Donna, dall'angelo del focolare alla mistica della seduzione
di Pia Locatelli
Sono sempre stata una femminista, sin da bambina, istintivamente direi, quando vedevo i miei fratelli liberi di fare cose a noi sorelle non consentite e di non fare cose che a noi toccavano, dalle faccende domestiche all'essere “ben in ordine”. Questa loro libertà mi sembrava ingiusta in quanto negata a noi bambine. Allora non mi ponevo il problema della libertà per tutti e tutte, che mi pongo ora continuando a pensare alla libertà di e alla libertà da.
Domande che hanno un senso ma collocate in un ragionamento che a me sembra sbagliato e ingeneroso. Mi pare che l'intento della scrittrice sia quello di screditare il femminismo, di negargli qualsiasi merito. Prova ne sia la sua affermazione che si è passati dalle donne angelo del focolare alla mistica della seduzione senza che del messaggio del femminismo sia rimasta traccia.
Non mi pare che sia così, in primis a proposito di aborto, argomento sul quale si dilunga. Non ci sarebbe stata la legge 194 senza l'impulso delle donne, la politica c'è arrivata dopo.
Non ci sarebbe stato il nuovo diritto di famiglia senza il movimento delle donne e alcune donne della politica che ne accoglievano le istanze.
Non ci sarebbe stata la scolarizzazione femminile di massa senza la proposta di un modello di donna che sceglie il suo progetto di vita, modello che non è certamente venuto dalle gerarchie ecclesiastiche e dalla parte più retriva e conservatrice della società.
Non ci sarebbe stata l'entrata delle donne sposate nel mondo del lavoro (quelle non sposate hanno sempre lavorato) se il femminismo non avesse proposto per le tante donne “normali” - le eccezioni ci sono sempre state, ma sono appunto eccezioni - ruoli diversi da quello esclusivo di sposa e madre. E l'elenco potrebbe continuare a lungo.
Capita spesso, a chi vive superficialmente certe esperienze di dimenticare com'era il passato e di conseguenza di banalizzare le conquiste, sì, le conquiste che nel presente sono forse diventate scontate.
Non so in quale ambiente femminista la Tamaro sia vissuta (un femminismo fatto di salotti, di profumo di pachouli, qualche canna e aborti praticati e vissuti con leggerezza?), certamente uno diverso dal mio e da quello di tante donne del PSI che negli anni Settanta, da femministe convinte, si sforzavano di tenere insieme le femministe non politiche, spesso anti-istituzionali, e le politiche non femministe, come tante compagne del PCI che guardavano con una certa diffidenza un movimento che attaccava duramente i partiti, allora come ora misogini, per migliorare tutte insieme.
Purtroppo il femminismo non ha trovato nel nostro Paese una casa accogliente, anzi, ed ora gli si rimprovera di non essere stato efficace. Mi pare che i rimproveri debbano trovare direzioni diverse se vogliamo individuare davvero le responsabilità di chi ha reso le donne italiane meno libere e sempre cariche di doppi o tripli ruoli; certamente non è colpa del femminismo.
Mi pare che questa scrittrice non voglia bene alle donne. Ma certamente si è liberi e libere di non volergliene.
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