Anna Falcone


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La corte costituzionale dice sì alla doppia preferenza di genere: una vittoria socialista! 

La legge elettorale della Campania ha superato con successo il vaglio di Costituzionalità della Consultae, con essa, passa la leggitimità della doppia preferenza di genere proposta, in fase di formazione nella legge, dal Gruppo Socialista. E' un successo importante e meritato di cui ci complimentiamo con le compagne e i compagni campani e che auguriamo veder replicato presto nelle altre Regioni italiane.

Il meccanismo della doppia preferenza di genere inaugura un nuovo corso nelle battaglie per l’equilibrata rappresentanza politica di donne e uomini: costituisce, infatti, uno strumento formidabile per consentire all’elettorato di determinare dal basso quel riequilibrio della rappresentanza di genere e la giusta rappresentanza democratica delle donne nelle assemblee elettive che un certo il sistema politico con riesce o non vuole garantire. I Socialisti no: noi stiamo dalla parte delle donne, senza se e senza ma.             

Mi auguro che questo successo sia il primo di una nuova stagione di battaglie per l’uguaglianza e il riconoscimento dei diritti delle donne portate avanti da tutto il Partito Socialista. 

L’Uguaglianza di genere è un obiettivo prioritario su cui concentrare sempre di più tutte le nostre forze. L’abbiamo sottoscritto nel PSE in Europa, dobbiamo perseguirlo con assoluta determinazione anche in Italia.

 

21 settembre 2010 

Nella nuova Direzione Nazionale del PSI una eletta per investitura diretta: Anna Falcone




Lo scorso 18 Settembre 2010, il Consiglio Nazionale del PSI, riunito a Ravalle (Ferrara) per la festa dell’Avanti, ha eletto la nuova Direzione Nazionale del Partito Socialista Italiano.
All’elenco formato su proposta delle Regioni, l’Assemblea del Consiglio Nazionale - su esplicita richiesta del segretario Regionale della Toscana,  supportato dai segretari di Lombardia e Abruzzo e da altri membri del CN - ha chiesto, prima della votazione definitiva, di aggiungere il nome della compagna Anna Falcone, per i meriti ed i risultati ottenuti in Italia e in Europa come rappresentante nazionale delle pari opportunità e per l’impegno e le qualità dimostrate come giovane dirigente del PSI.
Molte proteste, infatti, si erano levate dalla platea per l’assenza dall’organismo della giovane dirigente, fra le più apprezzate e popolari del Partito in tutta Italia.
L’ampia maggioranza di voti positivi espressi ha fatto sì che per la prima volta un dirigente nazionale entrasse a far parte dell’organismo sovrano del PSI per investitura diretta da parte del Consiglio Nazionale.
La Falcone ha ricevuto i complimenti di moltissimi compagni e dirigenti per il lavoro svolto e il risultato ottenuto in termini di consenso personale e politico, nonché per la ventata di entusiasmo e democrazia che la  sua spontanea investitura, voluta da così tanti compagni e compagne, ha portato nel partito.
Non sempre tutto è ‘scritto’ e non tutti i partiti, o non tutti nei partiti, soffrono i mali della ‘partitocrazia’

nuova direzione nazionale PSI

Avanti della domenica n°22

Il ruolo delle donne nella politica interna e internazionale 

Siamo noi la soluzione per uscire dalla crisi

Le donne e i giovani sono la risorsa principale, la chiave di volta per uscire dalla recessione e dalla decadenza sociale, culturale ed economica in cui ci ha spinto la crisi globale.
Le esperienza europee più recenti e il lavoro di elaborazione politica del PSE e del PSE-Women hanno da tempo indicato la linea di sviluppo delle politiche di emancipazione, adottando negli ordinamenti a guida socialista un modello di mainstraming di genere che ha trovato nella Spagna socialista, con le prime tre leggi del primo governo Zapatero – “Ley de Igualdad”, “Ley contra la violencia de Género” e “Ley de dependencia” – la sua più moderna ed efficace espressione in termini di risultati.
La democrazia paritaria è un’evoluzione sostanziale, un obiettivo non più rinviabile per tutti i modelli ed i partiti socialisti. Le donne socialiste hanno lavorato in questi anni per fare della loro proposta una punta avanzata nel panorama politico italiano, sia circa la partecipazione attiva delle donne alla politica, che nell’elaborazione delle riforme e delle politiche da proiettare nella società per determinarne una evoluzione in senso paritario e non discriminatorio.
Il nuovo Statuto del PSI, votato lo scorso anno, contiene la norma più dettagliata, completa ed avanzata fra i partiti italiani in materia di partecipazione equilibrata di entrambi i sessi alla vita del partito ed alle cariche istituzionali interne ed esterne. Gli organismi che saranno eletti nel prossimo Congresso saranno per la prima volta rappresentativi di entrambi i generi in un rapporto non inferiore al 40%-60% ed in una percentuale che dovrà avvicinarsi il più possibile alla rappresentanza paritaria di uomini e donne. Oltre a ciò, troverà finalmente attuazione il vincolo di destinazione del 5% delle risorse alle attività di promozione delle pari opportunità e della partecipazione politica delle donne, già approvata lo scorso anno dalla Direzione Nazionale.
L’incontro nazionale delle donne del PSI, tenutosi nel maggio dello scorso anno, e vari altri incontri promossi dalle molte, vive associazioni di donne socialiste, hanno poi rilanciato i temi e campagne su cui concentrare la nostra agenda politica: perequazione nel lavoro e nelle carriere, libertà procreativa, tutela della salute, garanzia dei servizi sociali a sostegno alla maternità e delle fasce più deboli, piena partecipazione delle donne alla vita politica e dei partiti, lotta ad ogni forma di violenza e discriminazione, accesso paritario alla formazione/riqualificazione professionale ed ai mezzi di comunicazione, diritto alla trasmissione del cognome ai figli.
Superata questa non semplice fase di costruzione dei presupposti per una piena partecipazione delle donne alla vita del partito, occorre ora passare ai fatti: è tempo che tutto il partito si impegni per rilanciare una nuova stagione di battaglie per i diritti e le libertà delle donne. Il prossimo congresso del PSI sarà occasione per dare contenuto e concretezza al lavoro delle donne socialiste italiane ed alle giuste istanza di piena partecipazione e rilancio di una proposta politica avanzata, centrata sulla priorità condivisa di realizzare finalmente, anche in Italia, una democrazia paritaria che garantisca piena cittadinanza civile, sociale e politica alle donne.
Essere parte dell’IS e del PSE, proporsi come unico referente nazionale di quel Socialismo che in Europa e nel mondo è stato ed è fautore delle riforme più lungimiranti e moderne in tema di diritti ed uguaglianza delle donne, deve trovare conferme nelle scelte e nella definizione dell’agenda politica e delle priorità dell’intero PSI.
Il II Congresso Nazionale può e deve essere occasione di un salto di qualità, di un moto d’orgoglio, per passare dalle dichiarazioni di intenti ai fatti, per dimostrare - a fronte dei gravissimi attacchi delle politiche di governo alla dignità e alla libertà delle donne - la sostanza, e non solo l’orgoglio nominalistico, dell’essere socialisti. Le donne socialiste lo chiedono e lavoreranno unite nel partito per concretizzare questo obiettivo.

6aprile 2010

E' tempo di una nuova Sinistra

Dopo la sconfitta elettorale si apre finalmente una seria discussione a sinistra per innovare la sua "mission" politica e superare frammentazioni e limiti che le hanno impedito in questi ultimi anni di essere soggetto politico credibile, autorevole e realmente alternativo al centrodestra.

Iniziamo a dircelo chiaramente: il momento è talmente grave che chiunque a Sinistra si ostini a perseguire una politica di bottega e autoconservazione, è semplicemente un irresponsabile e, soprattutto, non è di sinistra. Occorre rinnovare una classe dirigente che ha fallito nella cedibilità personale e nella proposta politica, e lavorare a un percorso federativo che miri alla nascita di un nuovo soggetto della sinistra italiana, unito e plurale con un forte radicamento nel socialismo europeo, nella cultura ecologista, liberale e riformista. Chiunque ancora oggi di permetta di escludere chiunque dei soggetti del centro-sinistra da un tavolo di incontro e confronto, semplicemente, è fuori dalla Storia. Ognuno dei partiti del centro sinistra e tanti dei movimenti della società civile, in cui si identifica una base che oggi non vota più a sinistra, sono portatori di istanze sociali e valori che devono trovare una giusta sintesi nel dibattito che dobbiamo aprire a partire da subito. Sia chiaro a tutti. Solo uniti e forti di una nuovo proposta politica potremo essere credibili agli occhi degli italiani. Solo uniti potremo sperare di rilanciare il ruolo storico e sociale della Sinistra. Solo uniti si vince. Fondamentale, in tal senso, è la necessità di una sintesi, che la Storia ci chiede di fare, fra le migliori esperienze e risultati della sinistra e del riformismo italiano: sono più di 15 anni che ci sottraiamo a questo doveroso passaggio. La crisi democratica in atto e l'esclusione di fatto della Sinistra dalla scena politica italiana richiedono scelte coraggiose e adeguate alla gravità del momento. E' il tempo di lavorare tutti a una nuova Sinistra. Chi ci sta ci sta, chi vuole giocare ancora alle alchimie e alle strategie delle alleanze senza prospettiva e destinate a sopravvivere il tempo di una campagna elettorale è fuori.

E' un lavoro estremamente difficile, lo sappiamo, ma non per questo possiamo sottrarci. E’ una sfida a cui devono lavorare tutti, le parti sane e responsabili dei partiti, ma anche e imprescindibilmente i movimenti della società civile che si riconoscono nell'area di sinistra. Sarà rinascita se ci sarà la base, se finalmente partiti si riapriranno ai cittadini, alla democrazia e partecipazione interna. Queste elezioni devono decretare, con l’inizio di una nuova stagione politica, la fine dei “sultanati” e della gestione personale dei partiti. E’ lì che nasce la degenerazione della Sinistra, la sua incoerenza fra una “mission” politica di “liberazione del bisogno” e “valorizzazione dei meriti” e una pratica inquinata da troppi “dirigenti” che sull’uso clientelare del bisogno e la mortificazione dei talenti hanno costruito, invece, le loro carriere. I proclami di vittoria e le ipocrite soddisfazioni sono funzionali al tentativo di legittimare queste classi dirigenti che hanno tradito gli ideali della Sinistra e fallito nei fatti, ma non si rassegnano a cedere il passo al nuovo, a guardarsi allo specchio e vedere che, senza possibilità di errore, “il re è nudo” e non c’è chi possa rivestirlo a parole continuando a ingannare i cittadini e l’elettorato orfano della Sinistra.
Che sia chiaro a tutti: siamo spariti e numericamente irrisori. Ciò non significa che sia sparita o finita la Sinistra. La gente, però, non voterà più a Sinistra se la Sinistra non ritroverà:

1) una sua unità interna basata su una visione nuova di società più lungimirante, appetibile e moderna di quella proposta dalla destra (penso al modello spagnolo e alla convention dei migliori cervelli mondiali che Zapatero ha convocato per riscrivere il futuro del Socialismo spagnolo e il suo programma per le politiche. Sarebbe impossibile una operazione analoga per noi soli socialisti, ma insieme a tutti i compagni della Sinistra si potrebbe fare);

2) rappresentanti di riconosciute capacità, che mettano la riuscita di questo progetto di "rifondazione" e "rinnovamento" prima delle proprie "carriere politiche", persone in cui gli elettori si possano riconoscere e di cui si possano fidare, anche a prescindere dal partito. Facciamocene una ragione: quasi nessuno crede più alla sola ideologia, viviamo una fase post-ideologica e di gravissima crisi, per cui i cittadini votano chi ritengono capace di risolvere i problemi.

Le alleanze e le strategie verranno poi e saranno determinate dalla nostra forza di soggetto compiuto e credibile della Sinistra, dagli obiettivi e caratterizzazione che ci saremo dati e, quindi, dal successo di questa prima fase. Ogni alleanza deve essere sostenuto da una valutazione politica della sua opportunità, non dagli interessi elettoralistici locali e/o personali. Se non saremo uniti e forti subiremo di destino di essere fagocitati senza accorgercene da altre forze e poteri. Anche per questo è necessario ripartire dalla base e da un dibattito sui temi che costituisca l'amalgama di valori condivisi e comuni, il nuovo D.N.A. della Sinistra. L'Unità di deve costruire questa volta su obiettivi comuni, non su mera opportunità di sopravvivenza. Vogliamo vivere e operare, non sopravvivere come inutili atomi di un sistema che non determiniamo.

Chi è socialista deve dare al socialismo una chance di rinascita, anche in un partito che abbia un nome nuovo, ma che possa inglobare e rilanciare in un nuovo progetto politico i valori del socialismo. Chi è di sinistra, in ogni sua articolazione, deve avere il coraggio di fare un passo indietro rispetto alla sua asfittica autonomia e passata identità, per farne tanti in avanti. Realisticamente non abbiamo altra speranza di futuro.

La lezione dell'Islanda

“Il Parlamento dell’Islanda ha votato all’unanimità il via libera alla legge che consente le unioni omosessuali, e lo ha fatto senza ricorrere a formule neutrali, ma scrivendo testualmente nel testo normativo le parole «fra uomo e uomo» e «fra donna e donna». Questo Paese, guidato da un capo di governo donna, Johanna Sigurdadottir, dichiaratamente lesbica, lancia al resto d’Europa e in particolare all’Italia un messaggio di grande civiltà e coraggio. Una lezione, per il nostro Paese, tanto forte, quanto lontana. L’Italia che sta regredendo drammaticamente sul piano culturale e del riconoscimento dei diritti civili, vecchi e nuovi, rifletta. I diritti del XII Secolo non hanno sesso e non tollerano discriminazioni”.

In pensione a 65 anni, lo chiede l'Europa. Noi chiediamo gli stessi diritti delle altre donne europee


A partire dal 1 Gennaio 2012 anche in Italia le donne, nel settore pubblico, andranno in pensione a 65 anni come gli uomini. È quanto ha stabilito oggi il Consiglio dei Ministri, accogliendo le sollecitazioni europee in materia di parità di trattamento fra uomini e donne in campo pensionistico. Il Governo pare si sia dimenticato, però, che prima di pensare alle pensioni bisognerebbe parificare, coerentemente e finalmente, anche in Italia, le condizioni di lavoro, retributive e di carriera fra uomini e donne. Ma soprattutto bisognerebbe decidersi a garantire - anche nel “Bel Paese” - quei servizi sociali, di assistenza all’infanzia, alle famiglie, agli anziani, ai disabili e alle fasce più deboli che - già presenti e diffusi in molti altri Stati membri - sono stati all’origine dell’emancipazione di molte donne europee.
Queste “debolezze” gravano ancora, invece, e pesantemente, come “lavoro invisibile” sulle donne italiane, che sono il vero “ammortizzatore sociale” del Paese. Il furto di tempo, energie e risorse che ne deriva, è una delle prime cause della loro condizione di perdurante disuguaglianza nei settori strategici della partecipazione alla vita pubblica, politica, economica e sociale. Ancor di più è un furto di risorse per l’intera società italiana, che ancora oggi, e in un momento di grave crisi, pensa di poter andare avanti sacrificando molti dei suoi migliori talenti e professionalità: quasi il 50% della popolazione attiva, di cui la stragrande maggioranza è costituita da donne.
Ci volete europee? Volentieri, ne saremmo davvero felici! A condizione che si parta dai diritti, dalle politiche di uguaglianza e di inclusione sociale, politica ed economica, ovvero, dal riassetto in senso paritario dello Stato sociale. Questo significa per noi essere, finalmente, “cittadine europee”.
Il “Fondo Sociale dedicato alle donne”, chiesto e ottenuto dalla Ministra per le Pari Opportunità, è l’ennesima misura estemporanea, provvisoria e, pertanto, insufficiente e inadeguata a sopperire, nel nostro sistema, alla mancanza di politiche sociali strutturali di uguaglianza, in definitiva, di un vero Stato Sociale.
Ringraziamo, ma non è più tempo di “contentini”.


8 marzo 2010
Unire le forze per riconquistare diritti, parità e democrazia

E' d'obbligo onorare la festa internazionale delle donne per come merita e augurare a tutte le donne un felice 8 Marzo. E' importante rinnovarne la memoria, riconoscere l’importanza democratica delle battaglie delle donne e delle conquise che ne sono derivate negli ultimi cento anni, conquiste di civiltà, non solo di diritti, conquiste che hanno cambiato il mondo e ne hanno fatto un posto migliore per tutti. Ma soprattutto, e soprattutto oggi, è essenziale avere il coraggio di rilanciare, in una prospettiva anche più ampia, le lotte di liberazione che furono il pilastro del movimento femminile. Perché non si riduca tutto alla mera commemorazione, perché le mimose non appassiscano domani insieme la memoria di quanto si è detto solo oggi. Ma soprattutto perché il modo migliore, e più onesto, di onorare la Storia di queste battaglie, e delle donne che ne furono protagoniste, è darle un senso nel presente e una prospettiva reale nel futuro. Non posso e non voglio nascondere la mia preoccupazione e quella di tante donne per la deriva antifemminile e antidemocratica che vive il nostro Paese, una deriva che si riverbera negativamente soprattutto sulla condizione femminile, sulla tutela dei diritti dei cittadini più deboli, soli, emarginati e su chi si ostina a pretendere libertà e dignità qualunque condizione viva. Il termometro della crisi, sociale, economica, ed oggi anche politica , è segnato emblematicamente dalle difficoltà che si sono nuovamente riversate sulle donne, dopo anni di battaglie e conquiste, come se quelle battaglie e quelle conquiste non ci fossero mai state. I nuovi attacchi alle libertà delle donne sono tanto più gravi quanto più vigliacchi perché spesso imposti, ingiustificati e ingiustificabili: le scelte sul nostro corpo, sul nostro destino, sulla maternità, sul lavoro che potremo fare, su quanto questo lavoro ci renderà realmente libere, dal bisogno e dalla possibilità di subire un destino deciso da altri, sono sempre più etero-limitate ed etero-condizionate, quando non autoritativamente imposte.

Insieme ai giovani, agli anziani, agli immigrati, alle persone omosessuali, alle minoranze religiose ed alle classi emarginate in genere, le donne sono le nuove, inaspettate vittime dell'esclusione dalla vita attiva, dal lavoro, dalla politica, di un egoismo e cecità sociale alimentati da una crisi culturale, prima che economica e sociale, quanto mai grave e impudente. Siamo state lentamente svuotate e trasformate: da cittadine con pari dignità sociale a fantasmi invisibili, a fastidiose rivendicatrici di diritti e soluzioni su problemi sociali “di secondo piano”, manichini "plasmabili" da relegare in ruoli mortificanti dei nostri talenti e della nostra dignità, quando non volutamente degradati e degradanti. Il messaggio è: non c’è posto. E per le meno fortunate continua:”a meno che…”. La maggior parte, checché se ne dica non cede, non rinuncia alla sua dignità. Fa un passo indietro, nell’ombra. Spesso nel silenzio. E, così, in questa partita truccata e senza regole perde tutta la società. E' una strategia di melliflua, silenziosa e spietata quella che “ispira” questo processo, un tentativo di "plastificazione" e umiliazione generalizzata dell'identità femminile, alimentata da gran parte dei media, e anche per questo terribilmente pervasiva, efficace e difficile da contrastare per una cultura, quella "autenticamente femminile", quasi del tutto esclusa dai circuiti mediatici. A poco valgono i nostri "no", la nostra determinazione nelle essere e nel dimostrare di essere, con le nostre vite e il nostro esempio ciò che realmente siamo: "altro", identità ben più ricche, "sostanziali" e libere da come arbitrariamente ci si rappresenta o qualcuno vorrebbe che fossimo o diventassimo.

E' così che in pochissimo tempo i nostri diritti, anche quelli conquistati e consolidati, sono diventati concessioni sporadiche ed eventuali, che spesso, noi per prime, per stanchezza e delusione, non rivendichiamo più. Il lavoro e le libertà in primis. Questa stanchezza, questa delusione, oggi, sono il nostro peggiore nemico. Bisogna "ritrovarsi" tutte, dentro e fuori di noi e oltre gli steccati, per darsi forza e "ritrovare" nuove energie e motivazioni. Il contesto è troppo degenerato, forse, per farcela da sole, i problemi troppo gravi, ma bisogna rendersi conto che questa sofferenza sociale non è solo nostra e non può, non deve, essere affrontato solo con le nostre forze. Credo sia arrivato il tempo di cambiare anche noi “strategia” perché la causa, oggi, è generale e ben più ampia che in passato: è in atto una crisi di democrazia senza precedenti nella Storia Repubblicana, una crisi che pretende di mettere in discussione il ruolo della dignità umana, delle persone come centro e fine di ogni ordinamento, della certezza del diritto e della preminenza dei diritti e delle libertà fondamentali sugli interessi economici e di potere, di pochi uomini e poche lobbies, una crisi che si fonda sulla prepotente imposizione della incultura della mediocrità, del relativismo delle leggi, del familismo e della prepotenza del più forte sui principi fondanti di uguaglianza, giustizia, libertà, meritocrazia e rispetto di tutti e di ogni individuo del nostro ordinamento. Facile dire - ma occorre ribadirlo - che un Paese che non "vede", non "ascolta", non permette la piena partecipazione delle donne e di tutti i suoi cittadini alla vita pubblica, culturale, economica e sociale NON E' UN PAESE DEMOCRATICO! Fine dell'ipocrisia.

Per questi motivi, per estrema protesta verso questa cecità, verso queste intollerabili ipocrisie rinuncio oggi a "festeggiare" per l'8 Marzo e richiamo tutte le donne a nuova stagione di lotta per i loro diritti e per i diritti di tutti i cittadini. Non mi basta più lottare solo per me e per le mie sorelle: voglio lottare per chiunque sia e si senta oppresso, calpestato, civilmente e politicamente "ucciso" da una società che non lo riconosce più come persona umana, men che meno si preoccupa di riconoscerne i diritti, come libertà viventi nella vita e non solo sulla carta. Chiedo che la battaglia di ognuno di loro sia e possa diventare la battaglia di tutti e tutte noi per la democrazia! In un momento così difficile nessun uomo e nessuna donna autenticamente democratico può ignorare la responsabilità di impegnarsi per la rinascita di questo Paese: vogliamo libertà autentica - dal bisogno, di scelta, di voto e di pensiero - tutela del lavoro e politiche di rilancio dell'occupazione, rispetto primario della dignità umana prima che degli interessi economici, giustizia sociale, solidarietà per i più deboli, pari opportunità e meritocrazia per tutte le donne e per tutti gli uomini. I doveri, noi, li abbiamo rispettati tutti.

Questi diritti sono i diritti per cui da sempre lottano le donne e tutti i soggetti "deboli", ma la loro conquista, uguale, per tutti, è un orizzonte comune, a cui tutte e tutti dobbiamo ambire e, forse, solo unendo le nostre forze, senza rinunciare alle nostre specificità, possiamo sperare di raggiungerli e concretizzarli da oggi, senza aspettare più domani.

Un abbraccio alle sorelle e ai fratelli socialisti e a tutti coloro che lottano per gli stessi ideali di giustizia, uguaglianza e libertà. Non smettete mai di lottare e non permettete mai a nessuno di poter sconfiggere la vostra fede laica nella concreta possibilità di concorrere insieme a costruire un mondo migliore.

Anna Falcone
Responsabile Nazionale Pari Opportunità Partito Socialista


11 dicembre 2009
La forza delle idee, i risultati della coerenza

Non sempre il successo politico di un partito è dato solo dai numeri. I risultati ottenuti dal PSI all’ultimo Congresso del PES e del PES Women di Praga ne sono la sono prova. Un piccolo partito ha portato a casa grandi risultati: innanzi tutto siamo l’unico soggetto politico a rappresentare in Italia la famiglia socialista europea. La riconferma del compagno Luca Cefisi nella presidenza del PES è il riconoscimento della ininterrotta tradizione riformista e di sinistra che il PSI rappresenta in Italia e in Europa. Senza tentennamenti, senza compromessi.
Oltre a ciò, la delegazione italiana del PSI all’incontro del PES WOMEN, ha contribuito significativamente alla determinazione dell’agenda politica lanciando una proposta operativa, circa le azioni comuni in materia di parità di genere. L’idea, accolta con entusiasmo dall’intera assemblea delle compagne socialiste europee, ha come obiettivo di trasporre sul piano europeo le battaglie in materia di tutela dei diritti delle donne che spesso non riescono a produrre risultati efficaci e soddisfacenti a livello nazionale, fra cui la tutela e la stabilità del lavoro femminile, il diritto ad una uguale retribuzione, l’uguale possibilità di fare carriera, senza dimenticare la centralità delle garanzie di libertà nelle scelte relazionali e di vita, la condivisione delle responsabilità familiari, la tutela della salute, la libertà di procreazione e di disposizione del proprio corpo.
Oggi è possibile spingere più efficacemente sulle politiche sociali e le libertà civili in Europa per ottenere nuovi e più ampi strumenti di tutela dei diritti delle donne e di tutti i soggetti deboli ed emarginati. Dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e la piena efficacia della Carta europea dei diritti fondamentali, l’Europa ha infatti nuove e maggiori competenze in materia di diritti civili e sociali. Sono strumenti che dobbiamo sfruttare al meglio per scavalcare gli ostacoli che molte di queste battaglie trovano nei singoli Stati membri.
Accogliendo la proposta della delegazione italiana del PSI al PES WOMEN, le donne socialiste europee hanno deciso di lavorare alla proposizione condivisa di un gruppo di Risoluzioni, generalmente vincolanti e direttamente efficaci nei Paesi membri, per contribuire a fondare una “cittadinanza sociale comune” ed un uguale livello di tutela di tali diritti per tutte le donne europee. A tal fine abbiamo proposto la creazione di un gruppo europeo di giuriste socialiste che, insieme alle compagne del PES WOMEN, lavorino alla elaborazione di tali proposte normative e, inoltre, di un gruppo di avvocate che segua il contenzioso delle Corti Europee per stimolare l’affermazione di una giurisprudenza più coraggiosa in materia di uguaglianza sostanziale e tutela delle libertà di genere. Provocare una evoluzione in senso “sostanziale” della tutela dei diritti delle donne e dei soggetti deboli o discriminati, deve e diventare una priorità dei Socialisti europei. Le donne europee contribuiranno a questo percorso lavorando insieme per affermare uno “status di cittadinanza comune europea sull’uguaglianza e la libertà di genere”. Essere cittadine europee dovrà, cioè, significare poter godere di un livello minimo di garanzie dei diritti civili e sociali al di sotto dei quali gli Stati membri non potranno scendere, per evitare, come accaduto in occasione della crisi economica e sociale in atto, che le donne siano le prime a soffrire gli effetti di politiche nazionali restrittive dei loro diritti e miopi nelle prospettive di sviluppo dell’intera società. La nostra proposta sarà oggetto del prossimo “Statutory Meeting” del PES Woman nel 2010.
Un bilancio decisamente positivo e un successo per le donne socialiste e per l’intero partito.
Per questo ringrazio tutti i membri della delegazione italiana e, in particolare, Pia Locatelli, che è esempio e sprone per tutti noi. Grazie Pia a grazie a tutti gli attivisti che con noi hanno partecipato al Congresso. Il loro contributo è stato essenziale per animare il dibattito e dare prestigio e spessore alla rappresentanza socialista italiana. Ad maiora!

17 dicembre 2009
La Corte Coatituzionale dice sì alla doppia preferenza di genere: UNA VITTORIA SOCIALISTA

La legge elettorale della Campania ha superato con successo il vaglio di Costituzionalità della Consulta e, con essa, passa la legittimità della doppia preferenza di genere proposta, in fase di formazione nella legge, dal Gruppo Socialista. E’ un successo importante e meritato di cui ci complimentiamo con le compagne e compagni campani e che auguriamo veder replicato presto nelle altre Regioni italiane. Il meccanismo della doppia preferenza di genere inaugura un nuovo corso nelle battaglie per l’equilibrata rappresentanza politica di donne e uomini: costituisce, infatti, uno strumento formidabile per consentire all’elettorato di determinare dal basso quel riequilibrio della rappresentanza di genere e la giusta rappresentanza democratica delle donne nelle assemblee elettive che un certo il sistema politico con riesce o non vuole garantire. I Socialisti no: noi stiamo dalla parte delle donne, senza se e senza ma. Mi auguro che questo successo sia il primo di una nuova stagione di battaglie per l’uguaglianza e il riconoscimento dei diritti delle donne portate avanti da tutto il Partito Socialista. L’Uguaglianza di genere è un obiettivo prioritario su cui concentrare sempre di più tutte le nostre forze. L’abbiamo sottoscritto nel PSE in Europa, dobbiamo perseguirlo con assoluta determinazione anche in Italia.




Praga 6 dicembre 2009

intervento Anna Falcone all'assemblea del PES WOMEN

  "La crisi economica e sociale che ha colpito l’Europa si è tradotta in un grave depotenziamento dei diritti e delle libertà delle donne. Il frutto di tante battaglie per l’uguaglianza sostanziale sul lavoro, nell’istruzione, nelle scelte procreative e di vita rischiano di andare vanificate dalle politiche restrittive che tanti Stati stanno operando in materia economica, sociale, di libertà e cittadinanza.Insistere nel rilanciare tali politiche singolarmente e separatamente nei singoli Stati membri rischia di essere frustrante e poco efficace in termini di risultati: così dimostra l’esperienza degli ultimi anni in molti Stai membri. E’ necessario spostare, allora, il campo d’azione per il rilancio delle politiche di genere dal livello interno al livello sovranazionale e utilizzare direttamente i nuovi strumenti di politica sociale europea che ha introdotto il Trattato di Lisbona. Il nuovo Parlamento europeo, dopo l’entrata in vigore del Trattato, ha nuove e maggiori competenze in materia di diritti civili e sociali. Le battaglie in materia di parità sul lavoro, sulla condivisione delle responsabilità familiari, sulla libertà di procreazione e di disposizione del proprio corpo, condotte unitariamente e solidalmente dalle donne socialiste europee nel Parlamento europeo, tramite la proposizione condivisa di Risoluzioni generalmente vincolanti, possono contribuire in modo decisivo a fondare una cittadinanza sociale comune ed un uguale livello di tutela di tali diritti per tutte le donne europee. A tal fine proponiamo la creazione di un gruppo europeo di giuriste e avvocate socialiste che lavori alla elaborazione di tali proposte normative, nonché anche a livello delle Corti Europee, per stimolare l’affermazione di una giurisprudenza più coraggiosa in materia di uguaglianza sostanziale e tutela delle libertà di genere. Occorre rilanciare, ancora, e con più forza la centralità delle politiche di uguaglianza come politiche delle donne socialiste, ma come snodo centrale dell’azione politica di tutti I partiti socialisti europei. Si tratta di conquiste necessarie, anzi cruciali, ai fini dell’evoluzione in senso ‘sostanzialmente democratico’ del modello sociale che vogliamo costruire per il nostro futuro. E’ l’obiettivo a cui tutti aspiriamo: maggiore giustizia e stabilità sociale, maggiore sicurezza, libertà e dignità per tutti, donne, uomini, giovani, lavoratori, disoccupati. Per questo i Socialisti devono farne da subito delle politiche prioritarie nelle loro agende politiche europee e nazionali. L’Europa che uscirà fuori dalla crisi non potrà essere la stessa che ha subito passivamente la crisi lasciando che si abbattesse drammaticamente sulle condizioni di vita delle donne, dei giovani e dei soggetti più deboli. Solo una forte protezione a livello europeo dell’uguaglianza e della libertà delle donne, al pari degli altri cittadini potrà evitare in futuro il ripetersi di così gravi mortificazioni dei loro diritti. Dobbiamo lavorare, quindi, non solo per il presente, ma anche in un’ottica futura, per tramandare alle generazioni che verranno un nuovo concetto di libertà, una effettiva garanzia di uguaglianza, da proteggersi definitivamente come diritti inviolabili e non come eventualità economicamente o politicamente condizionate dal rispetto dei governi alle conquiste di civiltà giuridica e democratica degli ultimi decenni in materia di parità di genere."

La proposta, presentata da Anna Falcone, Responsabile Nazionale Pari Opportunità del Partito Socialista Italiano, è stata accolta unanimemente e con entusiasmo dall'assemblea delle donne socialiste europee.
La sua attuazione, a partire dalla creazione di un gruppo europeo di giuriste e avvocate che lavoreranno al proposte normative indicate, sarà oggetto del prossimo Statutory Meeting del PES Woman in programma per febbraio-marzo 2010.



15 ottobre 2009

L’ONU CONDANNA UN’ITALIA OMOFOBA CHE NON SI RICONOSCE PIÙ.

Anna Falcone
Responsabile Pari Opportunità
Partito Socialista Italiano

L’assenza nel Parlamento italiano di una sinistra autenticamente laica e moderna continua a generare mostri, come l’affossamento della legge contro l’omofobia, grazie anche al voto contrario della deputata teodem Paola Binetti del PD. La coesistenza nel PD di posizioni conflittuali e incoerenti con la sua collocazione politica nel centro-sinistra non fa che accentuare il vuoto democratico dovuto all’assenza di una reale opposizione.
L’Italia, da sempre Paese aperto, inclusivo e tollerante, rischia di non riconoscersi più nelle scelte tragicamente miopi dei suoi rappresentanti. Riaffermare la piena dignità degli omosessuali e apprestare adeguate misure di protezione conto l’escalation di violenza, di cui sono sempre più spesso oggetto, è un imperativo politico e giuridico non più rinviabile.
L'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay - che già in passato aveva criticato l’Italia per la disciplina sui respingimenti - ha dichiarato:"Affossare la legge contro l'omofobia è stato un passo indietro per l'Italia". Ha prospettato in merito la possibilità di un intervento dell’ONU, volto a chiedere all’Italia l’inserimento di adeguate norme a tutela dei diritti umani delle persone con diverso orientamento sessuale. A questo punto non possiamo che augurarcelo.


08 ottobre 2009

ORA BASTA! "PRESIDENTE, NEI GIUDIZI SULLE DONNE CHE PENSANO...SI CONTENGA!"

“Lo spirito sessista che anima le esternazioni del Presidente del Consiglio non perde occasione di esprimersi in forme sempre nuove e sempre più offensive della dignità delle donne.
L’offesa grossolana rivolta a Rosy Bindi, durante il programma televisivo ‘Porta a Porta’ del 07/10/09, è l’ultimo exploit di un uomo ormai incapace di contenere le sue esternazioni in merito alla sua travisata visione della figura femminile, il suo dichiarato disprezzo verso quelle donne che pensano e che addirittura osano contestarlo!
Il fatto, grave in sé, diventa intollerabile se investe per di più una donna che meritatamente riveste un’alta carica istituzionale, come Rosy Bindi. Da donna intelligente quale è (poco ci importa del resto)saprà farsi scivolare addosso un’offesa che, vista la fonte, potrebbe essere letta come un complimento.
Da donne socialiste le esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
Comportamenti simili sono inaccettabili e definitivamente intollerabili.
Ci farebbe piacere conoscere a riguardo l’opinione della Ministra Carfagna. Ma temo rimarrà una domanda senza risposta.

Anna Falcone
Responsabile Nazionale Pari Opportunità Partito Socialista

24 settembre 2009

“SE I DIRITTI DI RAPPRESENTANZA POLITICA DELLE DONNE LI GARANTISCE IL T.A.R….

La sentenza del T.A.R. di Lecce, che ha annullato le nomine dei componenti la Giunta di Taranto - poiché composta da soli uomini in violazione del regolamento dell’Ente che garantisce la presenza delle donne - rappresenta l’ennesima sconfitta della politica di fronte alla legge.
Il riconoscimento dei diritti di rappresentanza politica delle donne, così come garantito dall’art. 51 della Costituzione, dovrebbe essere una priorità di ogni forza politica realmente democratica, a prescindere dal rispetto di una norma regolamentare interna.
In Italia, la preponderanza di una visione della politica “solo al maschile” è trasversale e ormai assolutamente anacronistica, nonché dannosa, poiché depaupera la democrazia dell’apporto indispensabile, prezioso e insostituibile dei talenti e delle idee delle donne.
Se non si riconosce a monte, nelle scelte politiche e amministrative, questo “valore” e i diritti di partecipazione e rappresentanza politica delle donne non ci si può proporre, e in modo credibile, come forze capaci di amministrare il presente. Ancor meno di costruire il futuro.
Ed è una regola che vale per tutti”.
Anna Falcone
Responsabile Nazionale Pari Opportunità Partito Socialista

01 luglio 2009

CONTRO LA CONGIURA DEL SILENZIO


Ce lo siamo detti in molti in questi giorni:“…negli altri Stati ci si brucia per molto meno”. E, invece, la “responsabilità di Stato”, richiamata anche dal Presidente Napolitano, invoca al silenzio.

La responsabilità. Dal latino, etimologicamente, per significare la “capacità di dare delle risposte”. Strana parola da invocare per coprire e giustificare la mancanza di alcuna risposta. Ho taciuto, finora, perché immaginavo ben più alte e autorevoli reazioni. Ma allo sfiorire della notizia, senza che nulla accada, senza che un solo fiato di indignazione si alzi dall’opinione pubblica se non qualche sporadico appello, senza che le donne non reagiscano, come solo loro sanno fare, con i fatti….no, a questa sottile violenza di massa contro la dignità delle donne, il loro valore, i loro diritti non posso soggiacere. E proprio perché sono donna, e responsabile, rilancio sull’unica incontrovertibile risposta a quanto accaduto:
“il re è nudo…e anche senza più corona”.

I fatti li conosciamo tutti. La magistratura ne accerterà veridicità e rilevanza. Ma c’è un livello più alto che è stato investito e richiede attenzione e approfondimento, poiché non rientra nella competenza del potere giudiziario, bensì nella
insindacabile sovranità e dignità di un popolo, libero di autodeterminarsi circa i suoi valori, la sua cultura civile e sociale e il diritto ad essere rappresentato da chi questi valori, questa cultura li incarna e li rispetta, nella sua privata come in quella pubblica, e con essi rispetta il ruolo e le istituzioni che rappresenta. Perché i comportamenti sono la misura della coerenza politica, la prima forma di comunicazione politica e, al di là dei proclami, certamente la più sincera, quella su cui si fonda la credibilità di ogni politico.

Senza cadere nel facile moralismo, che non ci appartiene, è evidente che i comportamenti del premier, e di tanti "nani e ballerine" di questa triste parabola di "fine repubblica", hanno alimentato una
“incultura di genere” che ci colpisce tutte indistintamente. Non credo, e non ha mai creduto, che la privacy possa essere utilizzata come uno scudo da alzare a piacimento e dietro al quale nascondersi e nascondere i propri comportamenti sbandierati ai quattro venti fino a un momento prima. Chiunque rivesta un ruolo pubblico o abbia pubblica visibilità è, e sa di essere, parametro di riferimento e di emulazione per gli altri. Per questo non può abdicare al primario senso di responsabilità (questa si vera “responsabilità”) che dovrebbe ispirare ogni scelta relativa alle proprie azioni, pubbliche certamente, ma anche private. Ancor di più se, come nel caso del Premier, i comportamenti e le valutazioni maturate nella sfera privata finiscono per condizionare scelte pubbliche e ad personam, che influiscono sui nostri interessi di cittadini/e e condizionano il corretto svolgimento della vita pubblica. Non voglio fare di Berlusconi un capro espiatorio, ma è indiscutibile che i suoi comportamenti e il modo in cui, in diverse vicende e occasioni, ha trattato le donne hanno creato un precedente inconsciamente legittimante, inficiando gravemente il senso di dignità e il rispetto che prioritariamente, e a prescindere dai singoli casi, si deve a ogni donna.
E' un fatto che mi offende profondamente e al quale, con compostezza, ma con fermezza,
dobbiamo reagire. Occorre una lezioni di stile, a tutti quegli uomini, che sentendosi legittimati da tale comportamento ammiccano indiscriminatamente a qualsiasi donna, immaginando che anche sotto un tailleur professionale o una vita basata su valori completamente diversi si nasconda sotto sotto una vocazione da escort. E' solo questione di tempo o di prezzo.
Alle donne, rebus sic stanti bus, solo la possibilità di ritirarsi, di “tacere”, pietrificate, dietro alla mortificazione, all’incredulità, al senso di impotenza. Pensavamo di aver superato questa fase da tanto tempo e definitivamente.

Non voglio giudicare le donne e i comportamenti specifici, cadrei nella trappola del più bieco maschilismo se lo facessi. So che per alcune è una libera scelta, per molte altre non lo è. Sia che si tratti di comportamenti traviati da una incultura di massa, che restringe con gli orizzonti di chi ne è vittima anche il loro senso di dignità, sia che si tratti di scelte consapevoli, il problema non sono le donne, bensì coloro che approfittano di tale situazione, magari da una posizione “dominante”, per svilire, con l'abuso privato o pubblico di tante vite, il valore e la dignità del genere femminile e dell'apporto delle donne nella società.

Mi son chiesta e vi chiedo: cosa sarebbe successo se il premier fosse stato una donna, si “una donna”, che nel suo ruolo, alla sua età, avesse mantenutola sua stessa condotta, le sue frequentazioni, le sue “libertà” sul modo di relazionarsi con i giovani dell’altro sesso e sul modo di distribuire incarichi e prebende? E se avesse fatto, come Caligola, di un cavallo un senatore?
Non andrò oltre, perché solo il paragone mi offende e rischia di offendere anche i giovani italiani di bell’aspetto e belle speranze. E non è assolutamente mia intenzione. Una donna, probabilmente, non lo farebbe mai. Sa fin troppo bene quanto pesano i “pregiudizi” e le umiliazioni di chi ti pesa con lo sguardo senza accorgersi che ciò che vede è solo nel suo sguardo.

Mi sono sentita male molte volte, in questi giorni, a dovermi accorgere, di nuovo, di quegli sguardi, di quelle battute senza vergogna e senza rispetto, rivolte per strada, nei locali pubblici a tante donne, a tante ragazze: volgarità, pregiudizi, aggressioni verbali gettate addosso a tante vite di cui non si sa nulla, ma che impunemente si pensa di poter ridurre a meri oggetti. Non voglio che accada più. Non possiamo tornare indietro. Non dobbiamo permetterlo.


E' arrivato il momento, credo, di risollevarci per riprenderci quanto subdolamente in termini di rispetto e libertà ci è stato tolto in questi anni di machismo sottile e crudele svilimento dell’anima e del corpo delle donne. E’ arrivato il momento di promuovere una nuova stagione di rivendicazioni. La libertà è il prodotto di tante opportunità liberamente fruibili, di tanti diritti e della possibilità di immaginare se stesse nel futuro che davvero si desidera senza condizionamenti nascenti da falsi miti, da costrizioni, o da pregiudizi.

Occorre tornare a seminare nuove idee di donne e per le donne, su cui fondare un nuovo
"rinascimento al femminile". Penso a un nuovo modello sociale, inclusivo e rispettoso della libertà di entrambi i generi. Penso ad una riforma del lavoro che valorizzi le donne e aiuti chi valorizza le donne, che non le costringa a scegliere lavori di basso profilo o part-time, solo perché le “scelte tragiche” sul dilemma lavoro/famiglia gravano sempre e solo sulle loro spalle. Penso al rilancio dello stato sociale “reale” che sollevi le donne dalla “punizione” ineluttabile della maternità, dell’assistenza ad anziani e malati e da tutto il lavoro invisibile che ogni società civile dovrebbe egualmente distribuire su tutti, come accade nelle democrazie del nord Europa. E’ la precondizione per liberare le donne da mille catene invisibili e restituire loro la più preziosa delle risorse: "il tempo" e con esso la possibilità di “crescere”, di “lavorare”, di “emanciparsi” davvero. Penso anche al riconoscimento del diritto di poter trasmettere il cognome ai propri figli e figlie, in modo da eradicare fin dall’origine la prima delle discriminazioni che ancora, nella nostra cultura, fa prediligere ad alcuni i figli maschi alle figlie femmine.

E’ tempo di realizzare la società che vogliamo, di chiedere e ottenere il rispetto e i diritti che meritiamo, in quanto donne, persone, esseri umani di serie A. Credo che la nostra generazione abbia davanti a se questa come prioritaria responsabilità delle giovani donne e dei giovani uomini, una sfida importante ed entusiasmante, una conquista di civiltà, un grande passo in avanti per noi e per le generazioni che verranno. Non caso la grande Rita Levi Montalcini dice, nel suo ultimo libro "le donne costruiranno la società il futuro". Mi permetto di aggiungere, come faccio sempre, insieme agli uomini che le amano davvero. Ci sono e li vogliamo accanto a noi e contro chi pensa di poterci disprezzare impunemente, coperto da una inaccettabile congiura del silenzio.


Anna Falcone
Responsabile Pari Opportunità Partito Socialista
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Il Socialismo europeo e la crisi economica


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