IRAQ: LOCATELLI AL CONGRESSO DEL PARTITO DELL’UNITÀ PATRIOTTICA CURDA
Pia Locatelli, presidente dell’Internazionale socialista delle donne, parteciperà al Congresso del partito dell’Unità patriottica curda, che si svolgerà a Sullaymanyia, nel Kurdistan iracheno, la prossima settimana, su invito del presidente Jalal Talabani. Con l’occasione, l’esponente socialista italiana avrà una serie di incontri con rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni femminili irachene. Il congresso lancerà un appello all’unità, sottolineando che la forza di un Paese viene anche dal superamento delle divisioni interne, Locatelli, portando il saluto dell’Internazionale socialista, insisterà su ruolo determinante delle donne nella crescita civile, politica ed economica dell’Iraq e sull’importanza della laicità delle istituzioni.
Pia Locatelli, presidente dell’Internazionale socialista delle donne, parteciperà al Congresso del partito dell’Unità patriottica curda, che si svolgerà a Sullaymanyia, nel Kurdistan iracheno, la prossima settimana, su invito del presidente Jalal Talabani. Con l’occasione, l’esponente socialista italiana avrà una serie di incontri con rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni femminili irachene. Il congresso lancerà un appello all’unità, sottolineando che la forza di un Paese viene anche dal superamento delle divisioni interne, Locatelli, portando il saluto dell’Internazionale socialista, insisterà su ruolo determinante delle donne nella crescita civile, politica ed economica dell’Iraq e sull’importanza della laicità delle istituzioni.
Ancora donne.Stavolta pars construens...
Già in altra sede individuavo nella pratica del lobbismo - cioè quella sana attività di pressione da parte di gruppi organizzati che intendono rappresentare interessi particolari presso i centri decisionali pubblici e istituzionali - una forma laica e dinamica di "offensiva" da parte delle donne nei confronti di un potere che le seleziona - quando lo fa - prevalentemente sui criteri dell'omologazione al modello delle "yes-women". Facevo riferimento ad un'azione che, avvalendosi in primo luogo di codici di condotta, di autoregolamentazione e di qualunque altra forma di testimonianza di autodisciplina, garantisca modelli e tuteli meccanismi di trasparenza. A mio avviso, la codificazione di un dialogo con le istituzioni o con altre organizzazioni pubbliche - come i partiti - passa attraverso l'attuazione di un percorso fatto di assunzione di responsabilità, in base ad un meccanismo di regole da applicare innanzitutto a se stesse.
L'interesse delle donne, in questo momento, è un interesse, diciamo così, generale: investe aspetti culturali, sociali e politici e per questo motivo la questione della responsabilità delle donnne è particolarmente importante. Ma se non sono le donne stesse che per prime si rendono credibili con comportamenti ed azioni trasparenti e regolati, esse non avranno mai alcuna chance di diventare interlocutrici di alcuno. Ecco perchè "smascherare" le cattive pratiche di azione politica (come quelle agite, ad esempio, dalle già citate "sedicenti organizzazioni femminili" le quali, pur operando localmente nel Partito Socialista, hanno oscurato, con il loro ipocrita appoggio a candidature maschili, il sostegno alle candidate delle ultime regionali, che invece gli organismi nazionali del Partito hanno loro ufficialmente offerto) è il primo passo per rendersi appunto credibili.
Un'azione corretta, trasparente e auto-regolata, raggiungerebbe l'obbiettivo di sottrarre il monopolio della rappresentanza delle istanze femminili ai soli partiti, che, fin qui, hanno contribuito alla scarsa visibilità e alla pressochè nulla legittimazione politica degli interessi delle donne, nascondendosi dietro all'ipocrisia dell'"interesse generale". Beh, sono proprio le istanze delle donne a tematizzare, oggi, l'interesse generale, come già si è detto: da quando le donne hanno smesso di tutelare i propri diritti faticosamente acquisiti negli anni, tramite battaglie generali, appunto, di cui il Partito Socialista è stato ampiamente protagonista, tutta la società ha subito una forma di arretramento culturale, legato principalmente ai diritti civili e al welfare e alle stesse donne, trasformate da attrici sociali in veline.
In conclusione, una seria attività di lobbing trasparente da parte delle donne ridarebbe fiato anche all'azione propositiva della società civile, che oggi, dai "grillini" al "popolo viola", è troppo schiacciata sulla denuncia e poco orientata alla proposta; le donne - a partire da quelle operanti nei partiti, che dovrebbero dare il classico "buon esempio" - rappresentando i propri legittimi interessi, potrebbero accedere in maniera diretta alle sedi deliberative e di governo, fungendo anche da volano all'azione propositiva dei partiti stessi. In questo modo, avremo salvaguardato, insieme all'identità, anche le garanzie di dialogo e di relazione, attivando meccanismi tesi ad abbattere le ingessature di una società, come quella italiana, ancora così chiusa sui privilegi acquisiti e immobile sui propri interessi di casta.
L'interesse delle donne, in questo momento, è un interesse, diciamo così, generale: investe aspetti culturali, sociali e politici e per questo motivo la questione della responsabilità delle donnne è particolarmente importante. Ma se non sono le donne stesse che per prime si rendono credibili con comportamenti ed azioni trasparenti e regolati, esse non avranno mai alcuna chance di diventare interlocutrici di alcuno. Ecco perchè "smascherare" le cattive pratiche di azione politica (come quelle agite, ad esempio, dalle già citate "sedicenti organizzazioni femminili" le quali, pur operando localmente nel Partito Socialista, hanno oscurato, con il loro ipocrita appoggio a candidature maschili, il sostegno alle candidate delle ultime regionali, che invece gli organismi nazionali del Partito hanno loro ufficialmente offerto) è il primo passo per rendersi appunto credibili.
Un'azione corretta, trasparente e auto-regolata, raggiungerebbe l'obbiettivo di sottrarre il monopolio della rappresentanza delle istanze femminili ai soli partiti, che, fin qui, hanno contribuito alla scarsa visibilità e alla pressochè nulla legittimazione politica degli interessi delle donne, nascondendosi dietro all'ipocrisia dell'"interesse generale". Beh, sono proprio le istanze delle donne a tematizzare, oggi, l'interesse generale, come già si è detto: da quando le donne hanno smesso di tutelare i propri diritti faticosamente acquisiti negli anni, tramite battaglie generali, appunto, di cui il Partito Socialista è stato ampiamente protagonista, tutta la società ha subito una forma di arretramento culturale, legato principalmente ai diritti civili e al welfare e alle stesse donne, trasformate da attrici sociali in veline.
In conclusione, una seria attività di lobbing trasparente da parte delle donne ridarebbe fiato anche all'azione propositiva della società civile, che oggi, dai "grillini" al "popolo viola", è troppo schiacciata sulla denuncia e poco orientata alla proposta; le donne - a partire da quelle operanti nei partiti, che dovrebbero dare il classico "buon esempio" - rappresentando i propri legittimi interessi, potrebbero accedere in maniera diretta alle sedi deliberative e di governo, fungendo anche da volano all'azione propositiva dei partiti stessi. In questo modo, avremo salvaguardato, insieme all'identità, anche le garanzie di dialogo e di relazione, attivando meccanismi tesi ad abbattere le ingessature di una società, come quella italiana, ancora così chiusa sui privilegi acquisiti e immobile sui propri interessi di casta.
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