Scuola e formazione - dialoghi in corso

di Rita Moriconi

SCUOLA E FORMAZIONE
Dialogo in Corso

Reggio Emilia 6 Ottobre 2011

Quando ho ricevuto l’invito a questo convegno ho subito pensato a quanto sia urgente, in un momento così difficile, sul piano delle risorse, per gli Enti locali di qualsiasi livello, discutere e ripensare dal profondo il rapporto tra scuola e formazione ed, in particolare, rimettere al centro della nostra attenzione l’individuo e riflettere innanzitutto sulle persone e sulle loro vocazioni nel momento in cui si decide di affrontare i discorsi di sistema per disegnare il futuro dei percorsi scolastici delle nuove generazioni.
Mi ha sempre colpito molto una frase di Pablo Picasso il quale, da grande artista qual’era, diceva sempre che l’arte la si fa con le mani; e tutte le volte che vedo qualcuno, che sia una sarta, un artigiano o un cuoco, che dalle sue mani trasforma nudi elementi in oggetti resto sempre stupita: è una piccola magia che accade ogni giorno davanti ai nostri occhi ma cui non prestiamo la dovuta attenzione, quasi che fosse la cosa più normale del mondo salvo poi non sapere più a chi rivolgersi quando cerchiamo qualcuno che ci accorci un paio di pantaloni o che ci possa risuolare un paio di scarpe.
Io resto convinta che abbiamo completamente perso di vista quanto sia utile, importante e vitale per il futuro del nostro Paese far passare il messaggio che la scuola non è soltanto quella che forma la mente, ma è anche quella che forma le professionalità, e che il sostantivo professionalità non si applica soltanto ad un bravo ingegnere o ad un medico qualificato, ma anche ad un ottimo professionista – a patto che sappia fare bene il suo lavoro - come chi sa fare un buon taglio di capelli o a chi sappia posare come si deve un parquet.

Sembra una banalità, ma non è assolutamente il messaggio che è passato in questi ultimi anni: più che un dialogo, tra scuola e formazione sembra essersi aperto un vero e proprio solco che pare allargarsi sempre di più anziché colmarsi, aggravato dalla sensazione che quando si tratta di scegliere un percorso scolastico, la formazione professionale sia in definitiva un’opzione di serie B, riservata a tutti coloro che, per varie ragioni che non sto ad elencare, non ce la fanno ad andare al liceo….. Ma dobbiamo forse andare tutti al liceo? Io sono fermamente convinta di no! e l’attenzione all’individuo ed alle vocazioni personali che richiamavo all’inizio di questo breve intervento vanno in questa direzione: dare ad ognuno lo spazio ed il percorso verso la propria vocazione e verso una qualifica che riempia la nostra società di professionalità non tutte uguali, ma diversificate per soddisfare una società che più diversificata non può essere e che si è allontanata, sia culturalmente che tecnicamente, dal lavoro delle mani…..
Nel medioevo, quelle che noi oggi consideriamo professioni artigianali come calzolai, muratori, fabbri, erano chiamate “Arti” e come tali venivano trattate e considerate. Forse in questo senso, al medioevo culturale ci siamo arrivati noi, ed il primo gradino per qualsiasi forma di dialogo tra scuola e formazione passa per il rispetto reciproco e perciò credo sia primario ribadire sempre che non esiste diversità di livello tra scuola e formazione, ma semplicemente diversità di vocazione personale che è giusto seguire ed incoraggiare; e su questo dobbiamo essere chiari fino in fondo e comunicarlo con altrettanta chiarezza, altrimenti rischiamo di pensare che mancano laureati – il che, badate bene e verissimo – ma non pensiamo mai di quanti professionisti ha bisogno la nostra società. E finisce che, sempre più spesso, finiamo per non accorgerci che i bravi professionisti – meritatamente intendiamoci – sono ben pagati e tanti laureati o sono disoccupati o arrancano con compensi che certo non hanno corrispondenza alle loro fatiche di studio ed ai sacrifici economici fatti dalle loro famiglie per farli studiare.
E’ una stortura del sistema molto evidente ed è una stortura che mi piacerebbe veder colmata perché resto convinta che una società può funzionare meglio e crescere più armoniosa quando riesce non soltanto a dare un futuro certo alle nuove generazioni, ma dare loro anche la possibilità di esprimere al meglio le proprie attitudini senza che nessuno possa sentirsi di serie “A” o di serie “B”.
Per chi ha vissuto i cosiddetti anni del “boom economico” italiano è molto chiaro che quel grande momento di crescita non fu dettato soltanto da un miglior accesso a tutti i livelli scolastici, ma fu dettato soprattutto dalla concreta possibilità di trasformare il lavoro manuale in industria mantenendo nel contempo ben presente che cosa voleva dire lavorare con le mani ed avere una professionalità in tal senso. Poi abbiamo cominciato a pensare che fosse giusto che tutti potessimo indossare una bella camicia bianca e, almeno per un po’, la cosa ha funzionato, ma ora è evidente che il sistema è arrivato ad un punto morto e che, per riavviarlo, occorre cambiare prima di tutto il modo di pensare il nostro “sistema di professioni” ed agire affinché questo diverso modo di pensare si concretizzi in nuovi percorsi scolastici che vadano oltre il puro e semplice binomio scuola/formazione: tutto fa scuola e la scuola non può prescindere dalla formazione…. Cosa aspettiamo dunque a trasformare i dialogo in sistema ed il sistema in un nuove opportunità di lavoro e di vita?

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