Libertà, dignità, rispetto, parità. E non solo l'8 marzo!

Domani è l’8 marzo, festa della donna, di tutte le donne anche di quelle che nel mondo, non godono di alcun diritto. Sono trascorsi 101 anni dalla prima volta in cui si festeggiò nel nostro Paese la lotta per le conquiste sociali e politiche grazie all’impegno delle tante, tantissime donne che posero con forza fin dai primi del novecento la “questione femminile, la rivendicazione del diritto di voto e di partecipazione”. Domani in tantissime città italiane si promuoveranno iniziative politiche e culturali per ricordare un percorso di sfide, idee e di coraggio. Per ricordare i traguardi raggiunti, ma anche le tante cose ancora da fare.
Il nostro Paese rimane purtroppo il fanalino di coda rispetto ai tanti Paesi Europei e non solo Europei che hanno negli anni investito sulle competenze delle donne, sul loro senso Etico della politica e sulla capacità di mettersi al servizio della collettività con idee e concretezza. Un modello e una cultura basate sulla democrazia paritaria, un modello sociale basato sul concetto di pari opportunità che da noi ancora non c’è.
Eppure molte giovani donne oggi ritengono anacronistico parlare ancora di festa della donna o parità; forse perché in taluni casi abbiamo anche assistito ad uno svilimento del significato dell’8 marzo da parte dei media , forse perché ritengono raggiunto l’obiettivo.
Vero è che molte cose sono cambiate, frutto di una emancipazione conquistata a fatica, ma altrettanto vero è che vi è ancora una forte resistenza a fare spazio alla libertà femminile . Le donne sono brave a scuola e all’università, ma faticano ad entrare nel mondo del lavoro e oggi a fronte della crisi economica vi è un fortissimo aumento della disoccupazione femminile.
E’ di pochi mesi fa l’allarme lanciato dal direttore della Banca D’Italia perché l’Italia si trova al 74° posto per quanto concerne il tema dell’occupazione di giovani e donne quindi esiste un “Global Gender Gap” peggiore di tutti glia altri Paesi Europei. A fronte poi dello stesso impegno lavorativo degli uomini, emerge che il differenziale salariale retributivo è di - 7,2 punti.
Sul fronte politico istituzionale le donne rappresentano sempre più un elemento di credibilità e cambiamento agli occhi dei cittadini , eppure a fronte di un 53% della popolazione femminile la rappresentanza è oggi tutt’altro che paritaria. I dati parlano chiaro.

Ma una delle cose più drammatiche cui quasi quotidianamente i mezzi di comunicazione ci rimandano sono gli episodi di tragica crudeltà violenta nei confronti delle donne . La situazione è grave, rappresenta un problema di coesione sociale di tutti e non può essere circoscritta a sole misure di sicurezza che pure sono importanti. Per prevenire e contrastare tale inaudita violenza subita spesso all’interno delle relazioni personali e familiari abbiamo bisogno di mettere in campo politiche nuove soprattutto in termini culturali nel rapporto tra i sessi, maggiori diritti di cittadinanza e di rappresentanza. Si avverte la necessità di una cultura sociale e giuridica che si faccia carico di tutte le donne comprese le immigrate extracomunitarie spesso vittime indifese delle loro stesse tradizioni.
Sono tutti temi dai quali politica e istituzioni non possono sottrarsi e rispetto ai quali possiamo dare un contributo fondamentale se sapremo lavorare congiuntamente. Per questa ragione le donne e gli uomini socialisti daranno il loro contributo, per non rendere questa giornata solo celebrativa e tranquillizzante per le coscienze, perchè senza una vera partecipazione delle cittadine alla cosa pubblica avremo sempre una democrazia imperfetta.

Rita Cinti Luciani
responsabile nazionale pari opportunità PSI


“Se nella nostra Regione, stando ai dati del 2011, hanno un lavoro il 76% degli uomini contro solo il 60% delle donne, dato addirittura peggiorativo del 2,7% rispetto al 2008, allora vuol dire che ha ancora senso festeggiare l’8 Marzo; se le statistiche dell’anno scorso ci dicono che, in Emilia Romagna, il 29% delle donne lavoratrico di età compresa tra i 35 ed i 44 anni si vede costretta a chiedere il part-time per poter provvedere alla famiglia ed ai figli piccoli allora vuol dire che di 8 Marzo c’è ancora tanto bisogno” afferma Rita Moriconi - “E se a questo si aggiunge che, su 2.200 famiglie monoreddito della nostra Regione, 2050 sono di donne sole, significa che l’8 marzo non è solo festeggiare fuori a cena con le amiche, ma che nel 2012, dopo alcuni anni di crisi economica che hanno visto pagare duramente le donne sul piano lavorativo ed economico, deve diventare un giorno da cui ripartire non soltanto per difendere i diritti delle donne fin qui acquisiti, ma anche per conquistarne dei nuovi”.
“Occorre riflettere sul fatto che la nostra società ha bisogno di nuove forme di sostegno al lavoro femminile, che siano in grado di conciliare le esigenze lavorative con quelle di chi vuole avere una famiglie e dei figli” continua Rita Moriconi “perché la società – e anche la politica che ne è lo specchio fedele – ha molto bisogno della sensibilità delle donne, del loro punto di vista e del loro contributo a costruire il futuro. Non è più pensabile che si debba scegliere tra lavoro e famiglia, come se non si sapesse che questa è una scelta penalizzante in ogni caso. Allora ben vengano gli incentivi per le aziende che assumono e stabilizzano il lavoro femminile, gli ammortizzatori sociali a sostegno del settore terziario, in cui lavorano molte donne e quello certamente più colpito dalla crisi. In questa direzione la Regione Emilia Romagna tanto ha fatto in passato ma tanto ancora sta facendo e farà nel futuro e io darò il mio contributo concreto in questo senso”
“Faccio parte in Regione della Commissione di Parità tra Uomini e Donne, l’unica di questo genere costituita in Italia, che sta cominciando a lavorare seriamente perché, nei limiti del quadro normativo nazionale, in Emilia Romagna si cominci ad attuare un percorso che veda sparire le tante differenze di trattamento e di possibilità sociali tra uomo e donna che ancora oggi si vedono nel nostro Paese. Noi donne siamo più ottimiste degli uomini e abbiamo più fede nel futuro, forse perché attendiamo nove mesi per diventare madri. L’8 Marzo serve a ricordare a tutte noi la forza che abbiamo dentro e il diritto che ci siamo guadagnate con il duro lavoro dentro e fuori casa di avere un futuro migliore.

Rita Moriconi
Consigliere Regionale Emilia Romagna
PSI

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