Nella nuova Direzione Nazionale del PSI una eletta per investitura diretta: Anna Falcone


Lo scorso 18 Settembre 2010, il Consiglio Nazionale del PSI, riunito a Ravalle (Ferrara) per la festa dell’Avanti, ha eletto la nuova Direzione Nazionale del Partito Socialista Italiano.
All’elenco formato su proposta delle Regioni, l’Assemblea del Consiglio Nazionale - su esplicita richiesta del segretario Regionale della Toscana, supportato dai segretari di Lombardia e Abruzzo e da altri membri del CN - ha chiesto, prima della votazione definitiva, di aggiungere il nome della compagna Anna Falcone, per i meriti ed i risultati ottenuti in Italia e in Europa come rappresentante nazionale delle pari opportunità e per l’impegno e le qualità dimostrate come giovane dirigente del PSI.
Molte proteste, infatti, si erano levate dalla platea per l’assenza dall’organismo della giovane dirigente, fra le più apprezzate e popolari del Partito in tutta Italia.
L’ampia maggioranza di voti positivi espressi ha fatto sì che per la prima volta un dirigente nazionale entrasse a far parte dell’organismo sovrano del PSI per investitura diretta da parte del Consiglio Nazionale.
La Falcone ha ricevuto i complimenti di moltissimi compagni e dirigenti per il lavoro svolto e il risultato ottenuto in termini di consenso personale e politico, nonché per la ventata di entusiasmo e democrazia che la sua spontanea investitura, voluta da così tanti compagni e compagne, ha portato nel partito.
Non sempre tutto è ‘scritto’ e non tutti i partiti, o non tutti nei partiti, soffrono i mali della ‘partitocrazia’

nuova direzione nazionale PSI




Lettera alla Ministra Carfagna

di Daniela Mignogna
Comitato Nazionale di madri di bambini e ragazzi disabili gravi LE MAMME H dopo aver scritto più volte al Ministro per le Pari Opportunità, On. Mara Carfagna, sono state finalmente convocate.
La spinta che le muove è la constatazione che per le famiglie con figli disabili non esistono Pari Opportunità.Verranno presentati 5 punti di confronto.

La disabilità è un argomento complesso e vasto. I bambini che nascono con patologie genetiche , metaboliche, traumi da parto , sono in forte aumento , senza dimenticare quelli che diventano disabili a causa di incidenti stradali o domestici .
La famiglia si trova da un momento all’altro a dover cambiare vita, viene travolta dai sentimenti, dai timori, dalla disperazione , dalla incredulità.
Le madri con figli disabili non hanno le stesse Pari Opportunità della altre madri.
Le donne che si trovano a vivere la realtà di un figlio disabile non vengono informate adeguatamente del sostegno previsto dalle nostre leggi che spesso sono inapplicate proprio da chi dovrebbe invece metterle in opera.
Il primo ostacolo a cui si trova di fronte una madre è la mancata e adeguata assistenza per permetterle di continuare a lavorare , sia per mantenere inalterato il livello economico del nucleo famigliare, sia per mantenere un minimo di vita di relazione, che può aiutare nel tempo a vivere un contesto sociale e non rischiare di cadere nella depressione più totale. Abbiamo esempi strazianti di madri che uccidono il figlio disabile e a volte si uccidono esse stesse...
Le patologie genetiche, gravissime in molti casi , possono coinvolgere l’apparato motorio , respiratorio, sensoriale: ci troviamo così di fronte a un bambino che per vivere ha bisogno di un respiratore, dell’inserimento della PEG ( sondino per l’alimentazione inserito nello stomaco) e con la vista o l’udito compromessi .In questi casi per permettere alla mamma di tornare al lavoro dopo il periodo previsto per il congedo di maternità sarebbe necessaria un’assistenza con personale sanitario di almeno 10 ore al giorno ( 8 di lavoro e 2 per gli spostamenti). Così non è se non in rarissimi casi: nella maggior parte delle situazioni in tutte le Regioni italiane le madri sono costrette a scegliere se occuparsi del loro bambino, rinunciando al lavoro o scegliere il lavoro, rinunciando a vivere con il proprio figlio.
Il delitto peggiore che si possa commettere è separare un figlio dalla propria madre, e questo avviene quando questi ragazzi vengono inseriti nei centri residenziali, non inferiore come gravità a mettere di fronte a scelte sofferte, solo per motivi economici, queste stesse madri che hanno la sola colpa di appartenere a un ceto medio , o medio basso.
A quali madri di figli normodotati viene chiesto di fare questa scelta? Per loro ci sono le babysitter, i nidi , i nonni, per i figli in condizione di handicap invece le babysitter non hanno la preparazione necessaria, gli asilo-nido spesso non si attivano, visto che fanno capo al Comune le spese di gestione ,i nonni ,quando ci sono ,sono spaventati dall’impegno “straordinario nel vigilare un bambino con disabilità grave.
“Mancano i fondi necessari”: sono le parole che sia le ASL che i comuni tramite gli assistenti sociali ripetono fino alla nausea alle famiglie , ma allora che devono fare queste donne e madri? Quali sono le priorità di un Paese civile?

Donne e sviluppo, cos’è che non va

di Pia Locatelli


L’ultimo rapporto sull’occupazione dell’OCSE, l’organizzazione che riunisce una trentina di Paesi che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato, ancora una volta mette in evidenza l’anomalia italiana tra Paesi che per molti altri aspetti sono molto simili all’Italia: siamo fanalino di coda per tasso di occupazione femminile, meno di una donna su due in età da lavoro è occupata, e solo la Turchia fa peggio di noi. Questa anomalia ne trascina con sé molte altre, delle quali è insieme causa ed effetto: sono tutti troppo bassi il tasso di fertilità, gli investimenti a favore delle famiglie, le presenze femminili nelle istituzioni, le leadership femminili praticamente in tutti i settori.
Sono sotto gli occhi di tutti gli ostacoli che impediscono al nostro di diventare un Paese normale, in primis gli scarsi servizi che rendono difficile conciliare i tempi per il lavoro e i tempi per la famiglia. Purtroppo manca in Italia la consapevolezza che lo spreco di risorse rappresentate dalle donne è una delle cause fondamentali della scarsa crescita e competitività del nostro Paese.

Non lo si capisce, o meglio non lo si vuol capire, perché non bisogna essere dei maghi dell’economia per capire che la produttività di un Paese, oltre che dall’uso degli impianti, è determinata principalmente dal numero delle ore lavorate e quindi dal numero di persone, uomini e donne, che lavorano.
Dietro queste semplici verità stanno problemi di cultura e di stereotipi culturali, di politiche coerenti, ed insieme una buona dose di misoginia.
D’altronde cosa possiamo aspettarci da un Paese in cui il Primo Ministro si serve di escort per affermare la sua presunta virilità ed il Ministro degli Esteri definisce “incapaci di capire gli interessi italiani” coloro che reagiscono alle sceneggiate del dittatore libico che si procura a pagamento finte scolare per le sue finte lezioni di Islam? Siamo sicuri che tutto questo sia normale? Che tutto questo non danneggi un Paese, il nostro Paese?
Consentitemi una nota non in tema ma di estrema importanza: Sostengo con convinzione l’iniziativa del nostro partito degli adesivi con l’effige di Sakineh e l’invito a sottoscrivere l’appello per la sua salvezza. Sono contenta di questo e della mobilitazione che si sta realizzando in diversi Paesi. Le numerose iniziative per tentare di salvare questa coraggiosa donna iraniana, vittima di un regime e di una legislazione che non tengono in nessun conto i diritti umani, sono tutte da sostenere. Qui non devono esserci distinguo.
Sono quindi d’accordo anche con la proposta del ministro Frattini che si dichiara disponibile ad incontrare il suo collega degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, per “favorire insieme, nel comune interesse, una positiva soluzione a favore delle vita di Sakineh”. Ma perché Frattini, che ha così buoni rapporti con Gheddafi, non gli ha chiesto cosa ne pensasse? Nella sua lezione a pagamento sull’Islam, il dittatore libico ha dichiarato che le donne musulmane sono più libere di quelle cristiane. Se davvero Frattini intende agire per salvare Sakineh, chieda un aiuto a Geddafi.
Sono passati solo pochi giorni dalla sua dichiarazione sulla libertà delle donne islamiche, non può essersene dimenticato.

Sakineh,

la lapidazione è stata sospesa


Sakineh Ashtiani non sarà lapidata a morte.
Le autorità iraniane hanno annnunciato di aver sospeso l'esecuzione della pena capitale per la donna condannata per adulterio. "Il verdetto sulle vicende extraconiugali è stato fermato ed è al momento sotto revisione", ha detto alla tv iraniana il il ministro degli esteri Mehmanparast.

Iran. Locatelli: Frattini e Berlusconi chiedano a Gheddafi aiuto per Sakineh

“Ottima la proposta del ministro Frattini, pronto a incontrare il suo collega degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, per ‘favorire insieme, nel comune interesse, una positiva soluzione a favore delle vita di Sakineh’, ma perché il nostro ministro degli Esteri, e lo stesso Berlusconi, che hanno così buoni rapporti con Gheddafi, non chiedono un intervento anche al leader libico?”
E’ quanto propone, Pia Locatelli, esponente del Psi e presidente dell’Internazionale socialista donne. “In fin dei conti, nella sue ‘lezioni’ romane sull'Islam, il dittatore libico ha dichiarato che le donne musulmane sono più libere di quelle cristiane. Dunque Frattini gli chieda aiuto per salvare Sakineh visto che sono passati solo pochi giorni dalla sua dichiarazione sulla libertà delle donne islamiche. Gheddafi – conclude Locatelli - ha a portata di mano una buona occasione per dimostrare che diceva sul serio e non faceva solo propaganda”.

Legge elettorale,Locatelli con la Carfagna per la doppia preferenza

“Uninominale, mattarellum, tedesco o porcellum, ma la legge elettorale non si può declinare solo al maschile”.

E’ il commento, Pia Locatelli, esponente del Psi e presidente dell’Internazionale socialista donne.

“Se si ricomincia a discutere seriamente di legge elettorale, - prosegue Locatelli - bisogna affrontare il nodo della presenza femminile nelle liste e una strada è quella seguita dalla regione Campania per le regionali. Sulla doppia preferenza c’è ora il sostegno importante della ministra Carfagna che ha appena scritto alle promotrici dell'appello per la 'doppia preferenza', annunciando il suo ‘massimo impegno’ pieno e consapevole’ ‘nel perorare la causa di una vera e piena partecipazione delle donne alla vita delle istituzioni rappresentative. La sentenza del 14 gennaio 2010 n.4 della Corte Costituzionale, - scrive ancora la ministra per le Pari opportunità - ha legittimato la legge della Regione Campania che prevede la doppia preferenza di genere. L'esperienza da me personalmente vissuta come capolista nelle ultime elezioni regionali, e gli evidenti risultati conseguiti, dimostrano che questa è la strada da percorrere per riequilibrare situazioni di partenza gravemente disomogenee’. Dunque – conclude Locatelli – visto che si parla di legge elettorale e che c’è un modello concreto a cui fare riferimento, per una volta le donne facciano sentire la loro voce, tutte assieme senza differenze di schieramento”.

Lettera di Daniela Mignogna. Mamme H


Bologna, 02/09/2010

Gentilissima Ministro Carfagna ,

siamo il GRUPPO MAMME H , mamme con figli disabili dove H sta per handicap con 24 h al dì. Abbiamo letto l’intervista esclusiva da Lei rilasciata al giornalista Massimo Pandolfi del “Resto del Carlino” e la frase al termine dell’intervista:

“Ho un cruccio che è insieme un desiderio: vorrei tanto migliorare le condizioni dei disabili: con le loro famiglie, vivono spesso situazioni non facili, per non dire drammatiche. Sono certa che riusciremo a fare qualcosa per aiutarli”

hanno fatto sorgere spontanea una domanda :

Se Lei Ministro vuole migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità, perché non ha risposto alla lettera raccomandata inviata da una mamma del gruppo, presidente di una associazione, che si occupa di sostegno alle famiglie con figli disabili, inviata ad Aprile 2010 e messa in rete sul portale della redazione DISABILI.COM, seguita da molte adesioni di familiari, con l’intento di migliorare la vita delle donne e madri con figli gravi e gravissimi, che necessitano anche di macchinari per il sostegno fondamentale per vivere?

Signor Ministro in quella lettera veniva espressamente chiesto un incontro per informarLa delle difficoltà del vivere quotidiano che queste famiglie affrontano, della loro solitudine, carenza di assistenza e sostegno economico, oltre che di opportunità negate.

Per questi motivi, fu richiesto il suo interessamento come Ministro alle Pari Opportunità.

Speriamo che questa volta, la nostra lettera colga più attenzione, anche a dimostrazione della validità della Sua dichiarazione, auspicando quindi che l’incontro richiesto, possa trovare accoglimento come Gruppo MAMME H .

Siamo tante, siamo stanche, ma anche determinate.

In attesa di una Sua cortese e sollecita risposta porgiamo cordiali saluti .


Per il Gruppo MAMME H
DANIELA MIGNOGNA – E-MAIL . midasiena@yahoo.it
MARINA COMETTO -

I due volti della situazione femminile in Italia

In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Nazione “ di lunedi 30 agosto, il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna parla in maniera enfatica della situazione femminile nel nostro Paese, affermando che siamo alle porte di una “rivoluzione rosa”.
Sempre lunedi 30 agosto esce, invece, sul quotidiano “Corriere della Sera” un articolo che riporta in maniera analitica i dati emersi da un’indagine OCSE, che riguardano il livello di occupazione
femminile in Europa, denunciando che l’Italia, insieme alla Turchia, rappresenta il fanalino di coda della classifica con una percentuale di donne occupate pari al 47,2%. A fronte di questi due articoli, mi trovo concorde con il Ministro quando afferma che in realtà qualcosa piano piano sta cambiando, però ritengo che si debba sempre analizzare fino in fondo i motivi dei problemi per poter trovare una valida soluzione.
La bassissima presenza delle donne nel mondo del lavoro è sicuramente dovuta al fatto che i servizi per l’infanzia e le famiglie sono insufficienti, ma ritengo che non si possano risolvere semplicemente con la baby sitter di condominio o con l’istituzione, seppur pregevole, degli asili all’interno degli enti pubblici.
La realtà, infatti, è che ancora troppo spesso le donne si trovano di fronte al bivio che chiede loro di scegliere tra lavoro e famiglia, non solo perché il sistema di welfare a partire dagli asili è numericamente e qualitativamente carente per far fronte alle tante richieste, ma anche perché una donna in maternità rappresenta per l’azienda che le da lavoro un motivo di costo che la stessa cerca di evitare preferendo nelle assunzioni il genere maschile.
Si dovrebbe puntare ad agevolare dunque anche quelle donne che trovano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e quelle dipendenti di ditte private che si trovano costrette a ricorrere ad asili con costi esorbitanti oppure alla collaborazione pro bono dei nonni.
Il concetto stesso di maternità dovrebbe essere rivisto e magari aggiornato, perché se da un lato è vero che le aziende preferiscono evitare l’inserimento di donne,dall’altro è pur vero che troppo spesso sono le stesse neo mamme a ritardare il più possibile il ritorno al lavoro.
Questo argomento è particolarmente delicato e si presta facilmente a interpretazioni demagogiche e populiste, ma in Italia c’è assoluta urgenza di affrontarlo in maniera seria dal momento che è ormai da troppo tempo che si riassume la questione della donna nel mondo del lavoro, della politica e della società in generale con il semplicistico e molto poco meritocratico concetto di quota rosa. Le difficoltà sono oggettive e le risposte a quelle donne che non vogliono più trovarsi davanti a quel bivio non sono più procrastinabili.
Concludo augurandomi che quanto promesso dal Ministro Carfagna nell’intervista trovi spazio per essere applicato, magari ottenendo riscontro con dati oggettivi che dimostrino un’effetivo passo avanti dell’ Italia in questa direzione.


Claudia Bastianelli
Resp. Pari Opportunità FGS