far capire che le mutilazioni genitali femminili sono inutili, ma soprattutto spiegare le conseguenze e i danni che  provocano) e un’attività di formazione professionale delle “mammane-mutilatrici”, cioè le donne che vivono di mutilazioni, dato che questo è il loro lavoro, per offrire loro un’alternativa con un lavoro vero.
Il progetto è finanziato dal Fondo Gabriel Proft, amministrato dall’Internazionale Socialista Donne, ed è svolto in collaborazione con la Setat Women’s Organisation del Kenia, che fa parte del Comitato Inter-Africano contro le Pratiche Tradizionali.
Il Fondo fu istituito  nel 1969 e riceve contributi e donazioni dalle organizzazioni che fanno parte dell’Internazionale Socialista Donne e da singole persone. Il suo obiettivo è quello di finanziare progetti per le donne nei Paesi in via di sviluppo, ricordando e onorando così l’impegno costante di Gabriel Proft in questo ambito. Gabriel Proft era una socialista austriaca vissuta tra l’Ottocento e il Novecento, segretaria dell’organizzazione delle donne del partito membro dell’Internazionale, parlamentare per molti anni, tra le più attive nella riorganizzazione dell’Internazionale Socialista Donne dopo la seconda guerra mondiale. Grazie a lei e al fondo a lei dedicato sono stati realizzati progetti in diversi Paesi soprattutto africani.
Il fondo è aperto a contributi di tutti e tutte. Un contributo al fondo è un modo concreto per celebrare il 25 novembre 2010.

Avanti della domenica n°39 

25 novembre, No alla violenza contro le donne.


Con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999, le Nazioni Unite hanno dedicato il 25 novembre alla celebrazione della giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne, invitando governi, organizzazioni internazionali e ONG a organizzare eventi per sollecitare l’attenzione pubblica sul tema. 
La scelta della giornata del 25 novembre da parte delle organizzazioni femministe risale al 1981 e la data venne scelta per ricordare le tre sorelle Mirabal, colpevoli di opporsi alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo giunto al potere nel 1930 con elezioni truccate, trucidate dalle forze speciali della Repubblica Dominicana nel 1960.
I diritti delle donne sono diritti umani a tutti gli effetti e qualunque violazione di questi diritti è pertanto una violazione dei diritti umani. Scopo della campagna è quindi l’eliminazione di tutte le forme di violenza sulle donne attraverso:
  • il riconoscimento a livello internazionale, regionale e locale della violenza di genere come violazione dei diritti umani;
  • il rafforzamento delle attività a livello locale ed internazionale contro questo tipo di violenza;
  • la creazione di spazi internazionali di discussione per l’adozione di strategie condivise ed efficaci in materia;
  • dimostrazioni di solidarietà con le vittime di queste violenze in tutto il mondo;
  • il ricorso a governi affinché adottino provvedimenti concreti per l’eliminazione di questo tipo di violenze 
Pia Locatelli - Mariposas, non vi dimenticheremo
Presidente Internazionale Socialista Donne
 
Il 25 novembre, “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, è celebrazione recente, diversamente dal primo maggio, giornata del lavoro, o dall’otto marzo, giornata internazionale delle donne, entrambe di origine socialista e celebrate da ormai cento anni.
Questa giornata nasce a Bogotà durante un incontro femminista dell’America Latina e dei Caraibi,  per iniziativa della delegazione della Repubblica Dominicana che propose di arricchire il calendario internazionale con il ricordo delle sorelle Mirabal.
Le Mirabal erano quattro: Minerva, la pasionaria avvocata degli oppressi, Patria, la devota, Maria Teresa, entrata in politica per amore, Dedé, l’unica sopravvissuta perché non coinvolta nell’impegno politico. E’ grazie al racconto di quest’ultima che conosciamo la storia delle sue tre sorelle, chiamate con il nome di battaglia di mariposas, farfalle, per la loro bellezza e apparente fragilità. Le Mariposas furono perseguitate dal dittatore Trujillo per la loro attività politica: furono incarcerate, la loro casa, centro di attività politica contro la dittatura, fu distrutta, i loro beni espropriati. Ma non bastò, il 25 novembre 1960, mentre si recavano in carcere a visitare i mariti, la loro auto fu intercettata dal Servizio d’Intelligenza Militare e furono orrendamente massacrate: prima bastonate, accoltellate, torturate e infine strangolate dando a questa tragedia la connotazione del femminicidio. La loro jeep fu fatta trovare in un burrone, nel tentativo di mascherare il massacro con un incidente, ma l’orrore per l’accaduto si diffuse nel Paese con intensità e rapidità, l’odio per il dittatore Trujillo esplose e fomentò la rivolta contro la dittatura, che durava da oltre trent’anni, che crollò pochi mesi dopo.
A distanza di vent’anni fu avanzata la proposta delle femministe dominicane e furono necessari altri vent’anni perché l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite accogliesse la richiesta proclamando il 25 Novembre “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e invitando i governi, le istituzioni internazionali e le organizzazioni non governative a promuovere in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Da allora, soprattutto ad opera delle organizzazioni femminili e femministe e dei centri antiviolenza, la giornata è entrata nel calendario internazionale ed è ora patrimonio comune, come lo sono il primo maggio o la giornata internazionale delle donne.
Il tema della violenza alle donne è sempre stato all’attenzione dell’Internazionale Socialista Donne fin dalla sua fondazione, perché è purtroppo una presenza costante nella vita di un numero incredibile di donne: violenza dentro la famiglia, la più nascosta e la più insidiosa; violenza scoperta e raccapricciante, come quella che ha portato alla morte la pakistano-bresciana Hina o Aqsa Parvez, la sedicenne canadese di cultura islamica, entrambe uccise dal padre in nome dell’onore della famiglia; violenza sempre più sofisticata e organizzata come quella legata al traffico internazionale della prostituzione, che fa diventare schiave le donne che vi sono coinvolte con la speranza di un lavoro o di un guadagno facile; violenza innominabile come quella perpetrata contro le bambine e i bambini; violenza in India o in Cina contro le bambine mai nate a causa di politiche demografiche che fanno preferire di non far nascere un nascituro se di sesso femminile; violenza praticata nel nome della cultura e delle tradizioni, come le mutilazioni genitali, di origine pre-islamica e che nulla hanno a che vedere con la religione...
Soprattutto violenza nella vita quotidiana di tante donne e bambine che apparentemente vivono una vita normale, vicine a noi, come se nulla fosse, e invece dietro il loro silenzio si nascondono drammi inimmaginabili.
Sono tante, troppe le donne che ne sono vittime, e se siamo così fortunate da non averla sperimentata, pensiamo che certamente in un qualsiasi incontro che veda riunite un gruppo anche piccolo di donne, c’è qualcuna che la violenza l’ha subita ma ha difficoltà a parlarne, come se si dovesse vergognare di essere una vittima.
Il 25 Novembre ci chiama a fare i conti con la voglia di non vedere, di girare il capo dall’altra parte, che in fondo è una sorta di omertà, e ci assegna il compito di far uscire dal silenzio la tragedia della violenza alle donne e alle bambine.

Rita Cinti Luciani - Un problema tutto da vincere un’emergenza su scala globale
responsabile nazionale Pari Opportunità PSI
Questa è una giornata simbolo per un problema tutto da vincere, “un fenomeno che rappresenta una vera emergenza su scala mondiale” , come l’ha definito anche il Presidente Napolitano.
Molti degli uomini che maltrattano le donne hanno avuto “una mamma cattiva”, “una mamma inadeguata che non sapeva cucinare”, “che  non sapeva parlare e che sbagliava anche quando taceva, una mamma che il papà puniva”. Le donne maltrattate in famiglia quasi sempre tacciono per paura e vergogna e la violenza subita diventa parte di un destino che difficilmente si apre a vie di fuga.
La predestinazione in realtà appartiene più alla violenza praticata piuttosto che non a quella subita.  Violenti si può diventare perchè non si è stati educati al rispetto dell’altro, violenti si può diventare quando da bambini si è assistito alla violenza fatta da un adulto di riferimento sulla propria madre, violenti si può diventare perchè si è cresciuti immersi in una cultura che non attribuisce valore alle donne e alle loro vite.
La violenza contro le donne è un fenomeno in espansione, negli ultimi anni sono aumentati in maniera allarmante i femminicidi, in gran parte riferibili alla violenza domestica.
Nel 2009 l’Istat ha calcolato che in Italia oltre 10 milioni di donne tra i 16 e i 65 anni nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza fisica, sessuale o psicologica con comportamenti persecutori (stalking). Ricerche più recenti depongono per un continuo aggravarsi del fenomeno. Accanto alle donne che da sempre tacciono per paura e vergogna e perché “col tempo è arrivata una sorta di rassegnazione”, ci sono le nuove schiave, quelle della tratta, per lo più Nigeriane ma anche rumene ed ucraine il cui progetto migratorio di una vita migliore si è frantumato sui marciapidi delle periferie delle nostre città, donne che tacciono perché temono per la propria vita e per quella dei propri famigliari.
Poi ci sono le donne che provengono da Paesi di predominante cultura maschilista, quelle per le quali la parità tra i sessi non sta sotto questo cielo, quelle per le quali la subordinazione della femmina al maschio è natura e credo. Mutilazioni, stupri generalizzati, lapidazioni, non avvengono molto lontano da noi e non possiamo restare indifferenti.
Poi ci sono i pericoli della rete, gli adescamenti di minorenni attraverso i social network, le reputazioni rovinate via telefonino quasi per scherzo, così, tanto per farsi grandi con gli amici. Spesso ci si interroga sul perché di tanta violenza e viene fuori di tutto: la crescente frustazione dei maschi, le culture in conflitto, la riduzione pubblicitaria del corpo femminile a merce, la violenza dilagante sulla rete, l’incapacità di comunicare, l’incapacità di perdere, la mancanza di modelli positivi, i genitori disattenti…
Espressioni tutte, ritengo, di una mancata educazione dei sentimenti.
Ci si dovrebbe occupare dell’educazione sentimentale dei bambini e delle bambine in famiglia e soprattutto a scuola, a partire dalla scuola materna fino alla scuola secondaria.
Un Ministro della Pubblica Istruzione che portasse all’introduzione dell’educazione dei sentimenti nei nostri ordinamenti opererebbe senza dubbio una lungimirante operazione di riforma della scuola italiana e farebbe opera altamente meritoria per la società presente e futura. Ma il nostro Governo e la nostra Ministra sono troppo concentrati nel tagliare i fondi alla scuola pubblica. In attesa che adulti meglio educati nei sentimenti e nel rispetto della persona crescano non resta che lavorare per prevenire e per riparare precocemente i danni prodotti ai bambini, alle bambine e alle donne dai maltrattamenti subiti.
Nel nostro Paese, in molti casi e in molte realtà si sono realizzate ottime pratiche che dovrebbero essere portate a sistema nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Stato e Regioni dovrebbero predisporre linee di finanziamento destinate a programmi di messa in tutela e reinserimento sociale delle donne maltrattate, a promuovere la crescita della rete delle case delle donne, a sostenere economicamente i Comuni e le associazioni di volontariato che se ne occupano.Solo con interventi sistematici e reti di protezione si possono ottenere risultati positivi e indurre un maggior numero di donne a reagire e denunciare le violenze subite.
Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, da giornata di denuncia della violenza potrebbe trasformarsi in giornata di promozione del benessere delle donne, bisogna volerlo fare, occuparsene e preoccuparsene tutti i giorni. 

Claudia Bastianelli - E le vittime sono sempre più giovani
Resp. Pari Opportunità FGS

La questione della violenza sulle donne è un tema purtroppo sempre attuale ed assolutamente trasversale, dove l’età, l’aspetto esteriore o la classe sociale non costituiscono alcuna discriminante. Si tratta di una vera questione internazionale, in quanto in ogni Paese del pianeta, indipendentemente dallo sviluppo culturale e dalla forma di governo, ci sono donne che subiscono violenze fisiche, psicologiche e sessuali. Troppe donne, soprattutto nei Paesi Islamici, rimangono vittime di lapidazione condannate da sentenze arbitrarie e per reati, quali ad esempio l’adulterio, che nella gran parte del mondo occidentale rientrano nella sfera delle libertà di autodeterminazione. Le pratiche violente che vengono inflitte sulle donne come la pena di morte tramite lapidazione oppure l’infibulazione o l’imposizione di indossare il burqua, non sono rappresentative di una particolare forma religiosa, ma costituiscono una forma di oppressione patriarcale che ha come unico scopo quello di annullarne il corpo e l’anima e di far si che, nascoste dietro un velo quadrettato, non osino mai ribellarsi, ma continuino a vivere nel ghetto che qualcun altro ha costruito per loro.
Non dobbiamo però pensare che tutto ciò sia lontano da noi, che sia soltanto un modo di approcciarsi all’universo femminile tipico di Paesi “democraticamente arretrati”. In Italia i maltrattamenti all’interno delle mura domestiche rappresentano la prima causa di morte per le donne tra i 16 ed i 60 anni; quasi il 70% degli stupri viene attuato dal partner o da uomini appartenenti alla famiglia della vittima. Preoccupante è il fenomeno che stima l’abbassarsi sempre di più dell’età media delle vittime; ma ancor più agghiacciante è il fatto che più del 90% delle violenze non viene mai denunciata a causa della paura e dei ricatti, che spesso si ripercuotono anche nei figli (nel caso delle violenze domestiche), che subiscono le donne. Il silenzio spesso deriva anche dalla mancata autosufficienza economica, che costringe le donne a restare legate ai propri aguzzini. Il primo impegno delle Istituzione dovrebbe essere, dunque, proprio quello di mettere le donne che subiscono violenza, nella condizione di non avere paura a denunciare, e dunque di fornire loro sostegno psicologico, protezione post denuncia, e vie privilegiate di accesso al mondo del lavoro. Il bisogno che alcuni uomini hanno di dominare il sesso opposto con comportamenti violenti è forse spiegabile da luminari in psicologia, ma ciò che non si può comunque accettare e giustificare in alcun caso. Un elemento però non va sottovalutato: le lacune culturali che ancora resistono nel nostro Paese e che fino a qualche anno fa prevedevano pene attenuate in caso di colpevoli di “delitto d’onore” rappresentano il male più difficile da sradicare. E’ proprio per questo che la scuola e l’educazione in famiglia costituiscono una via possibile per fare in modo che le nuove generazioni imparino cosa sia il rispetto per i propri simili, che si tratti di donne, portatori di handicap, immigrati o altro, senza alcuna forma discriminatoria. E’ compito anche del nostro Partito, quale forza riformista basata sui valori delle pari opportunità e della difesa dei diritti umani intesi nel senso più ampio del termine, mantenere alta l’attenzione su questi temi, anche in conformità a quanto previsto dal capitolo quarto del Manifesto del PSE People First, a quanto disciplinato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e soprattutto dalla Carta Costituzionale Italiana.
 
NUMERO SPECIALE DELL'AVANTI! DELLA DOMENICA


Perché il 25 novembre non duri solo un giorno 

Quarantacinque anni fa Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, eroine della lotta di liberazione della Repubblica Dominicana dal dittatore Trujillo, furono fermate da agenti segreti del servizio militare mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione e, dopo avere subito numerose torture, furono chiuse nell’abitacolo della macchina nella quale viaggiavano e spinte in un precipizio al fine di simulare una morte accidentale.
Oggi sono il simbolo internazionale della battaglia contro la violenza alle donne e che l’Onu ha reso indelebile il loro ricordo nel 1998, proclamando il 25 novembre, anniversario della loro morte, la giornata internazionale contro la violenza alle donne.
La violenza contro le donne, sia  giovani che adulte, è una delle violazioni di diritti umani più diffuse e che questa può riguardare l’abuso fisico, sessuale, psicologico ed economico e va oltre i limiti di età, razza, cultura, benessere e posizione geografica.
La violenza contro le donne si verifica a casa, sulla strada, nelle scuole, sul luogo di lavoro, nei campi, nei campi profughi, durante scontri e crisi e che si manifesta in diversi modi, dalle forme più comuni di violenza domestica e sessuale, le convenzioni sociali dannose, l’abuso durante la gravidanza, fino ai cosiddetti delitti d’onore ed altri reati gravi legati solo al fatto di essere donne.

In tutto il mondo più di sei donne su dieci hanno subito nel corso della propria vita violenze fisiche e/o sessuali.
Uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Salute su 24.000 donne in 10 Paesi ha rilevato che la prevalenza di atti di violenza fisica e/o sessuale causati dal partner variavano dal 15 percento del Giappone urbano al 71 percento nell’ Etiopia rurale, mentre nella maggior parte delle aree la percentuale oscillava dal 30 al 60 percento.
Gli strumenti legali nazionali ed internazionali hanno sottolineato gli obblighi degli Stati nel prevenire, sradicare e punire la violenza contro le donne giovani e adulte.
Nel mondo sono stati compiuti enormi progressi nell’affrontare la violenza contro le donne giovani e adulte. Secondo uno “Studio Approfondito di Tutte le Forme di Violenza contro le Donne” condotto nel 2006 dall’ONU, 89 Paesi possiedono una legislazione sulla violenza domestica ed un numero crescente di Paesi ha istituito dei piani d’azione nazionali.
Lo stupro coniugale è un reato perseguibile in 104 Stati e 90 Paesi possiedono delle leggi sulla molestia sessuale. In 102 Paesi non esistono provvedimenti legali specifici contro la violenza domestica e lo stupro coniugale non è un reato perseguibile in almeno 53 nazioni.
La Convenzione sull’Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (CEDAW) richiede che i Paesi parte della Convenzione adottino tutte le misure necessarie per porre fine alla violenza ma che, purtroppo, la prevalenza della violenza contro le donne giovani ed adulte mostra come questa debba ancora essere affrontata con tutto l’impegno politico e tutte le risorse necessarie.
Nel nostro Paese il 31,9% delle donne ha subìto violenza nel corso della propria vita e, nella maggior parte dei casi, a compierla sono i loro partner.
In Italia circa il 70% delle vittime di omicidi compiuti tra le mura domestiche sono donne e la violenza in famiglia resta la prima causa di morte violenta delle donne tra i 16 ed i 44 anni.
In Emilia-Romagna, a partire dalle ultime rilevazioni regionali disponibili,  quasi 1.500 donne ogni anno vengono accolte dai Centri antiviolenza sparsi per il territorio.
Per rilanciare le azioni di contrasto a questa piaga sociale tutte le Consigliere, assieme a molti colleghi Consiglieri, hanno presentato una Risoluzione in Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, trasversalmente condivisa, con cui hanno impegnato la Giunta della Regione a realizzare alcune precise iniziative.
Occorre in particolare maggiore informazione e raccordo fra scuola, servizi territoriali, consultori per adolescenti e per le famiglie, così come anche l’avvio di una articolata campagna regionale di sensibilizzazione rivolta a tutti, con al centro il tema della libertà e del rispetto delle differenze … perché la lotta contro la violenza non duri solo un giorno!
Rita Moriconi

20 Novembre Giornata Mondiale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza

La Convenzione sui Diritti dell Infanzia costituisce lo strumento normativo che tutela i diritti dell’infanzia. Approvata a New York il 20 novembre 1989 e, in maniera vincolante, per gli Stati aderenti, stabilisce le norme che regolano i comportamenti da tenere nel rispetto dei bambini, intesi in senso lato come gli adolescenti di eta’ inferiore ai 18 anni.
Il 20 novembre 1959 l’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato la Dichiarazione dei Diritti dei Bambini ed il 20 novembre 1989 e’ stata approvata la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia che si poneva tra i suoi scopi quello di assicurare ad ogni bambino la Salute, l’Istruzione, l’Uguaglianza e la Protezione.

13.11.10 LIBERATA AUNG SAN SUU KYI

“Apprendo con grande entusiasmo la notizia, ma il  regime militare birmano si sveglia con 15 anni di ritardo”, dichiara Rita Cinti Luciani responsbile nazionale pari opportunità PSI, in riferimento alla liberazione della leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, “a mio giudizio la liberazione di questa donna simbolo dei diritti civili che negli anni della  prigionia ha avuto il coraggio di conservare tenacemente le sue idee,  è un passo importante al quale ne dovranno seguire molti altri,  per far si che la Birmania inizi finalmente la costruzione di uno Stato democratico”.  

Pia Locatelli a Parigi da venerdì 12 a sabato 13 Consiglio dell'Internazionale Socialista Donne  
  • L' impact de la crise mondiale : la perspective des femmes pour une solution juste
  • The Global Crisis and its Impact on the Poor - the Perspective of Women for a Fair Solution
  • La crisis global y el impacto sobre los pobres: la perspectiva de la mujer para una solución justa
e da domenica 14 a martedì 16 riunione dell'Internazionale Socialista 
  • comme convenu lors de la réunion précédente du Conseil au siège des Nations-Unies à New York en juin. En accord avec les décisions prises lors de la réunion du Présidium de l’Internationale Socialiste le 20 septembre, l’ordre du jour pour cette réunion du Conseil portera sur trois thèmes principaux, en se concentrant sur l’économie mondiale, le changement climatique et la prochaine réunion du COP16, et la résolution des conflits.
  • as agreed at the previous Council meeting held at the United Nations Headquarters, New York in June. In accordance with the decision taken at the meeting of the Presidium of the Socialist International held on 20 September, the agenda for this Council meeting will include three main themes, focussing on The Global Economy, Climate Change and the forthcoming COP16, and Resolution of Conflicts.
  • como fuera acordado en el encuentro anterior del Consejo celebrado en la Sede de Naciones Unidas en Nueva York en el mes de junio.De acuerdo con la decisión tomada por el Presidium de la Internacional Socialista en su reunión del 20 de septiembre, la agenda de este Consejo incluirá tres temas principales centrados alrededor de la Economía Mundial, el Cambio Climático y la próxima COP16, y la Solución de Conflictos.

Non bastano le parole per far vivere un figlio malato

di Daniela Mignogna (Segreteria Nazionale del PSI - Politiche Socio Sanitarie)
 
Quando la disabilità oltre a essere fisica e sensoriale è anche intellettiva, il vuoto c’è, è tragicamente reale e le persone che la vivono insieme ai loro figli si sentono dimenticate. Qui di seguito la lettera inviata al ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna e al sottosegretario alla Salute Eugenio Roccella, ma idealmente indirizzata a tutte le “donne della politica”.
“Ascoltando le associazione che si occupano di sostenere, aiutare e difendere i diritti delle famiglie con a carico un figlio disabile gravissimo, sono sconfortata e molto preoccupata per come tali nuclei familiari vengono sostenuti a livello sanitario e assistenziale.
In Italia abbiamo delle buone Leggi (104/92, 162/98, 328/00) le quali spesso, però, rimangono tali solo sulla carta. Abbiamo una Costituzione Italiana, una Costituzione Europea e ora anche una Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, oltre alle varie Leggi Regionali e Comunali che affermano come le persone disabili debbano essere sostenute con appositi piani personalizzati di cure sanitarie e assistenziali, anche per ventiquattr’ore al giorno - quando si tratta di gravissima disabilità - e che si debbano inoltre prevedere e realizzare sostegni per permettere alle persone con disabilità di rimanere a casa propria con il proprio nucleo familiare. Ma oltre a confortare chi le legge, queste normative si rivelano una pura utopia e molte sono le motivazioni che vengono presentate alle famiglie per giustificare tali mancanze:  1. non ci sono le risorse economiche; 2. la situazione è troppo complessa; 3. viene sostenuta velatamente - tramite parole, atteggiamenti e comportamenti - la non opportunità di impegnarsi in un progetto completo e soddisfacente perché, stando alle statistiche, la vita di una persona con gravissima disabilità, molto spesso bambino, è piuttosto breve e perciò...
Alle donne delle nostre Istituzioni, dunque, molto impegnate a battersi per le Pari Opportunità tra uomini e donne, vorrei chiedere di battersi anche per le Pari Opportunità da donna a donna e di immedesimarsi nelle madri che da un giorno all’altro, dalla gioia più grande dell’attesa di un bimbo, sprofondano nella disperazione per la nascita della loro creatura con gravi malformazioni o malattie genetiche (in forte aumento), sovente con pluripatologie che comportano anche l’inserimento di un ventilatore polmonare, di alimentazione tramite PEG [gastrostomia endoscopica percutanea, N.d.R.], cateterismi ecc.
Queste creature vengono dimesse dagli ospedali e consegnate nelle braccia di quelle mamme senza un progetto definitivo. Esse devono quindi improvvisamente diventare infermiere (senza avere preso il diploma), imparare a destreggiarsi con il respiratore, a somministrare l’alimentazione con la PEG, a valutare il momento di cambiare il “bottone”, a mettere il catetere, a dormire pochissimo e così via.
Non hanno altra scelta: oltre al dolore di vedere la loro creatura soffrire, oltre a dover trascurare gli altri figli dopo avere usufruito dei due anni di congedo retribuito previsto dalle leggi - l’unica forma di sostegno veramente messa in pratica in tutta Italia - devono lasciare il lavoro e diventare le infermiere dei loro figli. Le ASL non costruiscono progetti sanitari allo scopo specifico, i Servizi Sociali attuano progetti carenti sia in qualità che in quantità, quasi sempre con la motivazione che le risorse economiche sono carenti.
Cosa fareste voi donne della politica? Voltereste le spalle alle vostre creature? Vi rassegnereste a una situazione da “reclusa” impegnata al 100% nel permettere a vostro figlio o figlia una vita il più lunga possibile, il più dignitosa e serena possibile, anche trascurando gli altri figli, ciò che sovente succede, oppure vi impegnereste e vi battereste per il riconoscimento dei vostri diritti di donna, di madre e di essere umano?
Loro non hanno questa forza o l’hanno perduta, dopo mesi o anni sono esauste e il diritto alla salute e alla qualità di vita viene loro negato così come ai loro figli.
Bisogna sempre ricorrere alle denunce sui giornali o alle vie legali per salvaguardare il benessere fisico e mentale di queste famiglie? Quando il diritto di queste famiglie a condurre una vita “normale” verrà veramente riconosciuto e garantito? Oppure saranno condannate per sempre ad espiare la “colpa” di aver dato vita a una creatura disabile?
Servono stanziamenti economici a livello nazionale riconosciuti come diritto non negoziabile e per questo attendiamo segnali di effettiva attenzione, non solo parole”.

Avanti! della domenica n°35

Rita Cinti Luciani nuova responsabile pari opportunità PSI

Sono nata il 13 dicembre 1959 a Codigoro, in provincia di Ferrara.
Ho conseguito la Laurea in Filosofia, presso l’Università degli Studi di Bologna e, attualmente, sono docente di “Lettere e Filosofia”, in aspettativa per incarichi amministrativi.
Iscritta al MGS fin da studentessa universitaria, nel 1988 sono stata eletta, nelle file del PSI, Consigliere Comunale del Comune di Codigoro dove dal 1993 al 1999 ho ricoperto la carica di Vicesindaco.
Dal 1990 al 1999 sono stata eletta Consigliere provinciale della Provincia di Ferrara e, dal 1999 al 2006, Assessore provinciale della Provincia di Ferrara con deleghe alla Cultura, Pubblica Istruzione, Personale e Pari Opportunità.
Dal maggio 2006 sono Sindaco del Comune di Codigoro, con il 74% dei voti, a capo di una giunta comunale composta da 8 assessori, di cui 5 sono donne.
Membro del Consiglio e della Direzione Nazionale del PSI, recentemente sono stata nominata componente anche della Segreteria Nazionale e Responsabile Pari opportunità  del PSI.

Sono iscritta alle Associazioni di Volontariato AVIS, AIDO e sono Presidente Onorario del Premio Letterario “Caput Gauri”: un premio nazionale di promozione della poesia e della lettura, promosso ed organizzato dall’omonima Associazione Culturale. 

Entusiasmo, iniziativa, e dinamismo mi hanno da sempre spinta a proseguire nello studio, nel lavoro, nell’attività politico-amministrativa per il raggiungimento di obiettivi comuni che possano consentire un accrescimento economico, sociale e culturale della comunità in cui mi trovo ad operare, con particolare attenzione e sensibilità verso le tematiche legate al mondo femminile, alle pari opportunità, al volontariato, all’istruzione. Intendo questa nuova delega di Responsabile Nazionale Pari Opportunità  PSI come una nuova , stimolante ed impegnativa avventura. Resto disponibile ad ascoltare ogni suggerimento utile per raggiungere il nostro comune scopo.

Pia Locatelli - La differenza la fanno le donne


Non è solo una questione di principio, ma di convenienza prevedere le ‘quote rosa’ anche nei CdA



Ha suscitato grande stupore, se non scandalo, la proposta di introdurre le quote nei Consigli di Amministrazione delle società.
Si può ovviamente essere d’accordo o meno, ma le reazioni negative sono esagerate. C’è chi parla di “ennesima norma discriminatoria a privilegio di un sesso su un altro”, chi di mortificazione del merito, chi  vede difficile praticare quote rosa nei CdA, chi è arrivato addirittura a parlare di lesione dei principi costituzionali.
Partiamo dai fatti e cioè dalla proposta di legge, approvata dalla Commissione Finanze, sulla composizione dei Consigli di Amministrazione delle società quotate. Nella sostanza si dice che essi devono prevedere nella loro composizione un certo equilibrio tra uomini e donne e si definisce un  limite minimo di presenze al di sotto del quale non si può andare: su dieci componenti almeno tre devono essere donne; o viceversa di uomini, anche se ad oggi il viceversa è solo teoria. L’applicazione della legge decorre dal primo rinnovo dei Consigli di Amministrazione (e dei Collegi sindacali) delle società.
Quali sono le motivazioni alla base di questa proposta? L’affermazione del principio di eguaglianza/equità? Anche, ma non è solo questione di principio, è questione di “convenienza”: le aziende che hanno studiato l’argomento hanno verificato che una presenza mista nel top management serve ad incrementare i risultati sia finanziari sia organizzativi. Il che vuol dire: squadra mista vince.
Lo hanno verificate in tanti: alcune aziende, lo studio del professor Michel Ferrary della Ceram School di Parigi, che ha tenuto sotto controllo i comportamenti delle banche francesi nell’anno 2008; lo ha confermato il 4° rapporto McKinsey presentato nei giorni scorsi a Dauville, Francia, dal titolo significativo “Women matter” (le donne contano, nel senso di “conta che ci siano le donne, perché fanno la differenza”). Questo è il quarto rapporto sull’argomento e ancora una volta viene confermato che una squadra mista nei livelli dirigenziali è fattore che determina migliori prestazioni aziendali. Chi studia questi fenomeni ha idee molto chiare, chi non li studia continua a rimanere prigioniero degli stereotipi culturali, quasi sempre sessisti, e, se è in posizione di potere, toglie la possibilità all’azienda di fare meglio non capendo che una squadra mista la fa funzionare in modo più soddisfacente.
Purtroppo i cambiamenti sono lenti, a volte perché si ha paura, a volte semplicemente perché si è pigri o ignoranti. Ben venga quindi la proposta di legge della Commissione Finanze che osa sfidare i luoghi comuni così diffusi, anche dal punto di vista giuridico.
A coloro che si stracciano le vesti e parlano di Costituzione violata, ricordo che, insieme alla Costituzione italiana, siamo al pari soggetti alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea che all’articolo 23 dice: “La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro, di retribuzione. Il principio di parità non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.”

* Presidente Internazionale Socialista Donne

Le solite battute di Berlusconi

di Claudia Bastianelli 
Resp. Pari Opportunità Federazione dei Giovani Socialisti


Rabbia ed indignazione. Sono questi i sentimenti che suscita la dichiarazione del Premier Berlusconi nel commentare la vicenda che da qualche giorno lo vede coinvolto in un giro di escort e ragazze minorenni. Il Capo dello Governo, confermando di essere particolarmente incline a battute poco piacevoli, ha affermato che non c’è nulla di male nel guardare un bella ragazza, aggiungendo  poi che è meglio essere appassionato di belle donne che essere gay.
Vorrei dire  al Presidente Berlusconi che, dal mio modestissimo punto di vista, per qualunque uomo è molto più dignitoso essere omosessuale, piuttosto che frequentare giovani minorenni (anche se belle ragazze), soprattutto se a farlo è un baldo giovane di 74 anni che fa leva sul potere dei soldi e dell’influenza politica.
Ciò che mi preoccupa, però, non è solo la goliardia triste proposta da Berlusconi, ma il fatto che molti uomini italiani, anziché condannare queste  battute, le condividono, e molte giovanissime sono pronte a tutto in cambio di un abito firmato o di un po’ di soldi. Ciascuno ha ciò che si merita: il Paese  del bunga bunga pare riconoscersi di più in alcuni atteggiamenti del giullare di corte piuttosto che nella crisi che colpisce i più deboli e vedrà sempre più spesso titoli di giornali sulle donne di Berlusconi, piuttosto che sui cassintegrati. Commento finale? Ai posteri l’ardua sentenza, l’importante è che non arrivi troppo tardi per l’Italia ed i suoi giovani

Grande interesse a Sulmona per il convegno con Anna Falcone.

di Massimo Carugno

Ieri 29 ottobre presso la sala conferenze della Comunità Montana, di fronte ad una sala piena, Anna Falcone, componente della direzione nazionale del P.S.I., ha illustrato la posizione Socialista in ordine all’obiettivo politico – sociale del raggiungimento delle pari opportunità.
In particolare ha illustrato i dettagli della nuova legge elettorale regionale della Campania, adottata prima delle ultime consultazioni elettorali, su proposta del gruppo consiliare socialista, spiegandone i meccanismi e gli effetti e illustrando, soprattutto, come sia divenuto possibile esprimere con un solo voto una doppia preferenza: una per un candidato di sesso maschile ed uno per una candidata di sesso femminile.
Molte le donne presenti di tutte le estrazioni politiche e tra esse l’On.Paola Pelino (PDL) ed il Vice Presidente della Provincia dell’Aquila Antonella Di Nino (PDL). Ovviamente era presente tutta la classe dirigente regionale Abruzzese del P.S.I.

Visita agli accampamenti Saharawi


Pia Locatelli guiderà una delegazione dell'Internazionale Socialista Donne che dal 30 ottobre al 2 novembre si recherà nel Sahara occidentale per conoscere la realtà delle donne che vivono negli accampamenti Saharawi. 
La visita avrà inoltre lo scopo di portare solidarietà politica e contribuire al rispetto e alla promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella regione.

La corte costituzionale dice sì alla doppia preferenza di genere: una vittoria socialista! 

La legge elettorale della Campania ha superato con successo il vaglio di Costituzionalità della Consultae, con essa, passa la leggitimità della doppia preferenza di genere proposta, in fase di formazione nella legge, dal Gruppo Socialista. 

E' un successo importante e meritato di cui ci complimentiamo con le compagne e i compagni campani e che auguriamo veder replicato presto nelle altre Regioni italiane.

Il meccanismo della doppia preferenza di genere inaugura un nuovo corso nelle battaglie per l’equilibrata rappresentanza politica di donne e uomini: costituisce, infatti, uno strumento formidabile per consentire all’elettorato di determinare dal basso quel riequilibrio della rappresentanza di genere e la giusta rappresentanza democratica delle donne nelle assemblee elettive che un certo il sistema politico con riesce o non vuole garantire. I Socialisti no: noi stiamo dalla parte delle donne, senza se e senza ma.             

Mi auguro che questo successo sia il primo di una nuova stagione di battaglie per l’uguaglianza e il riconoscimento dei diritti delle donne portate avanti da tutto il Partito Socialista. 

L’Uguaglianza di genere è un obiettivo prioritario su cui concentrare sempre di più tutte le nostre forze. L’abbiamo sottoscritto nel PSE in Europa, dobbiamo perseguirlo con assoluta determinazione anche in Italia.


DIREZIONE: ELETTA LA NUOVA SEGRETERIA NAZIONALE

La direzione del partito svoltasi oggi ha eletto (all'unanimità con un astenuto) la nuova segreteria nazionale che è composta da: Marco Di Lello, Franco Bartolomei, Roberto Biscardini, Luca Cefisi, Rita Cinti Luciani, Bobo Craxi, Mauro Del Bue, Lello di Gioia, Luigi Incarnato,  Gerardo Labellarte, Patrizia Marchetti, Gennaro Mucciolo, Nino Oddo, Donato Pellegrino, Silvano Rometti, Gianfranco Schietroma, Angelo Sollazzo oltre ai membri di diritto Giovanni Crema, Presidente della CNG, Oreste Pastorelli Tesoriere, Luigi Iorio segretario nazionale della FGS e Rocco Vita, indicato Presidente della Consulta nazionale degli amministratori.

Pia Locatelli : Italia, Stato laico o confessionale

Le polemiche sul Nobel a Edwards confermano il vizio di fondo della legge 40


Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato a Robert Edwards per le sue ricerche che hanno reso possibile il trattamento della infertilità, una condizione che colpisce più del dieci per cento di tutte le coppie del mondo.
Mentre la comunità scientifica e tutti coloro che hanno fiducia e non paura della scienza esprimono soddisfazione per la decisione dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, altri ritengono che la scelta di Edwards sia completamente fuori luogo. 
Tra questi il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, che ha accusato il biologo di essere causa del “mercato degli ovociti”, dell’abbandono degli embrioni che “finiranno per morire» e dello «stato confusionale della procreazione assistita, con figli nati da nonne o mamme in affitto”.
Purtroppo il governo del nostro Paese la pensa come la Pontificia Accademia e mentre il Nobel del 2010 riconosce il valore scientifico ed etico della fecondazione assistita, il governo continua a difendere a spada tratta la legge 40 sulle “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, che sin dal titolo tradisce l’impostazione ideologica e clericale.
Quando si parla di fecondazione assistita subito si contrappongono due campi: da una parte c’è chi vede solo i rischi che potrebbe comportare, come ad esempio il commercio degli ovociti; dall’altra vi sono i difensori che mettono sul piatto della bilancia gli oltre quattro milioni di bambini e bambine nati, l’elusione di numerose malattie gravi geneticamente trasmissibili grazie alla diagnosi pre-impianto, la ricerca sulle cellule staminali con tutte le sue potenzialità. Mi chiedo: conta tutto questo o conta sola l’ideologia? Non si vogliono negare i rischi che, come in tutte le situazioni, si possono correre, ma è pensabile ad esempio negare la proprietà privata per prevenire il furto? Il parallelo è paradossale, ma fondato.

Personalmente non cesserò mai di ripetere che la legge 40 è una legge sbagliata che va cancellata o almeno cambiata. Questa legge è due volte cattiva: perché è crudele nei confronti delle donne in quanto il suo impianto originale, prevedendo il divieto di crioconservazione degli ovuli, sottopone le donne a ripetute iperstimolazioni ovariche; perché è mal fatta, ed infatti diversi tribunali - di Firenze, di Cagliari, di Bologna, il Tar del Lazio - sono intervenuti nel merito evidenziandone le incongruenze e interpellando anche la Corte Costituzionale. E la Corte ha imposto una prima modifica, e cioè la cancellazione sia del divieto di crioconservazione sia dell’obbligo dell’impianto dei tre ovuli fecondati, invocando il principio della uguaglianza e la ragionevolezza.
Ora è sotto scacco un altro pezzo importante della legge, quello relativo al divieto di fecondazione eterologa. Il tribunale di Firenze ha chiesto infatti alla Corte Costituzionale di pronunciarsi in merito ad un ricorso avanzato da una coppia che sostiene che il divieto della fecondazione eterologa lede il principio di uguaglianza e non rispetta l’obbligo di recepire il diritto comunitario. Infatti una sentenza pronunciata dalla Corte di Strasburgo ha condannato l’Austria ad eliminare una sua legge che prevedeva, come da noi, il divieto di fecondazione eterologa. Pochi sanno che dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona la Corte di Strasburgo per i Diritti dell’Uomo (ma quando verrà cambiato verrà cambiato il suo nome in Corte per i Diritti Umani?) è diventata organismo europeo e quindi le sue sentenze diventano norme di diritto comunitario.
Quindi questa legge va perdendo pezzi, ma i nostri legislatori, in primis gli ex laici Sacconi e Roccella, continuano a difenderla nel suo impianto fondamentale che, come dicevo all’inizio, è ideologico già a partire dal titolo.
In un interessante saggio sulla rivista “Bioetica”, M.Grazia Sacchetti, una giurista dell’Università di Modena, mette in evidenza la non casualità della scelta del termine “procreazione” anziché quello più corretto e specifico di “fecondazione” per il titolo della legge 40. Il termine fecondazione, usato nelle altre legislazioni europee, ha un significato prettamente medico. Il termine procreazione è quello teologico contenuto nel dizionario di bioetica del cardinal Tettamanzi che, comprensibilmente dal suo punto di vista, dice che il procreare è, in definitiva, un atto religioso.
Il problema sta tutto qui: il nostro è uno Stato laico o confessionale? E’ dalla risposta a questa domanda che discendono le leggi del nostro Paese.