Sintesi convegno 28 marzo









LEGGI TUTTI GLI INTERVENTI   


Doppio voto di preferenza obbligatorio alle elezioni ed anche nelle nomine di secondo grado obbligo di presentazione del curriculum per un uomo e una donna, questo per favorire la parità di genere e premiare il merito. Questa la proposta socialista sostenuta dal Segretario Riccardo Nencini al Convegno nazionale delle Donne Socialiste che si è svolta a Roma presso la Sala Roma Eventi .
Pari Opportunità, Welfare, Lavoro e Diritti Civili i temi trattati dalle relazioni che si sono succedute, ma anche dai numerosi interventi durante il dibattito.
Introducendo i lavori, Rita Cinti Luciani, Responsabile Naz. del Dipartimento Pari Opportunità ha sottolineato appunto la necessità di una partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini nei processi decisionali politici e pubblici. “ L’Italia ha investito poco sulle competenze delle donne, bisogna invertire la rotta con una maggiore rappresentanza. E’ un cambiamento che presuppone necessariamente la modifica di modelli sociali e culturali ma anche la necessità e il coraggio di attuare riforme vere, compresa la legge elettorale, che ridiano fiducia soprattutto ai giovani; troppe volte le leggi specialmente in materia di diritti si sono arginate in Parlamento”. 

CONFERENZA NAZIONALE DONNE 28 MARZO 2012 INTERVENTO RITA CINTI LUCIANI

 responsabile nazionale pari opportunità PSI

Saluti e ringraziamenti ai presenti, al Segretario Riccardo Nencini e a tutte le compagne e compagni che hanno collaborato per l’iniziativa.
Iniziativa tesa a dare un contributo su alcuni temi e valori che riteniamo prioritari per il Paese.
Welfare, Lavoro e Pari opportunità e Diritti.
Farò alcune considerazioni nella mia introduzione partendo da un auspicio del Presidente Napolitano qualche giorno fa: “Mi auguro presto una donna al Quirinale” poi ha aggiunto che sono presenti ancora “Pregiudizio e Resistenza nel nostro Paese a scegliere una donna per certi incarichi”.
Sembra quasi di essere banali, a pochi giorni dall’8 Marzo, nel ribadire la scarsa rappresentanza femminile nel nostro Paese nonostante i grandi contributi, passati spesso nel silenzio più totale, dati dalle donne nella storia.
E’ un dato che ci pone in coda a tanti Paesi Europei e non solo Europei nonostante le raccomandazioni a partire dagli anni 80 del Consiglio D’Europa sulla necessità di una partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini nei processi decisionali politici e pubblici.

Doppio voto di preferenza uomo e donna

L'EDITORIALE DI RICCARDO NENCINI SEGRETARIO NAZIONALE PSI

Una delle maggiori responsabilità  del Porcellum è quella di aver spogliato gli elettori del potere di scegliersi i propri rappresentanti. La proposta in discussione non scioglie questo nodo. Noi proponiamo un doppio voto di preferenza obbligatorio, uno per il candito uomo, uno per la candidata donna, per garantire e favorire  la “parità di genere” nel parlamento italiano. I cittadini devono avere la possibilità di indicare, non solo da quale partito, ma da quale coalizione e quale candidato premier essere rappresentati, in un sistema che renda chiare maggioranza e opposizione, al momento del voto. Anche la “trinità laica” sbaglia: sciogliendo il vincolo di coalizione, i partiti potranno decidere all’indomani delle elezioni, chi governerà l’Italia. E questo non ci piace.

28 marzo Convegno Nazionale Walfare,Lavoro, Pari Opportunità




Ore 15.00 Saluto di Riccardo Nencini Segretario Nazionale PSI
 
Ore 15.15 Introduzione
Rita Cinti Luciani Responsabile Dip. Pari Opp. PSI
 
Ore 15.30 “Nuove Povertà: in crisi la coesione sociale”
Giovanna Miele Coordinatrice Reg. PSI Lazio
 
Ore 15.45 “Donne e Lavoro: L’effetto soffitto di cristallo”
Paola Schiavulli Forum donne socialiste
 
Ore 16.00 “Bilancio di Genere: ridefinire la spesa pubblica in un’ottica
di Pari Opportunità”
Maria Rosaria Cuocolo Direzione Naz. PSI
 
Ore 16.15 Interventi:
Giovanna D’Ingianna, Rita Moriconi, Claudia Bastianelli,
Elisabetta Cianfanelli, Margherita Torrio, Daniela Larese,
Angela Massimino

 
Ore 17.15 “Diritti e Pari Opportunità”
Paola Concia parlamentare del PD



Essere donna non è la stessa cosa in tutto il mondo 

8 marzo. Dall’Islanda allo Yemen, quante ragioni per festeggiare o no

di Pia Locatelli - Presidente Internazionale Socialista Donne

Libertà, dignità, rispetto, parità. E non solo l'8 marzo! 

Rita Cinti Luciani - Responsabile Nazionale Pari Opportunità PSI

Essere donna non è la stessa cosa in tutto il mondo

8 marzo. Dall’Islanda allo Yemen, quante ragioni per festeggiare o no

Giovedì 8 marzo 2012, 101° anniversario della giornata internazionale delle donne, e ancora una volta mi chiedo se noi donne, la metà abbondante della popolazione del mondo, abbiamo motivo di festeggiare o meno.
E’ una domanda che le donne si pongono da un secolo, essendo questa data un’occasione per fare un bilancio delle conquiste che le donne, soprattutto grazie ai movimenti femminile e femministi, hanno raggiunto, ma anche delle brusche frenate, quando non degli arretramenti, che ancora oggi sperimentiamo. Nulla deve essere mai dato per scontato né ritenuto conseguito una volta per tutte. L’Italia degli ultimi anni è un esempio di come l’immagine e il ruolo delle donne possano cambiare, e non certo per il meglio.
Ci sono motivi di soddisfazione se guardiamo all’andamento delle statistiche che lo World Economic Forum da anni puntualmente pubblica nel suo Global Gender Gap Report (Rapporto Globale sul Divario di Genere): ben l’85% dei 135 Paesi presi in considerazione (su 193 membri delle Nazioni Unite) ha fatto progressi negli ultimi sei anni.
Il Rapporto misura quello che viene definito “gender gap”, cioè le disuguaglianze tra gli uomini e le donne, con criteri oggettivi e comparabili, negli ambiti della economia, della politica, dell’educazione a tutti i livelli - dalla primaria alla post universitaria -, e alla salute nel suo insieme - compresa la longevità. E’ un rapporto interessante e soprattutto utile per diffondere presso una audience internazionale la consapevolezza delle sfide che queste disuguaglianze comportano e delle opportunità che la loro riduzione promuove.
I dati sono comparabili e quindi consentono di stabilire una sorta di classifica dei Paesi “amici delle donne” (women’s friendly), tant’è che il quotidiano inglese The Independent pubblica un interessante articolo dove elenca sia i Paesi eccellenti, cioè il luogo migliore nel mondo per una donna per essere madre, piuttosto che lavoratrice, piuttosto che leader politica … sia quelli dove le donne sono più discriminate, in sintesi dove noi donne stiamo meglio e dove stiamo peggio. Il principio di fondo che guida l’analisi è la parità: uguaglianza assoluta dove gli indicatori maschili e femminili sono pari, ma anche super uguaglianza per i casi in cui le donne sono meglio piazzate che gli uomini, casi rari ma esistenti.
Le sorprese sono numerose.
Il miglior posto per una donna dove vivere è l’Islanda se consideriamo insieme i quattro indicatori del rapporto: la partecipazione politica, l’istruzione e la formazione, il lavoro e le opportunità economiche, la salute in generale e la speranza di vita. Agli ultimi posti Mali, Pakistan, Chad, Yemen.
Se invece analizziamo i singoli ambiti, il miglior Paese per la politica è il Ruanda dove le donne occupano 45 degli 80 seggi parlamentari
Il miglior posto per accesso all’educazione universitaria e post universitaria è sorprendentemente il  Qatar dove una donna ha cinque possibilità in più di un uomo di frequentare l’università, mentre l’Italia è al 36° posto, non male rispetto ad altri indicatori.
Il miglior posto per essere madri è la Norvegia, il peggiore l’Afghanistan. Se parliamo di opportunità di accesso al mercato del lavoro, il Burundi vince tutti essendo l’unico Paese al mondo dove il tasso di attività femminile (92%) supera quello maschile di quattro punti percentuali (88%).
Il miglior Paese dove partorire in sicurezza è la Grecia, il peggiore è il Sud Sudan, il neonato Stato dove le levatrici sono meno di venti per una popolazione di 30 milioni.
Il miglior posto per essere al vertice della politica, come capo di Stato o di governo, è lo Sri Lanka  dove per 23 degli ultimi 50 anni le donne sono state presidenti; a seguire l’Irlanda con 20 anni di presidenza al femminile. Interessante notare che dei 135 Paesi considerati, solo 43 hanno sperimentato una presidenza femminile, la maggior parte di essi per meno di tre anni.  Attualmente sono 19 le donne in questa posizione di vertice su quasi 200 Paesi del mondo.
Nelle arti la Svezia batte tutti soprattutto per la produzione di film e la Danimarca per il tempo libero, perché le danesi dedicano al lavoro non retribuito, cioè lavoro domestico e di cura, solo 57 minuti in più degli uomini.
L’India è il posto ideale per essere taxiste; al contrario l’Arabia Saudita è l’unico Paese al mondo in cui le donne non possono guidare. Il coraggio di alcune donne che mesi fa hanno osato sfidare il divieto non è servito a far cambiare la legge; però è stato loro concesso di votare  per la prima volta tra alcuni anni. Vedremo.
In quale punto della classifica complessiva stanno le donne italiane? Eravamo al 77° nel 2006, oggi siamo al 74° con un picco positivo nel 2008 (67°) prontamente ribassato l’anno successivo. Guardando il nostro posizionamento per singoli indicatori possiamo dire che siamo negativamente stabili quanto a opportunità economiche, il dato peggiore; in peggioramento nell’ambito scolastico, soprattutto per il grande passo avanti fatto da altri Paesi, mentre i nostri rapporti uomini/donne sono rimasti stabili. Il dato relativamente positivo è quello della partecipazione politica dove saliamo nella classifica dal 72° posto al 55°. Effettivamente il numero delle donne in Parlamento è quasi raddoppiato negli ultimi sei anni. Buono il trend, ma negativo il livello, se pensiamo che per ogni donna in parlamento vi sono 5 parlamentari uomini sia al Senato sia alla Camera. Siamo cioè a due terzi di strada rispetto al 33% indicato dalle raccomandazioni europee come soglia minima per avviare un discorso di parità.
In conclusione: abbiamo ragioni per festeggiare l’8 marzo? Credo piuttosto che ancora dobbiamo rimboccarci le maniche.

Pia Locatelli
Presidente Internazionale Socialista Donne

Libertà, dignità, rispetto, parità. E non solo l'8 marzo!

Domani è l’8 marzo, festa della donna, di tutte le donne anche di quelle che nel mondo, non godono di alcun diritto. Sono trascorsi 101 anni dalla prima volta in cui si festeggiò nel nostro Paese la lotta per le conquiste sociali e politiche grazie all’impegno delle tante, tantissime donne che posero con forza fin dai primi del novecento la “questione femminile, la rivendicazione del diritto di voto e di partecipazione”. Domani in tantissime città italiane si promuoveranno iniziative politiche e culturali per ricordare un percorso di sfide, idee e di coraggio. Per ricordare i traguardi raggiunti, ma anche le tante cose ancora da fare.
Il nostro Paese rimane purtroppo il fanalino di coda rispetto ai tanti Paesi Europei e non solo Europei che hanno negli anni investito sulle competenze delle donne, sul loro senso Etico della politica e sulla capacità di mettersi al servizio della collettività con idee e concretezza. Un modello e una cultura basate sulla democrazia paritaria, un modello sociale basato sul concetto di pari opportunità che da noi ancora non c’è.
Eppure molte giovani donne oggi ritengono anacronistico parlare ancora di festa della donna o parità; forse perché in taluni casi abbiamo anche assistito ad uno svilimento del significato dell’8 marzo da parte dei media , forse perché ritengono raggiunto l’obiettivo.
Vero è che molte cose sono cambiate, frutto di una emancipazione conquistata a fatica, ma altrettanto vero è che vi è ancora una forte resistenza a fare spazio alla libertà femminile . Le donne sono brave a scuola e all’università, ma faticano ad entrare nel mondo del lavoro e oggi a fronte della crisi economica vi è un fortissimo aumento della disoccupazione femminile.
E’ di pochi mesi fa l’allarme lanciato dal direttore della Banca D’Italia perché l’Italia si trova al 74° posto per quanto concerne il tema dell’occupazione di giovani e donne quindi esiste un “Global Gender Gap” peggiore di tutti glia altri Paesi Europei. A fronte poi dello stesso impegno lavorativo degli uomini, emerge che il differenziale salariale retributivo è di - 7,2 punti.
Sul fronte politico istituzionale le donne rappresentano sempre più un elemento di credibilità e cambiamento agli occhi dei cittadini , eppure a fronte di un 53% della popolazione femminile la rappresentanza è oggi tutt’altro che paritaria. I dati parlano chiaro.

Ma una delle cose più drammatiche cui quasi quotidianamente i mezzi di comunicazione ci rimandano sono gli episodi di tragica crudeltà violenta nei confronti delle donne . La situazione è grave, rappresenta un problema di coesione sociale di tutti e non può essere circoscritta a sole misure di sicurezza che pure sono importanti. Per prevenire e contrastare tale inaudita violenza subita spesso all’interno delle relazioni personali e familiari abbiamo bisogno di mettere in campo politiche nuove soprattutto in termini culturali nel rapporto tra i sessi, maggiori diritti di cittadinanza e di rappresentanza. Si avverte la necessità di una cultura sociale e giuridica che si faccia carico di tutte le donne comprese le immigrate extracomunitarie spesso vittime indifese delle loro stesse tradizioni.
Sono tutti temi dai quali politica e istituzioni non possono sottrarsi e rispetto ai quali possiamo dare un contributo fondamentale se sapremo lavorare congiuntamente. Per questa ragione le donne e gli uomini socialisti daranno il loro contributo, per non rendere questa giornata solo celebrativa e tranquillizzante per le coscienze, perchè senza una vera partecipazione delle cittadine alla cosa pubblica avremo sempre una democrazia imperfetta.

Rita Cinti Luciani
responsabile nazionale pari opportunità PSI


“Se nella nostra Regione, stando ai dati del 2011, hanno un lavoro il 76% degli uomini contro solo il 60% delle donne, dato addirittura peggiorativo del 2,7% rispetto al 2008, allora vuol dire che ha ancora senso festeggiare l’8 Marzo; se le statistiche dell’anno scorso ci dicono che, in Emilia Romagna, il 29% delle donne lavoratrico di età compresa tra i 35 ed i 44 anni si vede costretta a chiedere il part-time per poter provvedere alla famiglia ed ai figli piccoli allora vuol dire che di 8 Marzo c’è ancora tanto bisogno” afferma Rita Moriconi - “E se a questo si aggiunge che, su 2.200 famiglie monoreddito della nostra Regione, 2050 sono di donne sole, significa che l’8 marzo non è solo festeggiare fuori a cena con le amiche, ma che nel 2012, dopo alcuni anni di crisi economica che hanno visto pagare duramente le donne sul piano lavorativo ed economico, deve diventare un giorno da cui ripartire non soltanto per difendere i diritti delle donne fin qui acquisiti, ma anche per conquistarne dei nuovi”.
“Occorre riflettere sul fatto che la nostra società ha bisogno di nuove forme di sostegno al lavoro femminile, che siano in grado di conciliare le esigenze lavorative con quelle di chi vuole avere una famiglie e dei figli” continua Rita Moriconi “perché la società – e anche la politica che ne è lo specchio fedele – ha molto bisogno della sensibilità delle donne, del loro punto di vista e del loro contributo a costruire il futuro. Non è più pensabile che si debba scegliere tra lavoro e famiglia, come se non si sapesse che questa è una scelta penalizzante in ogni caso. Allora ben vengano gli incentivi per le aziende che assumono e stabilizzano il lavoro femminile, gli ammortizzatori sociali a sostegno del settore terziario, in cui lavorano molte donne e quello certamente più colpito dalla crisi. In questa direzione la Regione Emilia Romagna tanto ha fatto in passato ma tanto ancora sta facendo e farà nel futuro e io darò il mio contributo concreto in questo senso”
“Faccio parte in Regione della Commissione di Parità tra Uomini e Donne, l’unica di questo genere costituita in Italia, che sta cominciando a lavorare seriamente perché, nei limiti del quadro normativo nazionale, in Emilia Romagna si cominci ad attuare un percorso che veda sparire le tante differenze di trattamento e di possibilità sociali tra uomo e donna che ancora oggi si vedono nel nostro Paese. Noi donne siamo più ottimiste degli uomini e abbiamo più fede nel futuro, forse perché attendiamo nove mesi per diventare madri. L’8 Marzo serve a ricordare a tutte noi la forza che abbiamo dentro e il diritto che ci siamo guadagnate con il duro lavoro dentro e fuori casa di avere un futuro migliore.

Rita Moriconi
Consigliere Regionale Emilia Romagna
PSI