8 marzo
di Rita Cinti Luciani Responsabile nazionale pari opportunità PSI

8 marzo giornata internazionale della donna ci porta a ripensare quante conquiste sociali e politiche sono state raggiunte nel secolo scorso grazie all’impegno e ferma volontà di tantissime donne e uomini.


Nel VII Congresso dell’Internazionale socialista del 1907, dirigenti come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin posero la questione femminile e la rivendicazione del diritto di voto alle donne. Il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a “lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne”. Alcuni giorni dopo si tenne una conferenza dell’ internazionale, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di Informazione delle donne socialiste e Clara Zetkin diresse la rivista "Die Gleichheit  "L’uguaglianza", che divenne l’organo dell’Internazionale delle donne socialiste.

Nel 1908 a Chicago, ad una conferenza del Partito socialista americano, Corinne Brown che presiedeva, a causa dell’assenza di un oratore, pose in discussione lo sfruttamento lavorativo delle operaie in termini di basso salario, orario di lavoro, discriminazione sessuale e diritto di voto. Fu chiamato “Woman’s Day” e da qui negli Stati Uniti fu celebrata il 28 febbraio 1909 la giornata della donna

Il 900 è stato quindi un secolo di grandi sfide e conquiste, dal punto di vista dei diritti e le donne hanno lottato tra mille difficoltà per raggiungere traguardi importanti. Oggi i percorsi di emancipazione ci hanno portato a livelli di partecipazione importanti, anche se il nostro Paese continua ad essere fanalino di coda rispetto ad altri Paese Europei che negli anni hanno investito sulle competenze delle donne, sul loro senso etico della politica, sulla loro capacità di mettersi al servizio della collettività. In Italia invece vi è la tendenza sempre più pressante negli ultimi anni, da parte di certa televisione, giornali e politica , a considerare le donne una sorta di “arredo urbano” o oggetto di scambio sessuale che è veramente offensivo, ma che soprattutto non ci appartiene.

Noi vogliamo cambiare, invertire una rotta che propone modelli sbagliati, lo vogliamo fare perché pensiamo ad un mondo comune di valori per i nostri giovani e perché riteniamo di poter dare concretamente un contributo alla ripresa del Paese.

In materia di diritti c’è ancora molto da fare, per una società che si definisce civile sono troppe le donne vittime di abusi e violenze, diffuse a vari livelli e in qualsiasi ambito sociale, sovente all’interno di quegli istituti comunemente sentiti rassicuranti come la famiglia o il luogo di lavoro. Occorre aumentare i servizi, promuovere una cultura del rispetto ma anche leggi adeguate, occorre far sentire che vi è una presa in carico, per poter spezzare quella che è comunemente chiamata la catena del silenzio e della paura.

Nelle società complesse come la nostra e tante altre, dove ormai si incrociano tante culture diverse è necessario individuare un terreno comune di dialogo e di ascolto perché sempre più donne possano essere protagoniste della propria storia e non in quanto appartenenti a qualcuno. Ecco perché l’8 marzo è un giorno speciale, per ricordare che le donne note e non, hanno segnato la storia e il progresso delle società, durante le guerre e in tempo di pace, lo hanno fatto con intelligenza, caparbietà e coraggio. Noi vogliamo essere degne di loro e protagoniste del nostro futuro, ecco perché le donne socialiste vogliono rinnovare la politica e vedere rispettati i diritti di donne e uomini secondo principi di giustizia, libertà e pari opportunità.

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