CONFERENZA NAZIONALE DONNE 28 MARZO 2012 INTERVENTO RITA CINTI LUCIANI

 responsabile nazionale pari opportunità PSI

Saluti e ringraziamenti ai presenti, al Segretario Riccardo Nencini e a tutte le compagne e compagni che hanno collaborato per l’iniziativa.
Iniziativa tesa a dare un contributo su alcuni temi e valori che riteniamo prioritari per il Paese.
Welfare, Lavoro e Pari opportunità e Diritti.
Farò alcune considerazioni nella mia introduzione partendo da un auspicio del Presidente Napolitano qualche giorno fa: “Mi auguro presto una donna al Quirinale” poi ha aggiunto che sono presenti ancora “Pregiudizio e Resistenza nel nostro Paese a scegliere una donna per certi incarichi”.
Sembra quasi di essere banali, a pochi giorni dall’8 Marzo, nel ribadire la scarsa rappresentanza femminile nel nostro Paese nonostante i grandi contributi, passati spesso nel silenzio più totale, dati dalle donne nella storia.
E’ un dato che ci pone in coda a tanti Paesi Europei e non solo Europei nonostante le raccomandazioni a partire dagli anni 80 del Consiglio D’Europa sulla necessità di una partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini nei processi decisionali politici e pubblici.

Alcuni numeri: Comuni amministrati da donne circa 867 sul totale il 10,7% ma è interessante vedere come aumentando il numero della popolazione cali il numero delle donne: da 0 a 1999 N°407, da 5000 a 9999N° 123, da 10000 a 19999 N° 65, da 60000 a 249999 N° 1, dopo i 250000 N° 1.

All’estero paesi come il Cile, Brasile, Argentina, India, Liberia, Irlanda, Finlandia da questo punto di vista ci hannno superate così come per certi aspetti i Paesi africani o arabi.

L’Italia invece ha investito poco sulle competenze il talento e la serietà delle donne. Cambiano le scene istituzionali e politiche ciò che cambia poco è la sostanza, anzi con la II Repubblica è peggiorata.
E’ necessario cambiare con regole nuove come una legge elettorale che preveda la doppia preferenza come sottolineato dal Segretario Nencini, compresi enti di secondo grado con doppio curriculum. Certo il cambiamento presuppone necessariamente anche la modifica di modelli sociali e culturali interiorizzati dalle donne stesse.

La scarsa rappresentanza femminile nei governi non è solo una questione che concerne la democrazia compiuta ma ha comportato soprattutto una sottorappresentazione dei bisogni, femminili e non solo, con politiche scarsamente incisive sul piano degli investimenti e delle riforme compresa la legge elettorale.
Vorrei citare qualche esempio:
Penso a quel 60% di occupazione che la strategia di Lisbona ci chiedeva, mentre siamo al 48% con salari invece più bassi del 30% a parità di mansioni.
Penso al tema delle politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e la necessità di rafforzare la disponibilità dei servizi di cura alle persone. Rete di protezione e condivisione delle buone prassi attuate nelle amministrazioni.
Sottolineo la necessità di potenziare i supporti finalizzati a consentire alle donne la permanenza o il rientro nel mercato del lavoro in un periodo di grandissima crisi economica per le famiglie.
C’è un aumento preoccupante di minori e minori disabili a rischio in famiglie non in grado di occuparsene. Possiamo promuovere maggiormente la cultura dell’affido familiare?

Oggi le donne sono ancora in maggioranza titolari di pensione di vecchiaia per due motivi: ritardato accesso sul mercato del lavoro, frantumazione della vita lavorativa che spesso è piena di buchi contributivi dovuto al lavoro “di cura” familiare, perché sovente le donne dedicano la prima parte della vita ai figli e la seconda ai genitori che sono invecchiati.
Non si investe sulle donne nonostante sia dimostrato anche da Unindustria che l’occupazione femminile aumenterebbe il PIL con i benefici enormi per il Paese.
La carriera scolastica delle donne è buona, si laureano prima, ma… a parità di competenze nelle aziende ancora si sceglie un uomo, perché non si è investito sul tema della responsabilità sociale delle aziende con fondi specifici oltre che con leggi adeguate come in altri Paesi europei.
Vedi congedi parentali per esempio. (Italia introduce la sperimentazione di 3 giorni mantre in altri Paesi è introdotta da tempo e di maggiore durata). Oggi quasi esultiamo perché si introduce la norma contro le dimissioni in bianco!! Un malcostume ancora molto presente che la dice lunga.
La crisi economica ha acuito i problemi e oggi dopo il fallimento del governo Berlusconi e aver delegato ad un Governo tecnico le grandi scelte per il Paese il dibattito all’ordine del giorno è la riforma del lavoro.
Parlando di diritti e lavoro non si può non pensare alle migliaia di giovani intelligenze, migliaia di giovani precari che vedono il loro futuro minato, anzi non vedono futuro con ripercussioni dal punto di vista sociale ed economico devastanti.
Oggi noi stiamo vistosamente e clamorosamente sprecando talenti e il dinamismo di giovani e donne e questo non solo indebolisce le prospettive di vita ma anche lo sviluppo del Paese.
E’ di pochi mesi fa l’allarme lanciato dalla Banca d’Italia perché ci troviamo al 74° posto in materia di occupazione giovanile e femminile con un differenziale retributivo del -7,2.
Se la media di disoccupazione è l’8,9 per cento quella dei giovani è al 31 per cento. Questo ha spinto persino il Comissario Barroso a invitare l’Italia ad usare presto e bene i fondi europei.

Ma noi dobbiamo uscire dal pantano attuare una riforma del welfare che parta da un’analisi vera dei nuovi bisogni e nel contempo verifichi le risorse pubbliche spese rendicontando i risultati.
Potenzi gli interventi nei confronti delle fasce più deboli e della famiglia, una riforma del mercato del lavoro che senza annullare i diritti cambi le regole attivando un circolo virtuoso di crescita inclusiva che crei occupazione.
La strada avviata della riforma deve proseguire in Parlamento in tempi rapidi, apportando correttivi a tutela di quei tantissimi precari in attesa da anni.

Bene gli ammortizzatori sociali perché oggi è a rischio la coesione sociale, ma è necessario introdurre un sistema più efficiente di servizi per l’ impiego pubblici e privati che si prenda cura delle figure in cerca di un posto di lavoro. Occorre facilitare il passaggio dall’ università al lavoro aumentando i rapporti tra imprese e scuola.
Maggiore formazione e incentivi premianti alle aziende che dopo un periodo di apprendistato dimostrano realmente di assumere.
Modello tedesco? Disoccupazione con un mix di servizi? Valutiamo anche le esperienze di altri Paesi.
Incentivare le imprese che attivano la loro responsabilità sociale, intesa come “integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ambientali” priorità fondamentale anche dell’Unione Europea.
Agevolare accesso al credito
Sviluppare lo spirito imprenditoriale e la flessibilità che non deve voler dire precarietà.
C’è bisogno di far ritrovare alla gente entusiasmo e creare le condizioni per dare risposte ai bisogni sociali e perché merito, pari opportunità e diritti possano ritrovare cittadinanza in questo Paese.
Le donne che amministrano possono incidere quotidianamente e positivamente, anche se oggi le difficoltà economiche sono tante. Occorre per esempio attuare quelli che conosciamo come Bilanci di Genere, frutto di un’analisi che riclassifica le risorse spese nella pubblica amministrazione e dimostra quanto possano condizionare in positivo se viste in un’ottica di pari opportunità.
(asili, scuole, servizi rivolti ai giovani, progetti rivolti agli anziani per nuove alfabetizzazioni, trasporti, centri antiviolenza).

Sul fronte politico e istituzionale rappresentiamo sempre di più un elemento di credibilità, eticità e concretezza, per questa ragione dobbiamo lavorare dentro e fuori la politica per invertire la rotta di un Paese rassegnato.
Vorrei registrare inoltre un certo imbarbarimento dei costumi ma anche della cultura dei diritti che talvolta sembra non interessare nessuno.
Parlo di aumento di episodi di tragica crudeltà dei confronti delle donne, una violenza spesso inaudita, sovente subita all’interno delle relazioni personali e familiari.
Episodi di omofobia inquietanti. Per questa ragione dobbiamo mettere in campo politiche nuove in termini culturali nel rapporto tra i sessi, maggiori diritti di cittadinanza e rispetto.
E’ necessaria una nuova cultura sociale e giuridica che si faccia carico dei diritti civili, comprese le immigrate e extracomunitarie spesso vittime delle loro stesse tradizioni.
Per questo occorre che la politica abbia coraggio e sia rappresentativa.
Troppe volte le leggi si sono arenate in Parlamento, la recente sentenza di Cassazione (riconoscimento unioni stesso sesso) evidenzia un vuoto legislativo inquietante che in altri Paesi non c’è frutto di una politica che non svolge il proprio ruolo ma “tira a campare”! L’arretratezza del Parlamento si è manifestata anche quando ha bocciato l’aggravante della motivazione omofoba)

Un segnale importante invece è venuto in questa direzione dal Cardinal Martini nel suo recente libro “Credere e Conoscere” un’interessante apertura al dialogo perché pur ribadendo che la famiglia rimane l’elemento di stabilità della società offre importanti segnali dal mondo cattolico.
Ecco quindi la giornata di oggi tesa a dare spunti idee e riflessioni in un momento in cui occorre dare all’Italia serietà, idee, coraggio e concretezza. Per questo vogliamo libertà dignità rispetto parità e vogliamo lavorare insieme, dentro e fuori i partiti.
 

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